L'Europa si arrende al mais
L'Ue toglie l'embargo ai prodotti geneticamente modificati. Il Bt11, tenuto alla porta per 5 anni, ha avuto la meglio sulle divisioni tra i 25. Ha deciso per tutti il commissario Byrne
20.05.04
Il mais BT11 della multinazionale svizzera Syngenta entra in Europa. Così, dopo cinque anni di quarantena, ha voluto ieri la Commissione europea decidendo d'autorità sui contrasti mostrati dai 25 che in varie occasioni, l'ultima il 26 aprile, non sono stati in grado di prendere una decisione unanime. Il commissario alla salute David Byrne, da sempre favorevole a questo tipo di ogm, ha salutato il mais geneticamente modificato con entusiasmo, mettendo l'accento sulla «possibilità di scelta dei consumatori». «Noi assicuriamo che gli ogm che circolano sono sicuri, abbiamo la legislazione più restrittiva del mondo», ha ripetuto Byrne. Non ci credono i Verdi, che hanno atteso la brutta notizia protestando di fronte all'edificio di Romano Prodi e definendo la decisione «pericolosa e scarsamente democratica» (i 25 non si sono messi d'accordo, il Parlamento è molto critico, i cittadini non li vogliono, la Commissione li fa entrare). Non ci sta neppure Legambiente, che sottolinea i limiti nelle analisi effettuate sul BT11 e mette in discussione l'utilità economica dell'operazione. La moratoria, decisa il 25 giugno 1999, era stata chiesta da Italia, Francia, Grecia, Lussemburgo e Danimarca, a cui si erano poi aggiungente Germania e Belgio. I 7 legavano l'ostracismo agli ogm all'approvazione di una normativa completa sulla tracciabilità e l'etichettatura dei prodotti finiti. Tale normativa è stata in effetti approvata lo scorso 18 aprile e adesso la Commissione ha tolto dalla quarantena il cosiddetto «mais dolce».
La decisione porta con sé degli effetti pratici limitati (e tutti da scoprire, cioè la penetrazione del mais BT11 nel mercato) ma si rivela assai importante dal punto di vista politico. In primo luogo allontana la richiesta di multa per 1,8 miliardi di euro presentata dagli Stati uniti all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro la Ue come compensazione delle mancate esportazioni nordamericane di derrate transgeniche. Quindi facilita il cammino di entrata per altri prodotti transgenici (sono 33) attualmente all'esame della Commissione; infine apre il movimento di truppe in vista dello scontro vero sul permesso alla coltivazione delle sementi gm e sulla coesistenza tra aree ad agricoltura tradizionale e transgenica.
A giugno è atteso il giudizio scientifico sulla coltivabilità del BT11. Anche se il Commissario Byrne appare assolutamente a favore, il via libera non è affatto scontato. Le resistenze sono infatti fortissime in Europa e anche il sì italiano alla commercializzazione del BT11 si può spiegare probabilmente con l'ottenimento di garanzie sul no alla coltivazione e sul blocco della direttiva sulle soglie di contaminazione accettata nelle sementi tradizionali (la Commissione intende proporre una forbice tra 0,3-0,5% a seconda delle piante, le ong considerano già criminale anche lo 0,1%).
«Tutti i sondaggi - spiega il ministro dell'agricoltura italiano, Gianni Alemanno - ribadiscono l'altissima percentuale di consumatori contrari agli alimenti transgenici: sarà quindi il mercato a giudicare sull'utilità della commercializzazione e noi saremo vigili sulla possibilità, per i consumatori, di esercitare consapevolmente questo diritto di scelta. Problema ben più serio è invece quello relativo alle sementi gm utilizzate in agricoltura. E' in questo ambito che occorre essere rigidissimi perché il loro utilizzo può portare a una contaminazione diffusa che distruggerebbe le filiere ogm-free e metterebbe in pericolo la libertà di scelta dei consumatori dei produttori».
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