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Bush criminale dell'inquinamento

“ Il Governo Bush? Un'amministrazione giurassica”, è una delle affermazioni che sono rimbalzate tra i relatori della seconda e ultima giornata del meeting di San Rossore (Pisa), “A new global vision”, organizzato dalla Regione Toscana e dedicata al dramma dei cambiamenti climatici.
17 luglio 2004
Stella Spinelli
Fonte: www.peacereporter.net
17.07.04


A pronunciarla Simon Retallack, condirettore del Climate Initiatives Fund e consulente dell’Institute for Public Policy Research. “I Paesi industrializzati hanno la totale responsabilità, sia storica che attuale, dell’immissione di gas serra nell’atmosfera – ha continuato durante la tavola rotonda sul “Il principio della responsabilità. Chi e come è responsabile del cambiamento climatico”, la prima in programma – ma, invece che prendere atto dell’urgenza di provvedimenti di riduzione delle emissioni , continuano ad aumentarle.
I G8 ne producono il 44,5 per cento. Gli Stati Uniti da soli il 25, una percentuale che supera quella attribuibile all’insieme dei grandi paesi in via di sviluppo, pari al 19. Negli ultimi cinque anni negli Stati Uniti si è verificata una crescita dell’8 per cento, in Giappone e in Francia del 4, in Italia più del 4 e il governo Berlusconi ha perfino proposto una deroga che consenta alle industrie italiane di arrivare perfino ad aumentarle fino all’11 per cento”. Che fare? Dopo aver ricordato che alcuni cambiamenti climatici sono da considerare irreversibili, Retallack ha evidenziato una doppia necessità d’intervento. “Dobbiamo agire presto per ridurre drasticamente il livello di anidride carbonica, ma al tempo stesso aiutare i paesi, generalmente poveri, che sono vittime dei mutamenti del clima. Come non ricordare il disastro in Honduras provocato dall’uragano Mitch nel 1998? In poche ore tra quarti del Pil del Paese furono distrutti, la produzione agricola dimezzata e l’economia di una nazione messa in ginocchio. E questo è solo uno dei troppi disastri passati e futuri. E’ la nostra vita di ogni giorno che incide sul clima. Oggi sono i governi locali che si stanno muovendo in iniziative autonome, senza aspettare le lente e macchinose decisioni centrali.
E’ dovere di tutti intervenire: dei partiti politici, dei piccoli azionisti, dei gruppi civili, dei gruppi religiosi, della nostra generazione. Siamo noi i principali responsabili e abbiamo il dovere di pensare alla sopravvivenza del nostro futuro”. Stesso monito è arrivato dal summit su “Politiche per una gestione sensata”. In particolare, Alexander Likhotal, ex portavoce e consigliere personale di Gorbaciov e presidente della Green Cross International, una ong ambientalista riconosciuta al più alto grado dell’Onu ha precisato: “Cominciamo dal piccolo. Cominciamo dal quotidiano. Ridurre le emissioni già partendo dal telecomando di casa. Se tutte le lampadine di tutti i telecomandi del mondo fossero riunite in un’unica città produrrebbero un’emissione pari a quella di una centrale nucleare. Quindi cominciamo con lo spegnerlo. Il mondo industrializzato deve agire, consapevole delle proprie azioni”.

