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«Ecologista e killer», condannato Camenisch

Sognava un mondo senza tralicci: la figura simbolo degli anarco-ambientalisti resterà in cella fino all’età di 70 anni
5 giugno 2004
Costantino Muscau
Fonte: www.corriere.it
5.06.04


Sognava prati verdi, monti che sorridono, dove le caprette fanno ciao ciao, cieli aperti, aria pulita, neve bianca che sembra latte di nuvola. Un mondo fantastico come quello di Heidi, senza l’energia nucleare delle 5 centrali atomiche e senza i tralicci di alta tensione che rovinano, «distruggono l’ambiente e il pianeta». Quel suo mondo «di pace alle capanne e guerra ai palazzi» si è crudelmente dissolto ieri alle 15.10 nella sala della corte d’Assise. Per sempre. Marco Camenisch, l’eco-anarco (terrorista, secondo i tribunali d’Italia e Svizzera), il nido dei suoi monti potrà rivederlo quando avrà 70 anni. Il presente e il futuro saranno tristi in città, in una cella dei penitenziari elvetici.
«E’ una persona con elevata energia criminale - ha sentenziato il presidente della Corte d’Assise, Hans Matis, suscitando proteste di un centinaio di compagni dell’imputato -. E’ vero che le idee politiche non si giudicano, ma quelle di Marco Camenisch lo hanno portato in un circolo diabolico da cui lui ha dimostrato di non voler uscire». «Per me è un tragico eroe - ha detto, subito dopo il duro verdetto, Daniel van Aarburg, 39 anni, di Coira, regista e autore di un film su Camenisch ( Una vita contro ) -. E’ un uomo convinto della giustezza delle sue idee, coerente fino allo stremo, che ha distrutto la sua vita per queste convinzioni e coerenza e ora, secondo la Corte, non solo la sua, ma anche quella di una guardia di confine».

La solidarietà è la forza e l'amore più grande.

Solidarietà, per l' 8 Marzo e sempre, contro il patriarcato, contro l'olocausto passato sotto silenzio delle donne, delle bambine e dei bambini in tutto il mondo, contro l'oppressione e lo sfruttamento patriarcale delle nostre bambine e dei nostri bambini con il lavoro infantile, con l'obbligo scolastico, ecc.

Solidarietà contro la persecuzione e la repressione razzista d'immigranti, delle persone sans papiers, per la loro fede islamica o in generale per la loro fede, solidarietà con tutte le persone e tutti i popoli perseguitati per dei motivi e degli scopi razzisti.

Solidarietà rivoluzionaria ed intemazionalista al di là d'ogni differenza politica e tattica contro l'aizzamento reazionario, la repressione, la galera, l'isolamento e la tortura.

Solidarietà con tutti i popoli, le lotte e le iniziative rivoluzionarie contro la politica imperialista e reazionaria della macellazione di gente inerme. Ma dappertutto e sempre, e non solo quando succede nella propria casa.

Solidarietà rivoluzionaria contro il WEFo, il WEFa ed il loro Auschwitz planetario, che pratica sistematicamente e tecnologicamente la guerra sociale di sfruttamento contro l'uomo, gli animali e le piante, contro l'acqua, l'aria e la terra fino alla soluzione finale planetaria.

La solidarietà è indivisibile e sempre critica.

Guerra alla guerra di sfruttamento dell'uomo contro l'uomo e contro la natura.

Marca Camenisch
www.freecamenisch.net

Un eroe tragico, un po’ patetico, sicuramente «sfigato», come lui stesso si definì. Ieri al processo è apparso magro, capelli lunghi e ingrigiti legati a coda, annoiato, ma determinato, incurante della Corte: a un certo punto si è tolto la cicca di bocca e l’ha schiacciata sotto il tavolino. La sua storia in realtà è più tragica che eroica.
Per un mondo pulito, la notte di Natale 1979, tirò giù due tralicci dell’alta tensione a Bad Ragaz, al confine col Liechtenstein. In verità solo un pilone cadde, l’altro si piegò appena. Ma lì anche la sua vita prese una piega definitiva. Nato a Campocologno (l’altro lato di Tirano) da una guardia di confine e una casalinga, Anna Berta, interruppe gli studi a un anno dalla maturità liceale «per evitare di divenire un’altra rotella del sistema elitario, meritocratico, sfruttatore». Nel liceo faceva parte di un gruppo di studio che si occupava dei problemi del sottosviluppo e del ruolo della Svizzera nel contesto della politica economica internazionale. «La comune passione per la natura ci portò a lavorare in un maneggio nei Grigioni - ricorda il compaesano e coetaneo, Silvio Huonder, scrittore, all’epoca contestatore pure lui, tanto che per evitare il servizio militare fuggì a Berlino -. Era taciturno, pensava al lavoro e ai suoi due cani. Poi si licenziò, perché si era reso conto che in quel mondo incontaminato altro non era se non lo staffiere dell’alta borghesia». Huonder ricorda che la sera del Natale del ’79, mentre si trovavano in casa del cantautore grigionese Walter Lietha, Marco e un suo amico si alzarono dicendo: «Andiamo a compiere quello che tu canti nelle canzoni di protesta». Il dado era tratto. Marco si era convinto che la società andava cambiata mediante azioni dirette, non nella contemplazione dell’alpeggio, dove pure aveva vissuto per un anno. Con la moglie: si era infatti sposato, aveva avuto una bambina, e dalla paternità - ricordano gli amici - aveva ricevuto la piena consapevolezza che gli uomini hanno gravi responsabilità verso le generazioni future a cui devono consegnare il mondo intatto. Seguì la separazione dalla moglie e l’inizio di un percorso tormentato. Diventa l’idolo dei movimenti giovanili, che scuotono Zurigo e altre città svizzere nei primi anni ’80.
«Il suo nome appariva sui muri - ricorda il regista Aanbarg -. Avevo 14 anni e cominciai ad appassionarmi a Marco Camenisch». L’8 gennaio 1980 Marco viene catturato: si becca una pena «esemplare», 10 anni di carcere, per un attentato mal riuscito. Marco dice alla mamma: «Io non ci resisto tanto tempo in prigione». E infatti il 17 dicembre 1981, evade, da Regensorf, con 5 italiani. Durante la fuga, viene ucciso un secondino. Camenisch scompare, finisce in Italia, dove trova una nuova compagna, Emanuela Centi (nelle Alpi Apuane) e dove, da allora, in suo nome verranno firmati attentati. Nell’ottobre 1989 muore suo padre, la polizia lo aspetta. Il 3 dicembre 1989 viene assassinata a Brusio, con 3 colpi di pistola, la guardia di confine Kurt Moser. Viene accusato Marco Camenisch che 4 testimoni dicono di aver visto in zona. Il 5 novembre 1991 dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri, è catturato a Cinquale di Montagnoso (Carrara). E’ condannato a 12 anni. Il 18 aprile 2002 è stato estradato in Svizzera. Ieri il processo finale. Per Marco Camenisch le porte del carcere sembrano chiudersi per sempre. E’ il paradosso della sua vita: lui anarchico, ecologista radicale, nemico delle restrizioni finora ha vissuto 10 anni ricercato e 14 anni in cella. La sua «missione» è stata la sua condanna.

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