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Valle di Susa, l'amianto nei cantieri olimpici

La procura di Torino sigilla la zona di Sauze d'Oulx dove è in costruzione la pista di freestyle per i campionati del 2006. L'Arpa riscontra quantità di fibre di asbesto venti volte oltre i limiti. L'allarme era già esploso sulla Tav
19 luglio 2004
Orsola Casagrande
Fonte: www.ilmanifesto,it
18.07.04

Allarme amianto nei cantieri per i giochi olimpici invernali di Torino 2006. Non una novità, visto che nei mesi scorsi la scoperta delle pericolose fibre di asbesto avevano indotto il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello ad aprire un'inchiesta. Gli organizzatori delle Olimpiadi invece erano stati costretti a spostare dall'area prevista le attività di bob, slittino e skeleton dalla zona originaria (poco distante da dove è stato nuovamente rilevato amianto in quantità consistente) a Cesana. Allora le piste non erano ancora state eseguite, perchè la presenza del minerale era stata denunciata durante sondaggi del terreno. Ma nel caso delle ultime rilevazioni, l'Arpa, l'agenzia per l'ambiente ha scoperto amianto in un cantiere, quello destinato alla pista per gli amanti del freestyle, dove i lavori erano ormai giunti alla conclusione. La zona incriminata è quella di Sauze d'Oulx. Il procuratore aggiunto Guariniello ha anche in questo caso aperto un'inchiesta, mettendo così in dubbio la conclusione dei lavori della pista freestyle prevista per il mese prossimo. Le analisi dell'Arpa invece non lasciano dubbi: tra i mesi di giugno e luglio è stata rilevata una presenza di fibre di asbesto di molto superiore ai livelli consentiti. La legge prevede un limite di 2 fibre/litro, ma in Valle di Susa ci sono stati giorni in cui i rilevatori hanno segnalato ben 33 fibre/litro. La questione dell'amianto non è una novità in Val di Susa. La presenza del minerale riguarda non solo i cantieri olimipici ma anche quelli dell'alta velocità. Proprio in questi giorni un gruppo di medici operanti in Valle hanno distribuito ai cittadini un opuscolo dall'eloquente titolo «Tav e salute pubblica». I medici ricordano i progetti previsti dalla Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) che riguardano la linea ad alta velocità Torino-Lione. La tratta nazionale, da Settimo Torinese a Bruzolo, ha una lunghezza di circa 44 chilometri e prevede una galleria unica da Grange di Brione a Borgone di quasi 23 chilometri. Inoltre sono previste almeno tre «finestre di sicurezza», cioè gallerie secondarie. La tratta internazionale invece prevede il tunnel «di base», di 53 chilometri da Venaus a St. Jean-de-Maurienne. Nel gennaio 2003, ricordano i medici, un'equipe di geologi ha svolto per conto della Rfi un'indagine finalizzata alla ricerca di amianto nelle rocce della bassa valle, con prelevamento di 39 campioni. In circa la metà dei campioni esaminati è stata riscontrata la presenza di amianto in diverse forme. I medici dunque ricordano le malattie causate dall'amianto (minerale fibroso che ridotto in polvere viene facilmente disperso nell'aria e inalato), la più grave è il mesotelioma, tumore maligno della pleura, che si manifesta dopo 15-20 anni dall'inalazione di particelle di amianto e ha una mortalità del cento per cento. Ma in Val di Susa i lavori per l'alta velocità andranno a toccare anche altre zone pericolose. In particolare quelle del massiccio d'Ambin dove sono presenti numerosi giacimenti di uranio. Anche l'uranio si disperde nell'aria e può essere inalato, ma contamina anche le falde acquifere. I linfomi sono una delle cause di inalazione o ingestione di uranio
I medici concludono ribadendo che «la situazione per il nostro territorio è estremamente preoccupante, tale da configurare la concreta possibilità di severi danni alla salute pubblica». A gennaio l'oncologo Edoardo Gays ha redatto un documento in cui esprime la preoccupazione dei medici per la dispersione dell'amianto. Ma ha sollevato anche forti perplessità sui piani di Rfi di stoccare 500mila metri cubi di materiale di risulta dagli scavi di rocce amiantifere nell'area di Almese: dal progetto però non risulta previsto un piano di sicurezza che possa impedire la dispersione di fibre di amianto durante le fasi di lavorazione e stoccaggio. Il comitato di lotta popolare contro il Tav ricorda che «la nostra lotta contro l'alta velocità in Val di Susa è ormai decennale. Nel corso degli anni le amministrazione hanno dovuto far fronte alla crescente mobilitazione sociale che negli ultimi anni ha dato vita a comitati popolari in quasi tutti i paesi della valle».
Alle recenti elezioni provinciali si è presentata anche una lista partita dal basso (perchè quella dell'alta velocità è davvero una questione che scotta, anche per i partiti di sinistra che su questo sono divisi) che aveva come slogan proprio il «no tav» che è un po' il grido di battaglia di tutti quelli che, in modo molto variegato, stanno cercando di contrastare questo progetto di devastazione ambientale e che ha insiti rischi enormi per la salute dei cittadini che in Val di Susa vivono.

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