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Rimanere ancorati al proprio luogo, averne cura, rispettarne la diversità e ascoltare lo spirito dei luoghi

La canzone della Terra

30 agosto 2004
Giuseppe Moretti

Immagini google Interrogato sulle sorti del Movimento Controculturale degli anni 60'-70', Frank Zappa rispose: "Il problema é che loro -il sistema - sanno esattamente cosa vogliono. Noi, no". La risposta, apparentemente semplice, é rimasta nella mia mente per tutti questi anni: sempre viva e attuale. Certo sono state date e si stanno esplorando un campionario completo di risposte, dalle più creative alle più estreme. Tra le tante spicca il dito puntato, puntigliosamente, contro i mali della società e la ricerca di nuove vie per l'umanità. Risposte di valori, identità, solidarietà, libertà e giustizia sociale. Eppure nonostante si tratti di affermazioni condivisibili-auspicabili suonano ovvie, monche.

Ovvie perché in un sistema culturale-sociale-dual-verticistico come il nostro è chiaro che vi sia un desiderio profondo di riequilibrio: in un modo o nell'altro, riemergerà sempre. Noi non siamo solo frutto di questo assetto socioculturale. Monche perché come specie abbiamo scordato di vivere in un mondo più ampio di relazioni. E per un "mondo più ampio di relazioni" non intendo solo ciò che è accanto al nostro "orticello" di ceto sociale, società, Stato: i deboli, gli emarginati, gli immigrati, i diversi, i rifugiati; ma di andare anche oltre sino ad includere "l'Altro": il mondo non umano.

Nuove frontiere

Quasi ovunque questi modelli di relazione con relative dinamiche di vita ecologica sono stati distrutti da una monocultura globale che ha banalizzato culture millenarie e manomesso delicati equilibri ecosistemici. Le nostre vite corrono su modelli dettati da urgenze di efficienza, produzione e consumo che sempre più ci distanziano dal Mondo reale. Una situazione grave che impone di superare la comodità di una concezione di privilegio e di comprendere finalmente che tutto è in relazione: dal mattino quando ci alziamo fino a sera la nostra esistenza è supportata e si interpenetra con il mondo animale, minerale, vegetale, fisico che ci sta attorno.

Nei lavori agricoli vuol dire non solo seminare e raccogliere, ma essere consapevoli dell'intreccio che alimenta il mistero della vita. Nei lavori industriali non si tratta solo di produrre beni, materiali ed energie, bensì comprendere e valutare il loro impatto sia alla fonte che al consumo. Nelle politiche non signica semplicente fermarsi a scelte e programmi per soddisfare le richieste di benessere e progresso che arrivano dalla società e dal mercato, piuttosto di valutare e decidere con saggezza, tenendo conto della profonda interconnessione fra la comunità umana e le altre entità presenti in natura. Monti, Fiumi, Minerali, Alberi, Animali, Vento, Sole, Erbe, Odori, sapori, Muschi, Microbi, Fuoco, Arcobaleno, Paesaggi, Boschi, Foreste, Valli, Paludi, Mari, Laghi, Ghiacciai, Suoli. Questo è il Mondo reale più ampio che ci ha allevati, nutriti e ispirati. Questo è il Mondo Reale da cui dobbiamo guadagnarci il nostro "bentornati a Casa". Questa è la consapevolezza del Mondo reale senza la quale siamo destinati ad una vita vieppiù alienante, insana.

Non si tratta di concetti anacronistici, antiumani. Anzi infondono un senso di interezza, di direzione, di appartenenza, di ispirazione vitale. Una condizione essenziale per innescare quelle nuove-antiche sensibilità, per comprendere il nostro "essere" sulla terra, e per guidare le nostre azioni verso il "centro" dei problemi e le miserie della società attuale. La sfida sta allora nel completare-arricchire le nostre risposte del senso di relazione con la più ampia comunità senziente. Farlo permette di riapprendere i linguaggi e i modelli primari-selvatici.