Ed è un concetto che in stili e modi diversi è stato sottolineato da ogni relatore presente. “ Sul fatto che il clima sta cambiando drammaticamente, non ci piove - ha esordito ironicamente Giovanni Sartori, professore, politologo, autore de “La terra che scoppia. Sovrappopolazione e sviluppo” -. Ma ci sono due modi per affrontare il problema, due posizioni emerse anche qui a San Rossore: quella dei 'tranquillisti' e quella dei 'catastrofisti'. Ritengo nocivi i primi e utili i secondi. Penso che siamo in grave pericolo ecologico e ambientale e che perciò la tattica per uscirne vivi sia quella di lanciare l'allarme. Quelle dei catastrofisti, che sono tali a fin di bene, mi sembrano profezie vere che si autodistruggono, cioè profezie da cui ci dobbiamo salvare da soli, credendoci e battendoci per falsificarle. Sulle responsabilità non ci sono dubbi - ha affermato - Tra i responsabili c'è Bush, un vero 'criminale dell'inquinamento', c'è l'intero occidente industrializzato, ma così continuando nel futuro lo saranno anche i paesi ancora in via di sviluppo. Però n on chiediamoci più di chi sia la colpa. Guardiamo in faccia la catastrofe ambientale e pensiamo alle vie possibili per evitarla – ha stangato - La prima strada è ridurre la tecnologia e quindi abbracciare le energie rinnovabili, la seconda, e non in ordine di importanza, è limitare la crescita demografica. Quando sono nato sulla terra eravamo in 2 miliardi, oggi superiamo i sei miliardi. Una cosa folle.

Nessun miglioramento tecnologico riuscirà a recuperare gli incalcolabili danni che questa situazione produce. Tutti i rimedi sono sacrosanti ma sono gocce nel mare e quel poco che possiamo riuscire a guadagnare è rapidamente mangiato dalle bocche in continua crescita, 70 milioni di persone in più ogni anno. Se non si ferma questo dissennato incremento demografico saremo perdenti. I paesi che ci hanno provato, come l'Iran o la Cina, ci sono riusciti. In Africa questo non accade e in Africa ci sono solo le missioni e l'Onu. E' questo Papa che si è impuntato assumendosi la responsabilità di ostacolare il controllo delle nascite e predicando l'astinenza in un continente in cui l'Aids è ormai epidemico. Questa posizione non ha influenza dunque solo in Italia, ma anche negli Stati Uniti, in Africa, e paralizza le Nazioni Unite. Ne so abbastanza per affermare che la dottrina della Chiesa non c'entra. Per tre anni, prima dell'uscita dell'enciclica 'Humanae Vitae' scritta da Papa Paolo VI nel 1968, una commissione di esperti ha approfondito il problema concludendo che in nessun luogo della dottrina e della tradizione della Chiesa la contraccezione è data come peccato. Speriamo - ha concluso il professor Sartori - che il prossimo Papa si ricreda".

