Una legge brutta e senz'anima
1.08.04
I due anni trascorsi per l'approvazione del disegno di legge Marzano, strattonato da interessi contrastanti di potenti lobbies, mutilato in più di un'occasione, segnalano la patetica assenza di una vera politica energetica del Governo. Legge brutta e senz'anima. Brutta perché presta il fianco a molteplici accuse di incostituzionalità e per la presenza di svarioni tali da essere accompagnato da un ordine del giorno in cui si annunciano prossime modifiche al testo. Sono infatti prevedibili ricorsi alla Corte Costituzionale da parte delle Regioni che vedono estesi per sempre gli effetti del decreto sblocca-centrali. Questo strumento, concepito come una soluzione transitoria per due anni per far fronte a una situazione di criticità del sistema elettrico, sottrae potere nell'autorizzazione dei nuovi impianti alle Regioni per concentrarlo presso il Ministero delle attività produttive. Come pure protesteranno i distributori del gas che, su forte pressione della Lega, si vedono ridotte le concessioni da 10 a 7 anni. Prevedibili pure i ricorsi degli operatori delle fonti rinnovabili che vedono un futuro sempre più nero e di altri attori lesi da un provvedimento carente di una logica unitaria. Legge senz'anima perché, mentre si intravvede la risposta a interessi settoriali, manca una visione d'insieme ed è totalmente assente l'attenzione alle tematiche ambientali.
Partiamo da quest'ultime, analizzando anche i provvedimenti che nel frattempo sono stati approvati scorporando parti del teso originario. Un disegno di riordino del settore energetico dovrebbe confrontarsi in maniera precisa con il rispetto degli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto. Nella versione approvata lo scorso anno alla Camera, in realtà, era inclusa anche una parte, criticabile, che riguardava le emissioni di anidride carbonica. Questi articoli sono stati però stralciati anche perché nel frattempo è stato, con forte ritardo, predisposto il piano nazionale di allocazione delle quote di Co2 previsto dalla Direttiva europea sull'emissions trading. Con questo strumento il Ministero dell'Ambiente ha però definito dei tetti alle emissioni dei settori industriali più energivori in totale controtendenza con gli impegni di Kyoto per l'Italia. In particolare per il comparto termoelettrico le emissioni di anidride, previste in forte crescita, seguono sostanzialmente una logica di business as usual. Passando alle fonti rinnovabili, nella proposta originaria si prevedevano incrementi minimi per i prossimi anni e, per di più, era stata inclusa in maniera brillante tra le energie verdi la miscela acqua-carbone. Date le lungaggini in cui si era insabbiata la discussione, questa parte era stata poi inserita nel 2003 nel decreto di recepimento della Direttiva europea sulle fonti rinnovabili, rendendo così più palese lo scarso interesse del governo verso le energie pulite. E' stato infatti previsto un incremento annuo della quota di elettricità verde pari allo 0,35% dell'elettricità prodotta dalle centrali termoelettriche, un incremento che rende possibile un obiettivo pari a meno della metà rispetto al valore al 2010 indicato per l'Italia dalla Direttiva europea.
Ma tornando alla legge Marzano, in realtà qualcosa che riguarda le fonti rinnovabili è rimasto. Precisamente la nuova forma di incentivazione, i «certificati verdi», è stata estesa anche all'idrogeno, anche prodotto da combustibili fossili, ed al teleriscaldamento. Questa piccola modifica rischia di avere lo stesso effetto che si ebbe negli anni Novanta con l'estensione alle «fonti assimilate» (alcuni interventi che consentono risparmi di energia primaria) del provvedimento Cip6/92 per gli impianti che generavano elettricità da fonti rinnovabili. Il risultato fu, allora, che sotto il peso dell'eccesso di richieste pervenute il meccanismo di incentivazione venne bloccato sia per le fonti rinnovabili che per le assimilate. In questo caso il rischio è che il teleriscaldamento (che avrebbe bisogno di altre forme di incentivazione) rubi il già limitato spazio destinato alle fonti rinnovabili.
Dunque, brutte notizie per le energie verdi, ma nubi anche per l'efficienza energetica.Un altro passaggio della legge approvata rischia infatti di rallentare gravemente l'apertura del mercato del risparmio nel nostro paese. Ripescato dopo i black-out dello scorso anno, proprio in questi giorni era stato definito un provvedimento che obbliga i distributori di energia elettrica e gas ad avviare programmi di efficienza energetica degli usi finali. Si tratta di una misura interessante, prevista nel 2001 e rimasta finora chiusa nei cassetti, che dovrebbe progressivamente far risparmiare al paese fino a 2,9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio con interventi che vanno dalla mini-cogenerazione alla installazione di lampade compatte fluorescenti. Un articolo della legge Marzano elimina però la possibilità per i distributori di realizzare direttamente interventi post contatore. Il risultato sarà che misure quali gli sconti per l'acquisto di frigoriferi ad alta efficienza energetica o per l'installazione di collettori solari, utili per ridurre le importazioni energetiche, limitare le emissioni di anidride carbonica e contenere i rischi di black-out, rischiano di slittare ulteriormente.
C'è poi il capitolo che riguarda la Sogin in tema di gestione delle scorie radioattive. In particolare si aumentano i poteri della società e si ribadisce la decisione di realizzare un deposito per le scorie più pericolose, decisione che nel contesto di un paese uscito dal nucleare risulta incomprensibile (se non per l'enorme quantità di denaro che sarà necessario per costruirlo). Per finire l'ultimo articolo della legge risulta particolarmente incomprensibile ed insidioso. Si da infatti una delega in bianco al Governo per rimettere mano nei prossimi 2 anni alla politica energetica. Incomprensibile perché inclusa proprio in un provvedimento che mirava a riordinare questa delicata tematica. Insidioso perché rischia di potare ulteriore incertezza in un settore come quello elettrico che ha vissuto gli ultimi anni all'insegna di una continua modifica delle regole.
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