Bush e Blair divisi dal Day After
15.09.04
Il tempo a disposizione per reagire al cambiamento del clima del pianeta sta finendo, ha ammonito ieri (14 settembre) il premier britannico Tony Blair che si è detto profondamente colpito dalle più recenti previsioni degli scienziati. Blair non crede tuttavia che il congresso americano approverà mai le riduzione delle emissioni inquinanti, e si è detto convinto che un ruolo importante potrà essere svolto dal suo Paese durante la prossima presidenza del G-8, per far emergere la necessità di una nuova “rivoluzione industriale ambientale”.
Il premier britannico, che era stato un sostenitore del protocollo di Kyoto per il blocco della produzione dei cosiddetti gas serra, ha sostenuto in una tavola rotonda prima e in un intervento pubblico poi che è importante affrontare il cambiamento climatico perché “le minacce diventano sempre più chiare” e “la raccolta delle prove sta diventando sempre più veloce”. Ma quello che più preoccupa è che anche se il trattato di Kyoto venisse applicato “ci sarebbe una stabilizzazione delle emissioni mentre abbiamo bisogno di ridurle decisamente”, ha aggiunto Blair.
La presa di posizione del premier è stata accolta con favore dai gruppi ambientalisti, anche se la pubblicazione sul “Times” di un rapporto di un comitato di scienziati elaborato per il Ministero dell’Industria ha scatenato le proteste degli antinucleari. Gli esperti hanno infatti sostenuto che l’energia elettrica in Gran Bretagna dovrà essere fornita per metà dal nucleare se il Governo vuole raggiungere il traguardo previsto dal protocollo di Kyoto. Al momento, invece, l’energia nucleare provvede per un quinto ai fabbisogni di elettricità del Regno Unito.
Ma Patricia Hewitt, ministro dell’industria definisce inattendibile lo studio, vecchio di un anno, e ritiene che la pubblicazione sia frutto di un’operazione mirata di lobby che lavorano per il nucleare. “La realtà è che non ci sono nuove centrali in costruzione” ha precisato “mentre si punta sull’efficienza e su fonti rinnovabili”,
Su questo tema Blair è stato molto prudente: “Penso che ci siano ancora molti problemi con il nucleare se la gente non è preparata ad accettarli e i costi sono così forti. E poi “bisogna affrontare il problema dello stoccaggio dei rifiuti. Non stiamo chiudendo nessuna porta, ma bisogna tener presenti questi dati di fatto”. E frattanto altre tecnologie potrebbero fare una differenza significativa per i cambiamenti climatici”.
Blair pensa che gli Stati Uniti non voteranno per l’attuazione del trattato ma vuole utilizzare il turno di presidenza del G-8, l’anno prossimo, per organizzare “un consenso scientifico e politico a favore di una vigorosa azione a livello globale per verificare i cambiamenti climatici”.
“In primo luogo” ha detto il premier “dobbiamo raggiungere un accordo di tutti sui dati scientifici e poi bisogna coinvolgere nella discussione anche Cina e India”.
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