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Da oggi a San Rossore la due giorni sui mutamenti globali

Italia terra di cicloni perché il clima è impazzito

Il Cnr: piogge e sbalzi di calore, così colpisce l'effetto serra
15 luglio 2004
Franco Foresta Martin
Fonte: www.corriere.it
15.07.04

Pesci tropicali che abboccano sulle coste della Liguria, stormi che svernano a Milano, cicloni che si scatenano in pieno Mar Tirreno, escursioni termiche sempre più ampie e rapide, fenomeni estremi come alluvioni e ondate di calore in crescita anno dopo anno. Sarà una rassegna dei disordini meteorologici e delle loro devastanti conseguenze per l’uomo e per la natura ad aprire oggi l’ormai tradizionale «meeting di San Rossore», quest’anno dedicato al tema dei mutamenti globali.
Una sfilata di personalità degna di un vertice internazionale vedrà alternarsi politici come Romano Prodi e Al Gore; ambientalisti come Edward Goldsmith e Vandana Shiva; scienziati amici-nemici come Richard Lindzen e Robert Watson: il primo campione dei clima-scettici, il secondo severo fustigatore delle responsabilità umane.

La regia della Regione Toscana ha voluto piazzare ai primi posti la fotografia dei cambiamenti visibili, delle inoppugnabili trasformazioni, le quali al di là delle cause più o meno naturali e più o meno antropiche, sono la dimostrazione di crescenti anomalie.
«Io illustrerò tutti quei segnali di cambiamento che l’Ibimet, l’Istituto di biometeorologia del Cnr con sede a Firenze, ha individuato in quarant’anni attraverso ricerche svolte prevalentemente nell’Italia Centrale, ma indicative di tutta la nostra Penisola» ci anticipa il professor Giampiero Maracchi, climatologo e direttore dell’Ibimet.

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Uomo e natura: tra loro l’amore sembra finito da un pezzo. Con lui (l’uomo) che a lei (la natura) ne combina di tutti i colori. La inquina, la sfrutta fino allo sfinimento, la impoverisce provocando l’estinzione di molte specie animali. La riconciliazione è possibile? Ne parlano il 15 e il 16 luglio scienziati, politici e ambientalisti riuniti al Meeting di San Rossore, importante appuntamento organizzato dalla Regione Toscana e quest’anno dedicato ai cambiamenti climatici e alle conseguenze su ambiente ed economia. Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, si dice ottimista.

* Possibile
"Sì, sono ottimista. Anche perché, per trovare delle soluzioni, bisogna essere convinti di farcela. I problemi sono enormi, è vero. I cambiamenti del clima stanno portando sconvolgimenti globali. Basti pensare che l’aridità minaccia seriamente le nostre isole e le coste del Sud Italia. Al punto che il 19 per cento della Puglia, soprattutto il Gargano, il 10 della Sardegna e il 7 della Sicilia rischiano di trasformarsi in un deserto. Eppure non possiamo permetterci di non essere ottimisti. Sento tra la gente la convinzione forte che l’uomo deve difendere la natura, in quanto ne fa parte. E, soprattutto, vedo la volontà di farlo. Alcuni risultati sono incoraggianti.

Il boom dell’agricoltura biologica, per esempio, che in Italia si pratica ormai sul 10 per cento della terra. O la diffusione della raccolta differenziata dei rifiuti: 15 anni fa da noi era al 5 per cento, oggi ricicliamo il 20 per cento della spazzatura che produciamo. Piccole cose, certo, ma ce ne sono anche di grandi. Pensiamo alla questione del boom demografico. Fino a pochi anni fa si diceva che presto saremmo stati in 10 miliardi su questa Terra che non avrebbe potuto accoglierci tutti. Oggi, le stime dicono che arriveremo a 7 miliardi e poi ci stabilizzeremo.
Come è potuto succedere? I nostri comportamenti sono cambiati più in fretta di come avessero previsto gli studiosi. Insomma, se ci impegniamo a invertire rotta, possiamo farcela. E la scienza ci aiuterà. Pensiamo al problema delle risorse energetiche molto inquinanti come il petrolio e il carbone. Le alternative ci sono. Le cosiddette fonti rinnovabili (vento, sole, piccole dighe con un ridotto impatto ambientale) ormai sono mature per essere utilizzate su larga scala e produrre energia elettrica e termica per il riscaldamento. C’è chi dice che non si tratta di soluzioni reali. Non ci credo. In Danimarca, per esempio, un quinto di tutta l’elettricità nasce sfruttando la forza del vento. In Italia, potremmo usare quella del sole. Basta volerlo".

* Impossibile
La riconciliazione fra uomo e natura è una chimera. Con buona pace di chi continua a discuterne. Ne è convinto Guido Visconti, fisico dell’atmosfera, docente all’Università dell’Aquila. "Ormai siamo allo scontro finale. Ma non ce ne rendiamo conto. Continuiamo a non capire che certi comportamenti sconsiderati ci porteranno alla distruzione. Soccomberemo senza lasciare traccia di noi. E succederà entro questo secolo. Che cosa mi fa essere così pessimista? Il pericolo maggiore è il riscaldamento globale.

