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Kyoto, Prodi attacca Bush

Al meeting di San Rossore sui cambiamenti climatici sotto accusa le politiche Usa. Il presidente della commissione Ue annuncia l'adesione della Russia al protocollo sui gas serra. Gli scienziati: gli ultimi 15 anni i più caldi della storia
16 luglio 2004
Angelo Mastrandrea
Fonte: www.ilmanifesto.it
16.07.04

Romano Prodi che attacca l'unilateralismo Usa, bacchetta le politiche ambientali del governo Bush e annuncia la prossima ratifica del protocollo di Kyoto da parte della Russia («mi sono sentito anche ieri l'altro con Putin e gli ho detto chiaramente che o c'è la ratifica o tutte le nostre attese e speranza saranno vane») e sostiene che non è più valido nei confronti del terzo mondo il motto trade no aid («commercio non aiuti») che, ammette, «anch'io avevo assorbito, ma quando ci sono paesi alla disperazione è assurdo pensare di risolvere tutto con il libero mercato». Il climatologo della Nasa e della Banca Mondiale («che non è certo una associazione di ambientalisti radicali») Robert Watson che lancia l'allarme clima e spiega come oggi l'unico valore del protocollo del `97 sulla riduzione di gas serra sia solamente quello di «lanciare un segnale importante a governi e industrie per convincerli della necessità di un deciso cambiamento di rotta nella programmazione delle politiche energetiche» e null'altro. Il professore del Massachussets institute of tecnology (Mit) Richard Lindzen che cita la Thatcher ed espone la dottrina Bush mascherandola dietro la mancanza di evidenze che «il clima sia influenzato dall'uomo», meritandosi la bacchettata di Watson, che fino al 2002 ha diretto, osteggiato dagli americani, l'International panel on climate change (Ipcc) dell'Onu: «Sono sicuro che non è questo il caso, ma in genere gli scienziati che dicono queste cose sono pagati dalle multinazionali». E un vecchio ecologista radicale ed esploratore di movimenti come Edward Goldsmith, fondatore di The ecologist, che dopo aver disegnato uno scenario catastrofico («le temperature aumenteranno anche di otto gradi nei prossimi anni») attacca le grandi corporations («non dobbiamo permettere loro di abbattere le nostre foreste») e le politiche economiche occidentali («non può più essere che sia il Pil a guidare le nostre azioni e le nostre idee. Si impone una nuova economia, imperniata sulle comunità locali»).

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Meeting di San Rossore, pessimista la Banca mondiale. Prodi: Mosca potrebbe ratificare l'intesa


«Per salvare il clima del nostro pianeta dall'intossicazione dei gas serra prodotti dall'uomo sarebbe necessario ridurre le emissioni almeno dieci volte di più di quanto stabilito dal Protocollo di Kyoto. Può sembrare tanto, ma secondo me è un obiettivo raggiungibile con gradualità. L'importante è cominciare subito. Se lo spirito di Kyoto fallisce e tutto continua business as usual, così come è sempre andato, la Terra non si salva». ROBERT WATSON, il più autorevole esperto in cambiamenti del clima, per tanti anni a capo del gruppo degli scienziati climatici delle Nazioni Uni-te (Ipcc), ora direttore della «Rete per lo sviluppo sostenibile» della World Bank, lancia un nuovo appello nel giorno di apertura del meeting internazionale di San Rossore.

Kyoto stabilisce una riduzione del 5,2 per cento e non par-te. Lei rilancia al 50-60 per cento. Come ci si può arrivare?

«A poco a poco, nell'arco di tutto questo secolo. Facendo iniziare prima i Paesi industrializzati e poi includendo quelli in via di impetuoso sviluppo, come Cina e India, i cui consumi energetici e le cui emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra sono in rapida ascesa».

In pratica, quale ricetta energetica si dovrebbe adottare?

«La più ragionevole. Eliminazione degli sprechi, maggiore efficienza degli impianti, sostituzione graduale dell'energia prodotta dagli idrocarburi (che bruciando emettono anidride carbonica) con le energie rinnovabili prive di emissioni. Non c'è altra soluzione. Altri-menti l'effetto serra raggiungerà valori insopportabili per gli ecosistemi e per l'uomo. Anche se il protocollo di Kyoto non è sufficiente, la strada che indica è l'unica. Ma è necessario cominciare subito per dare il segnale giusto al mondo produttivo».

Così facendo le anomalie climatiche scompariranno?

