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Archivio pubblico

Tutti parlano di ecologia, mentre il degrado continua. L'importanza di un archivio storico

"Il passato e' prologo" anche per l'ambiente

26 luglio 2004
Giorgio Nebbia

Sono (siamo) ormai in troppi a parlare di ecologia e di ambiente; ed è questo gran chiacchiericcio che funziona come cortina fumogena per oscurare le violenze ambientali che continuano ogni giorno e che compromettono la possibilità di reali azioni di salvaguardia del pianeta.
Ogni persona che passa inventa nuovi slogan e nomi - sviluppo sostenibile, impronta ecologica, emissioni zero, termovalorizzatori, Kyoto, agende 21 - ciascuno con i suoi distinguo che fanno la felicità di sofisti e sociologi, spesso accompagnati da diligenti revisionisti, spesso occasioni di affarucci e consulenze e compromissione col potere inquinante. Quasi ogni mese c'è un'importante conferenza internazionale con un gran frullare di "scienziati", ecologisti, portaborse, lobbysti che girano il mondo, e un gran ripetere, come se fossero novità, cose vecchie e ritrite e rimacinate ogni volta peggiorandone l'originale significato e messaggio.

Col passare del tempo ci si è allontanati sempre di più dall'analisi delle radici della violenza ambientale che consistono nella violazione delle semplici leggi della natura. Solo dal recupero delle fonti vere dell'ecologia si possono avviare delle soluzioni ai problemi odierni - e di sempre - che sono le modificazioni dei corpi riceventi naturali, l'erosione del suolo e delle coste, la congestione urbana, lo smaltimento dei rifiuti, il controllo pubblico della produzione agricola e industriale.

Se non si affronta la vera ragione della crisi ambientale, che consiste nell'appropriazione privata dei beni collettivi, non si riuscirà a niente. Tale crisi è stata analizzata a lungo e da tanti, ma le loro ricette sono state dimenticate e quindi tanto meglio reinventare tutto di nuovo, nel modo più blando e meno disturbante e "politicamente corretto".

Da qui l'importanza del "Centro di cultura ecologica - archivio ambientalista" che è stato creato e di recente inaugurato in un casale restaurato nella lontana periferia di Roma, dal Comune di Roma Assessorati all'Ambiente e alle Periferie e Lavoro, con il duplice obiettivo di diffondere una cultura davvero "ecologica" e, come archivio, di raccogliere quello che già si sa e di invitare alla lettura quelli che troppo spesso parlano per sentito dire.

Il nuovo Centro affonda le radici nel terreno preparato da un lungo lavoro svolto molti anni fa quando in un altro casale, anche questo alla periferia di Roma, fu creata una Università verde, l'ultima forse, sopravvissuta alla lunga serie di "università verdi" che fiorirono negli anni ottanta del Novecento e che sono poi scomparse senza lasciare traccia. L'idea era partita da Luigi Nieri, oggi assessore di Rifondazione alle periferie nel Comune di Roma, e il "Casale del Podere Rosa" era stato scelto quasi in contrapposizione con il "centro" urbano, affollato di università, di cattedratici, di ministri, di potere economico e di affari - tutti uniti nell'evitare qualsiasi modificazione delle leggi e dei comportamenti individuali e pubblici
In quegli anni l'Università verde del "Casale del Podere Rosa" raccolse dispense di corsi e poi a mano a mano documenti, carte, rapporti ambientali, oggi diventati rari, e fu allora deciso di conservare queste carte e le altre che andavano gradualmente disperse, in un "archivio" di storia dell'ambiente e dei movimenti ambientalisti. Col procedere del lavoro gli organizzatori si sono chiesti quante altre proposte, indicazioni, stimoli, ricette di buongoverno ecologico sono stati sepolti o dispersi a Roma, in Italia, e hanno deciso di dare la caccia a libri, rapporti e scritti sull'ambiente e di raccoglierli e renderli accessibili al pubblico.

Tutti amano Laura Conti e ne sfruttano il nome, ma ci sono voluti dieci anni e la Fondazione Micheletti di Brescia per salvare le sue carte e i suoi libri dalla dispersione; tutti hanno amato Cederna, ma la città di Roma, che lui, valtellinese, ha tanto studiato, non è stata capace di raccogliere in un archivio i suoi libri e le migliaia di pagine che ha pubblicato su tanti giornali; l'elenco potrebbe continuare con i nomi delle persone le cui carte sono andate perdute - forse perché in tanti non volevano e non vogliono leggere i loro avvertimenti, le loro critiche.

Sul portone degli Archivi Nazionali di Washington è incisa la frase "Il passato è prologo", di Shakespeare, proprio a indicare che non è possibile evitare errori in futuro se non si conoscono gli errori fatti in passato e la loro origine. Un archivio, soprattutto se ecologico, non è, per troppe persone, una cosa né buona né gradita, perché fa emergere silenzi e omissioni, scuote le cattive coscienze di chi vuole evitare di doversi confrontare con le cose che non ha saputo o voluto fare, benché fossero noti i sintomi e le cure delle malattie ambientali che aveva davanti agli occhi. Proprio per questo è un utile faro per chi invece vuole continuare a battersi per i valori da cui dipende la vita.

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