Coste italiane, sapore di mare sapore di fiele
27.06.04
Puntualmente, mentre gli italiani si apprestano alle vacanze, arrivano i bollettini di Legambiente a raccontare lo stato di salute dei mari e delle coste della Penisola. Sapore di mare e, per i meno non curanti e distratti, sapore di fiele. Quest’anno il dossier si intitola «Mare monstrum», e non è soltanto un gioco di parole, allusivo semmai di un pericolo paventato e, Dio volesse, stornato, ma descrive una situazione di fatto. Bastano poche cifre, che si riferiscono al 2003, a darne l’idea. Per ogni 400 metri di costa italiana si è commesso un reato. Le costruzioni abusive - particolarmente vistosi otto nuovi «ecomostri», di quelli impermeabili alla dinamite - sarebbero 40 mila. Bastasse questo numero da capogiro, che è soltanto l’ultimo segnale di un fenomeno in movimento: attesta infatti una crescita delle trasgressioni pari al 22,4 per cento rispetto all’anno precedente. Nessuna regione può dirsi innocente, anche se una bandiera più nera del nero spetta a Sicilia, Campania e Lazio. Un’altra diffusa infrazione riguarda gli scarichi inquinanti, la sporcizia senza remissione e senza alibi cementiferi, per i quali detiene il primato la Calabria.
Adesso stanno per salpare le due imbarcazioni della Goletta Verde. Come di consueto, andranno a fare prelievi, che documenteranno la solerzia di qualche amministrazione civica, la salvaguardia di qualche tratto di mare. Ma sono messaggi affidati a una bottiglia. Più che rassicurazioni sembrano invocazioni di aiuto contro uno scempio che da troppo tempo dura. E sì che parliamo soltanto di mare, dell’azzurro contorno dell’Italia e delle sue isole. Quando sappiamo che analoghi disastri non risparmiano i paesaggi illustri dell’interno, siti archeologici e città d’arte. L’emblema di questa irresponsabilità, e il suo maleodorante contrappasso, sta nel girotondo di camion colmi di immondezze che non si sa come smaltire. Mentre le proteste in area salernitana per la riapertura di una discarica hanno bloccato treni con migliaia di passeggeri, tagliando per giorni l’Italia in due.
C’è chi - gente di affare e di malaffare - tende a minimizzare sulle massicce trasgressioni, di cui sarebbe paradossalmente imputabile il nostro Paese: santo Dio, sono troppe le sue bellezze per poterle difendere in toto, si rischierebbe la paralisi. Come se fossero un ingombro e non una risorsa straordinaria che è dissennato dilapidare, mortificando un sentimento estetico indistinguibile per una volta da un onesto profitto economico. C’è anche chi vede nello sfruttamento selvaggio del suolo e del mare il segno di uno sviluppo impetuoso, di una vitalità che sarebbe inopportuno deprimere. Patrocinando una libera iniziativa che non si cura di altre libertà e fornisce carta bianca a non limpidi poteri economici, inquinati magari da cosche mafiose.
I responsabili di Legambiente lamentano la disattenzione e l’impunità che circondano i guasti consentiti da privati e pubbliche amministrazioni. Sembrano tuttavia trovare qualche compiacimento per il numero delle persone denunciate o arrestate, che dalle 5721 del 2002 sono passate alle 7164 del 2003. In realtà, si tratta poco più di un altro modo per affermare la consistenza degli abusi. Quante sanzioni saranno veramente applicate o resteranno sulla carta? Quanti pagheranno con la confisca dei beni o la prigione? Quando abbiamo leggi così indulgenti perfino con gli assassini? E, al di là di qualche esempio dimostrativo ed evidentemente innocuo, quanti edifici saranno rasi al suolo. E’ dimostrato che i pubblici poteri prediligono alle ruspe l’arma, spuntata e per di più improduttiva, dei condoni. Sarebbe ora che gli elettori che non hanno le mani in pasta, la stragrande maggioranza, chiedessero conto a chi pretende di rappresentarli poco virtuosamente anche per questa materia. O dovremo attendere, perché faccia piazza pulita, la nemesi, purtroppo indiscriminata, di terremoti e vulcani?
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