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Morbo della mucca pazza: 300.000 casi ignorati in Francia

Un epidemia di morbo della mucca pazza in Francia sarebbe stata completamente ignorata, portando all'immissione sul mercato alimentare di quasi 50.000 animali infetti. Questo è lo sbalorditivo rapporto redatto dai ricercatori dell'Istituto di ricerca sulla salute e le malattie (Inserm) del governo francese.
7 luglio 2004
Kim Willsher


Più di 300.000 mucche hanno contratto la BSE (encefalopatia bovina spongiforme) in 13 anni, 300 volte più del numero dei casi ufficialmente registrati. La relazione dei ricercatori dimostra che mentre imperversavano le accuse da parte dei politici francesi alla Gran Bretagna per l'emergere della malattia – e si tentava di creare un cordone sanitario che impedisse l'importazione di carne inglese – essi non furono in grado di adottare misure per prevenire una epidemia nel loro paese.
Solo nel giugno 1996 vennero bandite le interiora bovine potenzialmente pericolose, quasi sette anni dopo la Gran Bretagna. Appena 4 anni fa, mentre la Francia ignorava una decisione dell'Unione Europea, secondo cui la carne britannica doveva essere ormai considerata sicura, bestiame infetto continuava ad entrare nella catena alimentare.

La loro relazione, dal titolo "L'epidemia non riconosciuta della BSE francese", è stata pubblicata sulla rivista scientifica Veterinary Research, proprio nel periodo in cui a Parigi moriva un francese di 55 anni, ritenuto affetto da una variante della malattia di Creutzfeld-Jakob (vCJD), la forma umana della BSE. Se la diagnosi venisse confermata, si tratterebbe della 7a vittima francese della malattia.

"Noi stimiamo che 301.200 mucche in Francia si siano infettate con la BSE fra il 1980 e il giugno 2000" concludono gli autori della ricerca, Virginie Supervie e Dominique Costagliola. "C'è qualche incertezza sulle cifre relative ai primi anni 80, ma il numero degli animali infetti aumentò fra il 1987 e il 1990 e diminuì da allora fino al 1992".

"Inoltre, 47.300 animali con uno stadio avanzato della malattia entrarono nella catena alimentare prima del 1996, e 1.500 tra il luglio 1996 e il giugno 2000". Secondo le precedenti cifre ufficiali governative, ci sarebbero stati invece solo 103 casi di malattia accertata fra il 1991 e il 2000 – era il periodo in cui le cifre ufficiali derivavano dalle segnalazioni degli allevatori e dei veterinari.

Dal 2000, quando i controlli si fecero più stretti, sono stati confermati altri 820 casi, secondo cifre pubblicate lo scorso mese, portando così ad un totale di 923 casi in 13 anni – una minima frazione delle cifre stimate in questa nuova pubblicazione.

Dominique Costagliola ha detto: "Le autorità francesi furono a conoscenza per qualche tempo che le stime ufficiali non riflettevano la realtà dell'epidemia". Alimenti britannici per bestiame contenenti i resti delle carcasse di altri animali – meccanismo probabile di trasmissione della malattia – sono stati venduti in Francia fino al 1989. Vale a dire fino a 3 anni dopo la scoperta del primo caso di BSE in Gran Bretagna e quando a tutti gli allevatori era stato comunicato l'obbligo di segnalare bestiame con sintomi della malattia. Nel 1989 la Gran Bretagna proibì l'uso di proteine animali negli alimenti per il bestiame, mise fuori legge le interiora degli animali per l'alimentazione umana e mise in atto un piano di distruzione in massa del bestiame che manifestava sintomi.

La Francia proibì agli allevatori l'impiego di alimenti contenenti carne bovina solo l'anno successivo e richiese solo ai veterinari e agli allevatori di segnalare i casi sospetti. Il primo caso di malattia venne segnalato nel 1991. La scoperta di un apparente legame fra BSE e il suo equivalente umano, vCJD, risale al 1996 e portò ad una generalizzata proibizione della carne britannica. Questo provvedimento venne in pratica cancellato dalla Comunità Europea nel 1999, ma mantenuto in Francia fino al 2002. E fu solo nel 2001 che la Francia rese obbligatori i test per la BSE sulle mucche, più vecchie di 24 mesi, mandate al macello.

Gli autori del lavoro concludono affermando che la malattia era prevalente nelle mandrie francesi negli anni 80, e che l'epidemia andò completamente ignorata. "Solo la seconda ondata, dopo il 1990, fu oggetto di osservazione" essi scrivono. In Gran Bretagna, dove si stima vi siano stati 4 milioni di animali infettati dalla BSE, invece dei 200.000 casi ufficialmente dichiarati, i ricercatori hanno a lungo affermato che la Francia sottostimava il numero del bestiame contaminato.

Note: Traduzione comedonchisciotte.net
4 luglio 2004
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