Esplosione in sala turbine
E'il più grave incidente mai avvenuto in una centrale nucleare giapponese, in termini di vittime: quattro lavoratori sono morti, altri sette sono stati ustionati in modo grave ieri pomeriggio, per un'esplosione nel reattore numero 3 della centrale nucleare di Mihama, nella prefettura di Fukui, 320 chilometri a ovest di Tokyo. L'esplosione è avvenuta intorno alle 3,30 del pomeriggio, ora locale, nella sala adiacente alle turbine, azionate da vapore sotto pressione. Un gruppo di lavoratori era appena entrato per alcune manovre di manutenzione: sono stati investiti da un getto di vapore a 142 gradi Celsius. La società proprietaria della centrale e l'ente giapponese per la sicurezza nucleare si sono precipitati a dire che non c'è stata fuga di radioattività.
Un portavoce della Kansai Electric Power Co (Kepco), la società proprietaria dell'impianto, ha precisato che l'esplosione ha provocato lo spegnimento automatizzato del nocciolo del reattore, un impianto ad acqua pressurizzata da 826 megawatt costruito nel 1976. «Il vapore che è sfuggito non contiene materiale radioattivo», ha detto un responsabile della Nuclear and Industrial Safety Agency: «Le notizie che abbiamo sono che non c'è fuga di radioattività nell'ambiente». Non può esserci fuga di radioattività, sostengono all'ente per la sicurezza, perché quel vapore non entra in contatto con l'acqua pressurizzata del reattore. A sottolineare che non c'è alcun pericolo, le autorità non hanno evacuato e neppure messo in allarme la città di Mihama, circa 11mila abitanti, affacciata sul Mar del Giappone.
Le immagini della televisione però, con pompieri e addetti in tute d'emergenza sul luogo dell'incidente, non saranno rassicuranti per i giapponesi. Né basteranno a rassicurare le scuse pronunciate ieri sera da Hiroshi Matsumura, manager generale della Kansai Electric. E neppure le parole del primo ministro Junichiro Koizumi, che per ironia della sorte ha commentato l'ultimo incidente nucleare da Nagasaki, dove partecipava alla commemorazione delle vittime della seconda bomba atomica esplosa sul pianeta, nel 1945, a pochi giorni di distanza da quella di Hiroshima. «Il governo deve fare del suo meglio per garantire la sicurezza», ha detto.
Le circostanze dell'esplosione nella centrale di Mihama restano da chiarire, sia l'azienda che l'ente statale per la sicurezza hanno annunciato inchieste - Kansai dice di non poter prevedere quanto a lungo il reattore resterà fermo. Con 11 reattori in tre centrali (Mihama, Ohi e Takahama), Kansai è la seconda azienda nucleare giapponese. Quella di Mihama è una centrale vecchia, funziona dagli anni `70. Tutti gli 11 addetti coinvolti nell'incidente sono lavoratori a contratto, dipendenti della ditta Kiuchi Keisoku di Osaka - città dove ha sede anche la Kansai Electric. Quello di ieri è il primo in Giappone in cui un incidente attiva il meccanismo automatico di spegnimento del nocciolo del reattore. E' anche il primo incidente letale in una centrale giapponese, anche se i 4 malcapitati morti ieri non sono le prime vittime dell'industria nucleare: nel settembre del 1999 nella centrale di Tokaimura, a nord-est di Tokyo, una reazione a catena incontrollata provocò una fuga di radioattività uccise due addetti (morirono alcuni giorni dopo), 600 persone furono esposte alle radiazioni, migliaia di abitanti della zona evacuati e 320mila persone costrette a restare chiuse in casa per oltre un giorno.
Il Giappone è la terza industria nucleare civile al mondo dopo gli Stati uniti e la Francia, ha 52 reattori e ricava dall'energia atomica circa un terzo della sua elettricità. L'energia atomica è stata presentata ai giapponesi come necessaria a non dipendere dal costoso petrolio mediorientale (per affrancarsi dal Medio oriente Tokyo sta lavorando da un paio d'anni a ambiziosi piani di estrazione di petrolio e gas nella Russia asiatica).
E però anche in Giappone è cresciuta, con il tempo (e gli incidenti) un'opposizione al nucleare: ne è un segno la serie di referendum cittadini che hanno votato contro la costruzione di nuove centrali: referendum solo consultivi, ma il messaggio è chiaro. Il consenso nucleare è stato scosso dagli incidenti e forse ancor più dalla propensione dell'industria e delle autorità a nascondere i fatti. L'estate scorsa la Tokyo Electric Power Company (Tepco), maggiore società proprietaria di impianti nucleari in Giappone, aveva dovuto chiudere temporaneamente tutti i suoi 17 reattori dopo aver ammesso che per oltre dieci anni aveva falsificato i rapporti di sicurezza. Proprio ieri anche Tepco ha dovuto annunciare un incidente, sia pure «minore»: una fuga d'acqua ha imposto la chiusura di un reattore nella centrale di Fukushima-Daini.
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