Sardegna, l'ira del mattone
13.08.04
«Un decreto choc», per il quotidiano La Nuova Sardegna. Soru fautore di un'isola «cavernicola», di un turismo di roulotte, tende, camper, per La Repubblica. Sono gli attacchi da sinistra, al neo presidente della regione sarda che alla terza riunione di giunta ha portato e fatto passare dopo qualche ora di discussione, un decreto che impone per sei mesi la salvaguardia delle coste della Sardegna dalla cementificazione, in attesa di una nuova legge urbanistica. Tutto alla luce del sole, al termine di una campagna elettorale vinta dal fondatore di Tiscali con un margine altissimo, e dove la materia della tutela delle coste era centrale, nel programma del centrosinistra, nella sensibilità dell'opinione pubblica. Proponente della legge è un assessore della Margherita, responsabile dell'Urbanistica, Gian Valerio Sanna, consenzienti tutti gli altri assessori, dai Ds all'Udeur, nonostante le spinte di molti amministratori locali di questi partiti sensibili alla lusinga dell'edilizia. La prima reazione è venuta, con la riunione della giunta ancora in corso, da un consigliere regionale di Forza Italia costruttore edile gallurese. E dalla Gallura proviene il coro di no. Sono tutti sindaci di centrodestra, da Olbia ad Arzachena, alla Maddalena. Avevano pronti piani per costruire insediamenti di alcuni milioni di metri cubi, dalla Costa Turchese della figlia di Berlusconi a sud di Olbia, ai piani del miliardario americano Tom Barrack, succeduto all'Aga Khan nella Costa Smeralda. Insospettati, almeno insospettabili sino a qualche settimana fa, sono invece gli aiuti che vengono in queste ore al fronte del cemento, da La Nuova Sardegna a La Repubblica. Scontato quello dell'altro quotidiano dell'isola, L'Unione Sarda, dell'editore costruttore Sergio Zuncheddu. I due giornali del gruppo Espresso usano toni inusitati nei confronti di Soru. Per La Nuova Soru è «uno sceriffo», che «usa la mannaia». Poco meno di un incosciente che «va in vacanza mentre infuria la polemica», divertito dell'effetto che fanno i suoi primi provvedimenti. Inspiegabile attacco, per chi non conosce i primi atti della giunta Soru, gli altri «colpi di mannaia» del neo presidente. Uno in particolare, la sospensione di un appalto di 48 milioni di euro per l'informatizzazione della Regione, vinto insieme da un'associazione temporanea di imprese formata da Kataweb del gruppo Espresso, dall'Unione Editoriale dell'editore dell'Unione Sarda, e di Accenture, il cui responsabile per la Sardegna è un figlio del ministro degli interni Beppe Pisanu. L'Unione Sarda ha una ragione in più del giornale concorrente per avercela con Soru, responsabile della bocciatura di una delibera presa dalla giunta di centrodestra a quattro giorni dal voto per le regionali, l'8 giugno, che affidava a una società immobiliare appartenuta al suo editore un appalto di 83 milioni di euro per costruire i nuovi uffici della Regione in un'area al centro di Cagliari. Entrambi i giornali hanno gridato al conflitto di interessi. Soru replica: «Tiscali non parteciperà più ad appalti regionali». Ma ogni giorno è un nuovo assalto.
Il neo presidente gode però secondo molti di una popolarità crescente. Mantiene le promesse, ha bloccato la costruzione delle centrali eoliche, ormai proliferanti. Ha bloccato l'attività estrattiva e devastante delle cave di una società americana che cerca l'oro nell'isola. E' netto sulla costa: «Il turismo non è l'edilizia». Critica il modello dei villaggi al mare, strapieni d'estate, villaggi fantasma per dieci mesi all'anno, «i sardi manovali e camerieri quando va bene». I pezzi di Sardegna che il decreto della giunta salva dalla distruzione, dallo choc della distruzione, sono intere oasi verdi, fra Olbia e San Teodoro, fra Arzachena e Olbia, Santa Teresa e Palau. Vengono bloccati villaggi a Villasimius, Chia, Teulada, Cabras. I sardi che respirano, sollevati, anche increduli, non hanno voce sui giornali.
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