Tamburo planetario

Noi siamo parte della natura e nel profondo inalienabilmente selvatici, ma da tempo ne abbiamo perso la consapevolezza. Ne siamo così avulsi che persino il significato stesso della parola "selvatico" è stato stravolto. Nel dizionario diventa: incolto, furioso, folle, incoerente, incontrollato. Non c'è che dire uno stravolgimento completo. Nella natura selvaggia incolto è: l'incontaminato granaio che nutre la vita (ad esempio, l'energia che alimenta la macchina da scrivere su cui sto lavorando proviene dall'ancestrale "incolto" della natura); furioso è: il guizzo della Donnola che carpisce la preda nell'incessante rincorrersi della vita e della morte; folle: nel senso del selvatico è il lampo di genio a cui attingono poeti e artisti; incoerente: l'apparente mancanza di coerenza della natura è tale solo all'osservatore disattento o in mala fede, incapace di cogliere l'intreccio che lega ogni minimo evento, cosa o essere; incontrollato: non è altro che lo spirito originale, non addomesticato di tutti gli esseri liberi. Il Cervo e il Fiume non vogliono la nostra compassione, la nostra protezione. Non vogliono persino essere ammirati o rispettati più di tanto. Ciò che vogliono è che ci sentiamo parte di un cammino comune. Un cammino comune tracciato dall'apprezzamento e dall'intreccio reciproco. "Noi siamo nella Terra, non sopra di essa", amava ripetere Ralph Metzner. Ma la realtà, si dice, è quella che è. Di sicuro è pesante, sovrasta e ammalia: non se ne può fare a meno e a vari livelli siamo tutti coinvolti. Del resto viviamo in una società che vuole uomini senza sogni. Noi, però, siamo parte di un sogno più grande. Il sogno della terra. Un sogno che ci ha accompagnati per migliaia di anni e che non ha mai smesso di ispirarci. Esso ci parla in termini di relazioni, di condivisione, di mutua diversità reciproca. Esso ci parla attraverso i miti e gli archetipi, attraverso i poeti e i semplici, attraverso il soffio vitale di tutte le cose selvatiche. Bene, io sono parte di una linea di pensiero che affonda le proprie radici in ciò, in un'idea ispirata direttamente dai sistemi naturali che sostengono la vita sul Pianeta. E' l'idea Bioregionale che ponendoci nel giusto contesto ci suggerisce domande sempre più profonde: chi siamo, dove siamo, da dove viene l'acqua che ci disseta, il cibo che ci nutre, dove vanno a finire i rifiuti, dove prendiamo l'energia che riscalda le case e che modella gli arnesi? Nel farlo si imparano a conoscere le altre comunità, le esigenze e le relazioni con le "genti" a quattro zampe, le "genti" con le ali, le "genti" che nuotano, quelle che strisciano e quelle erette. Per arrivare infine a ragionare in termini di Bioregione, di Bacino Fluviale.

Ascoltare la natura

Il Bioregionalismo insegna in modo specifico e concreto partendo da noi stessi e dal posto in cui si vive, sia esso campagna o città, pianura o montagna o lungo la costa. Comprendere noi stessi all'interno della più ampia trama della vita del posto. Conoscerne la storia e le storie, gli scambi, le sinergie e la fonte dei guasti. Onorare le persone e le culture istruite dal senso di comunità con la natura circostante. Ecco la premessa e la forza del Bioregionalismo. Viviamo in un mondo in cui domina il richiamo della mondialità globale delle politiche economiche di produzione che schiavizza i popoli e li sradica dai posti d'origine. Il concetto di Bioregione propone l'esatto contrario. Rimanere ancorati al proprio luogo, averne cura, difenderlo, rispettarne la diversità e ascoltare lo spirito dei luoghi: applicare i modi più appropriati di essere nel territorio: dove seminare, dove costruire, quali vestiti confezionare, quale tecnologia usare e come rendere grazia alla Montagna, al Fiume, al Bosco, alla Pianura fertile, al Mare. Non si tratta di creare isole più o meno felici, più o meno aperte: avulse, però, dal contesto sociale circostante. Il teatro della pratica Bioregionale è a tutti i livelli della società. Dalla piccola comunità di paese al consiglio di quartiere, nelle fabbriche, nei plessi scolastici e nelle aule della politica. Ma soprattutto l'idea Bioregionale è pro-attiva: non solo solleva quesiti ma propone attivamente modi, vie e progetti concreti di interdipendenza sia sociale che ecologica. Il Bioregionalismo è oltre l'Ambientalismo. Ma attenzione, anche l'Ambientalismo ha svolto un ruolo importante . Ha denunciato guasti, ha proposto la preservazione degli ultimi lembi di natura selvaggia, ha denunciato e vigilato sulla salute della gente, ha evidenziato l'invadenza e le conseguenze della società tecnologica. Cionondimeno ci stiamo allontanando sempre più, sia spiritualmente che fisicamente, dalla canzone della Madre Terra. L'idea Bioregionale si offre come tramite per comprendere di nuovo le note della canzone e per cambiare sia i paradigmi della società che il profondo di noi stessi. Da dominatori della natura a suoi partner.

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