Alla battaglia degli Ogm
"Ormai siamo di fronte ad un movimento di resistenza civile", è questo il giudizio di José Bové sulle due decisioni che ieri hanno segnato un momento di svolta della ormai decennale lotta francese contro gli Ogm. Raggiunto da Liberazione, l'ex portavoce del sindacato agricolo Confédération payasanne ha parlato di una «nuova dinamica di disobbedienza collettiva non violenta». Nel pomeriggio, era arrivata la notizia del rinvio a giudizio di Bové, del deputato già segretario del partito dei Verdi Noël Mamère, e di Gérard Onesta, vice presidente del Parlamento europeo, anch'egli eletto nelle liste dei Verdi, in seguito all'azione del 25 luglio scorso, quando, insieme ad altre alcune centinaia di "falciatori volontari", i tre hanno sradicato un campo di colture Ogm a Menville (nella regione della Garonna). Dovranno comparire di fronte al tribunale di Tolosa, il 16 settembre possimo. Rischiano 75mila euro di multa e fino a cinque anni di carcere.
Ma sempre ieri, e sempre il tribunale di Tolosa, ha emesso una sentenza favorevole a Philippe Bedel, sindaco di un altro paese della Garonna, che aveva vietato le coltivazioni Ogm sul territorio del comune. Il tribunale ha affermato che esiste un «rischio di disseminazione genetica e di inquinamento da parte dei prodotti fitosanitari [e cioè degli Ogm, ndr]» sulle coltivazioni biologiche della zona, che giustifica il divieto del sindaco.
«Le due decisioni di ieri dimostrano prima di tutto che in questo Paese esiste un vero problema di democrazia», ha continuato Bové. «Sono sempre più numerosi, infatti, gli amministratori locali, ma anche nazionali che prendono delle decisioni contro gli Ogm. Ma il governo continua sulla sua strada. Il paradosso è che la sentenza del tribunale, dando ragione al sindaco Bedel, dà torto al governo». Inoltre, ha proseguito il leader contadino, «nonostante le minacce e le condanne, 3mila persone hanno partecipato il 25 luglio all'azione. E molte altre sono pronte a farlo, nei prossimi appuntamenti, il primo dei quali è già previsto per il 14 agosto».
Infatti, l'azione del 25 luglio, ultima in ordine di tempo di una lotta contro le piante transgeniche che i Verdi francesi, la Confédération Paysanne e le associazioni ambientaliste conducono dalla metà degli anni Novanta, aveva programmaticamente chiamato a raccolta un contingente molto numeroso di partecipanti: per dare un'immagine concreta dell'allargamento della sensibilizzazione, che negli ultimi mesi assume sempre di più in Francia i tratti della mobilitazione civica, e per impedire la focalizzazione sulle personalità che la sostengono e la hanno sostenuta. Esattamente un anno fa, José Bové si trovava in carcere a scontare una condanna per un'altra azione anti-Ogm. Perseguire penalmente i singoli non è bastato tuttavia a distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dai veri obiettivi.
Già più di un migliaio di sindaci Francesi ha bandito dai propri comuni gli organismi geneticamente modificati. E la sensibilizzazione ha raggiunto in questi anni consigli provinciali e regionali, che hanno spesso sostenuto economicamente i primi cittadini chiamati a giudizio. Oppure hanno messo in atto misure concrete: il controllo dei rifornimenti delle mense scolastiche o, come nel caso di due grandi regioni, la Bretagna e la Valle della Loira, il sostegno all'inserimento di coltivazioni di soia non transgenica proveniente dal Paraguay.
Perché l'affaire Ogm è la cartina di tornasole di un dibattito che coinvolge tutta la produzione agricola, i suoi metodi e il ruolo delle multinazionali. Noël Mamère ha reclamato ieri l'attivazione di una «commissione di inchiesta parlamentare sull'impatto degli Ogm sull'ambiente, l'agricoltura e la salute». «Dal momento che i tribunali danno ragione ai sindaci che vogliono applicare il principio di precauzione nei loro comuni», ha continuato Mamère, «mi rivolgo a tutti i miei colleghi deputati per proporre al Parlamento di aprire un dibattito nazionale».
«Una nuova dinamica si è aperta», ci spiega ancora José Bové. «L'azione degli amministratori raggiunge la mobilitazione popolare che noi sosteniamo da anni. È una lotta convergente, che porterà i suoi frutti». Anche a livello europeo: il 25 luglio, erano presenti sui campi di Menville una delegazione spagnola e una italiana.
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