Di cui l’uomo sembra essere il principale responsabile a causa dei gas serra, come l’anidride carbonica, che immette nell’atmosfera e che trattengono il calore. In un secolo la temperatura media del pianeta è aumentata di un grado. Un’enormità se pensiamo che durante le ere glaciali, che hanno sconvolto il clima e portato i ghiacci alle nostre latitudini, era scesa di tre gradi. Tre gradi in 20 mila anni però. I sistemi naturali non sono assolutamente preparati per un riscaldamento così rapido, che fra l’altro continuerà. I ghiacciai stanno già scomparendo. Presto, a causa dello scioglimento dei ghiacci dell’Antartide, gli oceani si innalzeranno, da mezzo metro a un metro. Possiamo immaginare cosa succederà alle città costruite sulle coste.
Negli Stati Uniti alcune amministrazioni stanno già riprogettando il sistema fognario per ridurre i danni. Ma non è finita. Poiché le perturbazioni si spostano sempre più a nord, alle nostre latitudini pioverà sempre meno e arriverà il deserto. Assieme a molte malattie finora confinate nelle zone più calde, come la malaria. Cosa possiamo fare? C’è un’unica soluzione: ridurre, ma ridurre davvero, l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Di almeno il 70 per cento. Ma questo significherebbe ridurre di un 70 per cento il consumo di energia, insomma tornare alla vita di cento anni fa. Non ne siamo consapevoli e anche se lo fossimo non lo accetteremmo mai. Ma penso che prima ancora delle catastrofi ambientali saranno le guerre a distruggerci. Quelle combattute per il possesso delle fonti di energia. Continuando a questi ritmi folli di sfruttamento, fra 40 o 50 anni carbone e petrolio si esauriranno e alternative vere non ce ne sono. Nonostante quello che dicono gli ambientalisti. Neppure il ritorno al nucleare sarebbe una soluzione. L’unica soluzione è il risparmio".

Sabrina Barbieri
Fonte: http://www.donnamoderna.com/attualita/a021001005813_3.jsp
13/7/2004



La stagione impone di parlare innanzitutto del mare, la cui temperatura superficiale, negli ultimi 15 anni, è aumentata in media di due gradi. «Quattro gradi se ci si limita ai mesi estivi - precisa Maracchi -. L’anno scorso il record: il Tirreno raggiunge i 28,5, temperatura tipica dei mari tropicali. Il fenomeno comporta maggiore evaporazione e umidità atmosferica: le premesse per precipitazioni più intense e fenomeni alluvionali». E, infatti, le piogge concentrate triplicano la loro intensità, passando da una media di 40 a 120 millimetri nell’arco delle 3-6 ore. Le gravi esondazioni di corsi d’acqua saltano da 6-7 a 20 per decennio. E anche i cicloni extratropicali diventano di casa nel Tirreno, passando da 5-6 a 15-16 per anno.

ONDATE DI CALORE - «Anche le ondate di calore estivo che fanno impennare le temperature fino a 34-38 gradi sono in aumento, soprattutto nella durata - continua il direttore dell’Ibimet -. Prima due o tre giorni, ora una settimana. L’anno scorso il record di venti giorni consecutivi. E aumentano le rapide escursioni termiche che fanno oscillare le temperature estive da minimi attorno a 14 a massimi di 28, sottoponendo i nostri organismi a stress». La ricerca dell’Ibimet si è estesa agli ospedali, dove è stato rilevato un aumento del 25% dei ricoveri in coincidenza delle ondate di calore estivo, che tende a crescere quando questi fenomeni si prolungano. Il record spetta, di nuovo, all’anno scorso con il 60% in più dei ricoveri, non solo in Italia, ma in molti altri Paesi europei e in Nord America.
Se l’uomo soffre, piante e animali non sono da meno. Molte fioriture anticipano di circa due settimane, seguendo l’arrivo precoce delle primavere, tranne a restare stecchite per le gelate tardive. Gli uccelli migrano più presto in primavera e tardano in autunno. D’inverno alcune specie si fermano in regioni un tempo proibite, come la Lombardia, dove il clima più mite ora permette di svernare. E i pesci tropicali come i barracuda del Senegal dilagano nei nostri mari. Perché succede? «Il riscaldamento dovuto all’incremento dell’effetto serra si sta concentrando soprattutto nella fascia intertropicale - spiega Maracchi -. Qui modifica la grande circolazione atmosferica, alterando quella che era la consueta dinamica di formazione delle aree di alta e di bassa pressione. Noi nelle nostre zone temperate subiamo i contraccolpi di queste grandi modificazioni sotto forma di sempre più frequenti anomalie e di fenomeni estremi». I rimedi possibili? Li proporranno gli altri partecipanti al meeting tra oggi e domani.

Note: Per maggiori informazioni sul programma, i protagonisti, la localizzazione del meeting è attivo il sito http://www.regione.toscana.it/primapagina/index.php?CODICE=5873

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