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Bocciati i governi dei paesi del G8, in primis il governo Bush ma anche quelli Blair e Berlusconi, mentre l'alternativa passa attraverso quelle regioni che, contro le proprie politiche nazionali, scelgono di autoridurre le immissioni di gas serra nell'atmosfera. La quarta edizione del meeting di San Rossore si chiude così, tra un attacco ai paesi del G8 e una proposta concreta che già a settembre vedrà l'avvio di un piano operativo, e dà appuntamento al prossimo anno, quando oggetto di discussione potrebbe essere la salute. Ad andare all'attacco dei governi occidentali ci ha pensato ieri mattina Simon Retallack, condirettore del Climate initiative fund e consulente dell'Institute for public policy research di Londra. «I paesi industrializzati hanno sia la responsabilità storica che quella attuale dell'immissione di gas serra nell'atmosfera, ma invece di prendere atto dell'urgenza di provvedimenti di riduzione delle emissioni, continuano ad aumentarle», ha detto Retallack, che ha poi snocciolato un po' di cifre: «Negli ultimi cinque anni negli Usa c'è stato un incremento dell'8%, in Giappone e in Francia del 4, in Italia più del 4, e il governo Berlusconi ha persino proposto una deroga che consenta alle industrie italiane, invece di ridurre le emissioni, di aumentarle fino all'11%». I paesi del G8 producono da soli il 44,5% delle emissioni ritenute responsabili dell'effetto serra sul pianeta. Di questi, gli Stati uniti da soli superano il 19%, più di tutti i paesi in via di sviluppo, Cina, India, Brasile e Sudafrica messi insieme. Cifre impressionanti, che da sole spiegano l'opposizione dell'amministrazione Bush alla ratifica del trattato di Kyoto. Ma per fortuna, secondo Retallack, «oggi sono i governi locali che, senza aspettare le decisioni degli organismi centrali, si stanno muovendo con iniziative autonome». Ne sono un esempio proprio la Toscana e questo meeting, dal quale è stata lanciata un'iniziativa pilota regionale per la riduzione dei gas serra. Alla proposta, avanzata dalla stessa regione Toscana e fortemente osteggiata dal ministero dell'Ambiente che si è visto scavalcato, hanno aderito i governi regionali della Catalogna e Paesi Baschi, le Fiandre, la Great London e la regione svedese di Goteborg, ma anche la presidenza della Commissione europea.
«Per il momento abbiamo deciso di mettere in rete il know how di ogni regione», spiega il presidente della Toscana Claudio Martini. Ad esempio, le Fiandre hanno portato l'esperienza di un progetto di riduzione del traffico urbano, Londra il progetto di tassare le auto che entrano in città, e così via. Modelli che potrebbero ora essere esportati a Firenze come a Barcellona, dove il 60 per cento delle emissioni proviene dal settore dei trasporti. «A settembre entreremo nella fase operativa», dice ancora Martini. In concreto, verrà avviato un monitoraggio delle emissioni e un progetto di «finanza verde». In parole povere, le regioni verranno invitate a contribuire a seconda delle loro possibilità economiche. «Quelle industrializzate forniranno soldi e servizi, mentre a quelle dei paesi poveri, se e quando vorranno partecipare, chiederemo solo servizi», spiega Martini. La Toscana stanzierà 500 mila euro per l'avvio del progetto, ma saranno chieste risorse anche alla società civile, cioè imprese, finanza e cooperative.

Angelo Mastrandrea
www.ilmanifesto.it
17.07.04

Un invito a guardare il sud del mondo anche per prendere coscienza di quanto i paesi sviluppati siano colpevoli dello stato attuale del clima è arrivato diretto da Klaus Topfer: “L’Africa ha il 14 per cento degli abitanti mondiali e produce il 3,2 per cento di anidride carbonica. Che dire di più ? Fino a quando un solo europeo e un solo americano continueranno a consumare come cinquanta indiani la Terra non andrà lontano. Lo sviluppo sostenibile deve partire dalla dimensione sociale”. Un altro dato lampante: entro il 2020 la Cina quadruplicherà il prodotto interno lordo (Pil). Secondo gli studiosi incaricati dal governo cinese, se il colosso asiatico si sviluppasse sugli stessi modelli dell’opulento occidente, non ci sarebbe più speranza per il pianeta: l’impatto ambientale sarebbe insopportabile.

La conclusione di Aubrey Meyer, direttore del Global Commons Institute, istituto indipendente con sede in Gran Bretagna, fondato con lo scopo di porre all’attenzione della pubblica opinione appunto i rischi legati al surriscaldamento del globo, è lapidaria: “Stiamo portando la terra alla catastrofe a una velocità quattro volte maggiore rispetto a come ci muoviamo per evitarlo. Quindi non stiamo perdendo giorni preziosi, bensì minuti”.
E il meeting di San Rossore ha quindi lasciato spazio all’ultimo degli appuntamenti, quello che lo stesso presidente della Regione Toscana, organizzatore dell’evento, nell’esprimere soddisfazione per il successo del meeting, ha definito “il più filosofico”: La riconciliazione tra uomo e natura.
“San Rossore ha riunito i più grandi esperti mondiale delle scienze – ha commentato – che hanno affrontato a tuttotondo il problema Clima. Non solo. Qui, questa mattina, è nato un gruppo che si impegnerà ad agire concretamente per iniziare a risolvere questo grande problema globale da subito. In questa tenuta pisana si sono messi insieme cinque regioni europee con la supervisione dell’UE e la supervisione del Climate Group. Insieme lavoreremo per la nostra Terra”.

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