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"Il territorio usato come pattumiera per smaltire i rifiuti tossici e pericolosi"

L'egida onnipresente del "rifiuto agricolo" è diventata un lasciapassare per contrabbandare lo smaltimento illegale di ogni tipo di rifiuto sui terreni italiani.

9 luglio 2004
Maurizio Santoloci *

Ancora una volta il territorio utilizzato come pattumiera.
Ancora un caso clamoroso di presunti "rifiuti agricoli" che nascondono in realtà smaltimenti illegali di rifiuti pericolosi con enorme impatto di danno ambientale.
L'operazione "Agricoltura biologica" portata avanti a Rieti dal Corpo Forestale, in collaborazione con il Noe dei carabinieri, costituisce una iniziativa di interesse nazionale in quanto viene nei fatti confermata la teoria della estrema pericolosità della deregulation per alcune forme di rifiuti sostenuta in diversi ambienti, purtroppo anche amministrativi.
Ed è questa la cronaca di un disastro annunciato.
Ma perché annunciato?
Perché questa inchiesta ha un presupposto di diritto semplice e chiaro: i rifiuti vengono smaltiti sul territorio identificato come pattumiera attraverso sistemi di "ripulitura giuridica" dei rifiuti stessi che, attraverso modifiche di facciata sulla qualificazione formale, vengono poi gettati nell'ambiente in modo inalterato come prassi ordinaria e diffusa.
Si pensi allo spandimento dei fanghi e dei liquami sui terreni. Una errata cultura storica ritiene che spandere fanghi e liquami sui terreni sia ormai la regola e che questa regola sia addirittura scevra da ogni legame con le norme procedurali e sostanziali del decreto sui rifiuti n. 22/97 perché - secondo tali teorie - fanghi (e liquami zootecnici) non sono più rifiuti!
Ma soggetti a regole di deregulation che, addirittura, li rendono esenti dal formulario, dai registri di carico e scarico e da ogni adempimento previsto dal decreto 22/97.
Questa errata e fuoriviante cultura storica ha determinato l'effetto perverso di innestare pratiche illegali criminali che, sfruttando questa presunta deregulation, girano per il nostro Paese con fanghi e liquami senza regole e riversandoli sui terreni ormai praticamente senza freni inibitori.
Le grandi illegalità nascono e trovano radice su pratiche gestionali dei rifiuti che creano terreno fertile per il sorgere di forme di criminalità sistematica.
La normativa nazionale sui rifiuti esclude dalla sua applicazione alcuni materiali di basso interesse operativo come i reali rifiuti agricoli liberalizzandone l'uso e la gestione.
Sfruttando impropriamente il termine "rifiuto agricolo" sono state sottratte alla regola di gestione e di controllo stabilita data la normativa sui rifiuti, una serie di materiali provenienti da aziende impropriamente definite "agricole". 
   
 Era logico e inevitabile che chi delinque nel campo dello smaltimento illegale di ogni tipo di rifiuti, ivi compresi quelli pericolosi, prima o poi si sarebbe intestato in questa filiera individuando in essa una specie di corsia preferenziale per far giungere sui terreni rifiuti di ogni tipo occultati di fatto e giuridicamente all'interno dei pretesi "rifiuti agricoli" e sfruttando dunque l'assenza di controllo sui regimi di trasporto e gestione.
Un esempio classico sono i liquami utilizzati per la fertirrigazione.
Gran parte delle aziende zootecniche anche di grande livello industriale hanno riversato i loro liquami di origine chiaramente produttiva in questa deregulation e così oggi in Italia si riversano sui terreni enormi quantità di rifiuti liquidi di origine industriale zootecnica che molte pubbliche amministrazioni si ostinano a ritenere "agricole".
Così l'egida ormai onnipresente del "rifiuto agricolo" è diventata una specie di lascia passare per contrabbandare lo smaltimento illegale di ogni tipo di rifiuto sui nostri terreni.
Basta dunque dichiarare che si tratta di "riutilizzo a fine agronomico" o di trasformazione di rifiuti in compost, ed il gioco è fatto. Da anni andiamo sostenendo che il compost, il liquame zootecnico, i fanghi a depurazione ed ogni altro materiale usato per fini agronomici nella deregulation illegale ormai diventata prassi, costituiscono purtroppo terreni di cultura per traffici illeciti di rifiuti industriali pericolosi di ogni tipo che utilizzano puramente e semplicemente i terreni agricoli come siti di smaltimento illegali.
La scuola della Forestale Cittaducale - della quale sono docente - da anni ha inserito nel proprio ciclo didattico i protocolli operativi per operare attività di Polizia giudiziaria di contrasto a tali fenomeni, contestando artificiose interpretazioni amministrative tendenti a ritenere la esclusione della disciplina dei rifiuti di ogni materiale di tal genere.
L'operazione "Agricoltura biologica" costituisce una pratica e proficua applicazione di tali principi e rappresenta un modello da protocollare e estendere in tutta Italia.
Perché siamo certissimi - purtroppo - che questo fenomeno non interessa solo Rieti ma tutto il territorio nazionale.
Ci auguriamo che questo tipo di operazioni vengano presto estese anche in altre zone d'Italia ed in settori comunque limitrofi.
A tutela dell'ambiente e della salute di tutti noi.

Note: *Magistrato di Cassazione e vice presidente nazionale Wwf Italia
 
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