Sui rifiuti di Acerra
18.09.04
Vorremmo sollevare alcune obiezioni in merito all'intervento sul « caso Acerra» degli esponenti di Lega Ambiente (Della Seta e Buonomo), sul manifesto del 14 settembre scorso. Anzitutto, sostenere che «un corretto sistema di smaltimento dei rifiuti urbani» implica la necessità assoluta di realizzare «alcuni impianti di termovalorizzazione», significa spacciare per legge universale dell'economia ciò che appartiene piuttosto al modo attuale di produzione delle merci, ripetendo, consapevolmente o meno, l'operazione mistificante che Marx imputava alla «scienza economica». Anche all'interno di questo modo di produzione, peraltro, le cose sono un po' diverse da come scrivono i due esponenti di Lega Ambiente. Un «corretto sistema di smaltimento dei rifiuti» dovrebbe scegliere un impianto di termovalorizzazione che fornisca tutte le garanzie necessarie, per l'ambiente e per la salute dei cittadini, e che sia solo il terminale di un processo che consenta di riciclare o riutilizzare la gran parte dei rifiuti prodotti. Non è nemmeno necessario che l'impianto sia costruito ex novo, visto che si possono utilizzare impianti già esistenti (cementifici, centrali elettriche, etc). Il percorso che dovrebbe portare alla costruzione del termovalorizzatore di Acerra, invece, viola e nega queste condizioni. Ciò è conseguenza di una dissennata e antidemocratica politica di gestione straordinaria e dell'affidamento a un gruppo privato (Fibe) di tutta la questione, compresa l'individuazione del sito. E' per questo che la lotta di Acerra non è e non può essere considerata una battaglia localistica: al di là delle legittime preoccupazioni di una comunità locale vi è l'esigenza di discutere di termovalorizzatori e relativi siti solo contestualmente all'adozione di un nuovo piano generale dei rifiuti, che obblighi le amministrazioni comunali alla raccolta differenziata. Siamo convinti che nessun ostacolo si frappone al rapido raggiungimento di una quota almeno pari a quella già conseguita da molti comuni della Campania, se non la mancanza di volontà politica e l'esistenza di interessi privati che vanno nella direzione opposta. In realtà, in Campania l'interesse privato e la connivenza con esso di certi poteri politici, oltre a sequestrare la democrazia, stanno di fatto boicottando la raccolta differenziata.
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