Nel paradosso dei consumi
30.08.04
Un anno fa, tra la primavera e l'autunno, i consumi elettrici dei condizionatori d'aria contro il grande caldo superavano per la prima volta in Italia quelli tradizionali contro il gelo d'inverno. L'alterazione termica o global warming , insieme con l'inadeguato governo del sistema energetico nazionale, provocava ripetuti blackout da giugno a settembre. Quest'anno, temperature oscillanti e guerra del caldo più sostenibile, almeno finora. Ma già dopo i primi assalti d'afa, in giugno, le corse all'acquisto dei condizionatori esaurivano le scorte sul mercato, ancora due milioni oltre il milione e 200 mila comprati nel 2003. Il 23 luglio seguiva un «picco» di consumi elettrici per 53.500 megawatt.
Il tanto discusso «incubo ad aria condizionata» si converte in bisogno e sollievo di massa dopo gli eventi climatici estremi degli ultimi anni, da «effetto serra» o no. Ma insorgono, a questo punto, disparati e difficili problemi. In Italia, i prezzi dell'energia superano al netto delle imposte la media europea, mentre la domanda cresce più del Pil. E specialmente in Italia, s'annunciano più importazioni di petrolio, gas, energia da fonti elettronucleari. I «picchi» di consumo, a volte repentini come certe alterazioni climatiche, minacciano repliche del blackout che paralizza d'un colpo la società come una giostra priva di corrente, rischio destinato a cronicizzarsi nei prossimi anni.
Per affrontare simili questioni, si reclama un più vigile monitoraggio delle reti. Da luglio, si pagano tariffe differenziate tra giorno e notte per evitare l'iperconsumo diurno e il sovraccarico delle linee, con risparmio sull'uso degli elettrodomestici nella fascia oraria notturna 20-7. Secondo la legge Marzano, approvata il 30 luglio, la dipendenza dall'importazione del petrolio tanto costoso dovrebbe ridursi con una migliore gestione delle centrali esistenti e un maggiore uso del gas naturale. Il nostro consumo energetico d'origine petrolifera è al 52 per cento, contro il 36 della Francia e il 37 della Germania.
Gli ambientalisti, fra la prospettiva del vivere nell'epoca dell'aria condizionata e le ragioni dell'ecologia, sollecitano più ricerca o sperimentazione sulle fonti energetiche rinnovabili e «pulite», siano eoliche o solari elettriche. Le «fattorie del vento», che potranno estendersi nel mare aperto, hanno già ridotto i loro costi a 3 centesimi di dollaro per kilowattora. Più complessa e onerosa è la tecnologia del solare, anche se nella ricerca- sperimentazione-diffusione degli impianti fotovoltaici risultano all’avanguardia il Giappone, la Germania e la Svizzera. Seguono l’Olanda e gli Stati Uniti, l'Italia è fra le retroguardie. Nell'attesa dell’innovativa centrale «Archimede», annunciata per il 2007 da Carlo Rubbia, ci si domanda come sia stato speso finora il sovrapprezzo di un «eurocent» al kilowattora che gli utenti elettrici pagano in Italia per lo sviluppo delle fonti rinnovabili.
Così procedono le controversie, attuali e di prospettiva, sugli eventi climatici e i consumi energetici. Non saranno eccessivi, a volte quasi psicotici, questi allarmi per le guerre annuali del caldo? In qualche misura, forse.
Ma i condizionatori termici ormai risultano strumenti necessari del vivere, che difficilmente possono annoverarsi fra i consumi edonistici o distorti. Nei luoghi di lavoro e nelle abitazioni, si tratta del respiro, «l'affanno metropolitano». È in questione l'aria, ci dicono, che il filosofo di Mileto Anassimene poneva come principio di tutte le cose.
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