Via libera europeo al mais transgenico
15.05.04
L’Europa riapre le porte agli «ogm», gli organismi geneticamente modificati, da anni al centro di dispute scientifiche e polemiche politiche. Mercoledì prossimo la Commissione di Bruxelles autorizzerà l’importazione, la trasformazione e la vendita di un tipo di mais dolce in scatola (il «Bt-11»), prodotto dalla multinazionale svizzera Syngenta . Verso la fine del mese, dunque, sugli scaffali di negozi e supermercati comparirà un nuovo alimento «ogm», dopo la sospensione decisa dall’Unione europea nel 1998. In Italia, per altro, il mais «Bt-11» era stato già bloccato (insieme con altre tre qualità di granturco) con un decreto dell’agosto del 2000. Da allora sia a Bruxelles che nei diversi Paesi della Ue è cominciata una lunga stagione di controlli sanitari e di discussioni giuridiche.
Oggi il quadro è il seguente: il mais «Bt-11» è il diciassettesimo «ogm» ammesso sui mercati europei. Otto di questi sono destinati all’alimentazione degli animali; il resto (soia, mais, semi di colza) è presente nel cibo per gli uomini, in particolare negli oli di semi, fritture precotte, merendine, zuccheri e sciroppi. La lista d’attesa comprende altri otto «preparati», quasi tutti derivati dal mais, più una varietà di zucchero da barbabietola e una di semi di soia. Secondo le previsioni che circolano a Bruxelles, la Commissione dovrebbe autorizzare la commercializzazione di altri due-tre tipi di mais, proposti dall’americana Monsanto, entro la fine del proprio mandato (31 ottobre 2004).
Il via libera al «Bt-11» è stato piuttosto laborioso. Il consiglio dei ministri dell’Agricoltura non ha raggiunto la «maggioranza qualificata» richiesta dalle direttive. L’ultima riunione, alla fine di aprile in Lussemburgo, si era chiusa senza esito. La Francia aveva votato contro; la Germania, il Belgio e la Spagna si erano astenuti, tutti gli altri si erano pronunciati a favore. In quella occasione anche il governo italiano aveva detto «sì», superando le riserve iniziali. Il ministro delle politiche agricole, Gianni Alemanno, aveva chiesto al Consiglio superiore della Sanità di verificare che il mais «Bt11» non costituisse un rischio per la salute dei consumatori. E, proprio alla vigilia del vertice dei ministri europei, il sottosegretario Paolo Scarpa Bonazza Buora aveva annunciato il via libera da parte del Consiglio superiore della Sanità. Inoltre Alemanno ritiene che la normativa europea, oggi, preveda adeguate garanzie per gli acquirenti. Dallo scorso aprile sono in vigore due regolamenti considerati fondamentali. Il primo sulla «tracciabilità» degli alimenti: sulle confezioni viene indicata la provenienza dei prodotti, in modo da sapere se, per esempio, sciroppi o snack arrivano da Paesi (come gli Stati Uniti) in cui gli ogm entrano in pieno nella catena industriale. Le altre norme prevedono che sulle etichette sia segnalato se la quantità di «ogm» presente nel prodotto superi la soglia dello 0,9%.
La scelta, annunciata, della Commissione sta già sollevando polemiche. I Verdi chiedono al presidente Romano Prodi di bloccare la decisione, sostenendo che in realtà i riscontri scientifici non sono sufficienti e che «il 70,9% dei cittadini non vuole ogm nella propria alimentazione».
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