«C'è un'inevitabile inerzia del sistema. L'effetto serra continuerà ad avanzare. Poi, mano a mano che i gas serra in atmosfera si stabilizzeranno, cioè cesseranno di crescere, tutto il sistema climatico potrà tornare alla normalità».

Chi ci assicura che le anomalie sono attribuibili all'uomo?

«Nell'ultimo secolo la temperatura alla superficie della terra e dei mari è aumentata tra 0,6 e 1 grado. Il livello medio dei mari è cresciuto tra 10 e 25 centimetri. Si sono ridotti i ghiacciai e alterati gli andamenti delle precipitazioni. Nel-lo stesso tempo sono aumenta-ti i consumi degli idrocarburi e le concentrazioni in atmosfera dei gas che trattengono la radiazione termica del sole. L'uomo è diventato una forza della natura in grado di alterare il clima».

E il contributo al cambiamento climatico dei fattori naturali, uomo escluso, qual è?

«I più aggiornati e raffinati modelli matematici a nostra disposizione, che si basano su studi di scienziati di una decina di Paesi diversi, ci indicano che le anomalie climatiche osservate sono prevalentemente dovute alle attività dell'uomo e possono dipendere solo in mini-ma parte da altri fattori natura-li, come l'attività del sole e i vulcani. La mia opinione è che l'uomo è responsabile al 70 per cento di quello che vediamo. D'al-tra parte, le ricostruzioni storiche ci confermano che le temperature del pianeta, negli ulti-mi mille anni, hanno subito so-lo piccole oscillazioni e che in-vece le variazioni più significati-ve stanno avvenendo in un arco temporale molto piccolo, dopo la rivoluzione industriale».

Gli scienziati scettici affermano che l'incertezza sul funzionamento del sistema climatico è troppo grande per trarre conclusioni. Lei che ne pensa?

«Penso che, purtroppo, molti degli scienziati scettici sono pagati dalle multinazionali del petrolio».
  
Franco Foresta Martin


Curioso evento, questo meeting di San Rossore, che sembra una piccola Porto Alegre ma a ben guardare è tutt'altra cosa e non solo perché a organizzarlo è un'istituzione come la regione Toscana e non il movimento dei social forum. Lo spiega il presidente della regione Martini, «San Rossore non è il megafono di un unico punto di vista ma un confronto di idee diverse tra enti locali,movimenti e mondo scientifico», e ancor più la lista degli invitati, che va da Al Gore e Prodi ai movimentisti Vandana Shiva e Paul Nicholson. Tema di questa quarta edizione sono «I cambiamenti climatici», e per questo si parla di Kyoto ed energie alternative che potrebbero consentirci, come sostiene Goldsmith, «di superare la dipendenza dai combustibili fossili». E ovviamente di pace, e non solo perché, a proposito di combustibili, in Iraq si è combattuta una guerra anche per il petrolio, ma anche perché, come ricorda Prodi, «nel mondo ogni anno 25 milioni di persone sono costrette a emigrare per problemi di natura ambientale, dalla fame alla siccità».
I dati presentati sono preoccupanti: negli ultimi 15 anni si sono avute le più alte temperature mai registrate, e le conseguenze si chiamano scioglimento dei ghiacciai, desertificazione e siccità ma anche precipitazioni più intense e disastrose. «E' una tendenza al riscaldamento che riguarda l'intero pianeta, e si traduce in ghiacciai che si sono ritirati anche di chilometri così come in sensibili cambiamenti nel regime delle precipitazioni. E la nostra vita sta rispondendo a questi cambiamenti», dice il meteorologo inglese Richard Betts, che illustra come le concentrazioni di anidride carbonica siano rimaste sostanzialmente stabili fino alla metà dell'800 e abbiano preso a crescere dalla rivoluzione industriale in poi, in coincidenza con l'utilizzo dei combustibili fossili.
Sotto accusa ci sono le attività umane. «I paesi industrializzati sono la causa principale di questa minaccia allo stato di salute del pianeta, ma i più colpiti sono i paesi in via di sviluppo», accusa Watson, elencando i risultati degli studi effettuati per la Banca mondiale: 6,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica nell'atmosfera a causa dei combustibili fossili, che hanno comportato un riscaldamento medio della superficie terrestre di 0,6 gradi negli ultimi cento anni. E il protocollo di Kyoto sarebbe solo un segnale di inversione di tendenza, ma non certo quello risolutivo. Come pure, in scala minore, cominciare a rinunciare ai fuoristrada Suv. Stavolta non lo dice il manifesto né Legambiente, ma Romano Prodi.

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