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I danni dell'uomo

Ogni alluvione è un disastro: colpa della deforestazione, generata dalla povertà
23 settembre 2004
Fonte: www.ilamanifesto.it
22.09.04

, Ogni volta che passa un uragano tropicale, Haiti è il paese che puntualmente registra più danni. Il responsabile principale è la deforestazione, in gran parte originata dalla povertà. I dati parlano chiaro: all'inizio del `900 più del 60 per cento del territorio haitiano aveva una copertura verde, nel 1978 si era scesi al 28 per cento, ora tale percentuale è ridotta ad appena il due-tre per cento. Una deforestazione così drastica non ha paragoni nel mondo, e il ritmo è accelerato negli anni `90, in concomitanza con l'impoverimento del paese. Haiti è infatti il paese più povero delle Americhe, quattro su cinque dei suoi otto milioni di abitanti è considerato sotto la soglia di povertà (quindici anni fa erano il 48 per cento) e, caso unico in America latina, c'è gente che muore di fame e malattie. Il 70 per cento di loro usa il carbone per scaldarsi e cucinare, e questo è uno dei motivi principali del disboscamento.

Per il resto, gli alberi vengono tagliati per fare spazio a un po' di allevamento e di agricoltura di sussistenza, su terreni montagnosi e pendenti, che si affianca ai latifondi e ai grandi possedimenti delle multinazionali statunitensi (che si sono insediate nel paese durante l'occupazione Usa, dal 1915 al 1934, per coltivare canna da zucchero, banane e cotone). Le superfici di terreno lavorate in proprio dalla popolazione rurale non sono altro che dei piccoli orti in zone impervie e marginali: il 58,7 per cento possiede infatti da zero a un ettaro di terreno. L'agricoltura comunque rappresenta non più del 30 per cento del prodotto interno lordo del paese e soddisfa solo il 60-70 per cento del fabbisogno interno, mentre nel 1960 superava il 50 per cento. Così, venendo meno la vegetazione in un territorio in gran parte montagnoso, le montagne franano più facilmente e i sedimenti finiscono nei fiumi, che così straripano prima.

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Il fisico Antonio Navarra è dirigente dell'Istituto nazionale di geofisica dove si occupa di simulazioni climatiche. Non appartiene certo alla schiera degli scienziati catastrofisti, rispetto allo stato di salute del clima terrestre si definisce «ottimista ma preoccupato».

Il numero di cicloni osservati da luglio ad oggi è elevato rispetto alla media stagionale. Questo è sufficiente per dire che siamo di fronte a un'anomalia?

Sì, ma non c'è proprio niente di speciale. Gli esperti sapevano già da giugno che quest'estate ci sarebbe stata un'attività superiore alla media, perché le condizioni sull'Atlantico erano favorevoli alla formazione di uragani.

Alcuni climatologi indicano il riscaldamento climatico come una delle cause di questo aumento degli uragani. Lei è d'accordo?

No. Non possiamo distinguere gli eventi di questa estate da un evento provocato dal riscaldamento climatico. In questo caso siamo nell'ambito delle variazioni climatiche naturali, si tratta di un andamento altalenante tipico di questi fenomeni. Non abbiamo elementi per dire il contrario.

Allora perché da più parti si insiste con la teoria del riscaldamento climatico?

E' un legittimo fattore di preoccupazione, ma non possiamo dire con sicurezza scientifica che il riscaldamento globale sia già in atto.

Eppure, un modello previsionale di Meteo France, sostiene che il numero degli uragani sarebbe direttamente proporzionale alle emissioni di gas serra.
Siccome le emissioni di gas serra fanno aumentare la temperatura del mare, e questo è uno dei fattori che scatena gli uragani, in prospettiva è ragionevole pensarlo. Ma stiamo già assistendo, oggi, a questo fenomeno?

La mia risposta è no.

La deforestazione ad Haiti quanto può aver contribuito alla catastrofe? Fino a che punto la mano dell'uomo è responsabile per queste tragedie?

La deforestazione altera il ciclo del carbonio e dunque aumenta l'effetto serra. Ma nel caso di Haiti la deforestazione certo non concorre alla formazione di uragani, è vero però che ha un impatto devastante sul territorio che viene colpito da un fenomeno di questo genere. Bisognerebbe cercare di costruire insediamenti umani compatibili con le condizioni climatiche date.
 
Luca Fazio
Fonte:www.ilmanifesto.it
22.09.04

Secondo un rapporto dell'Undp, l'erosione porta via 36 milioni di tonnellate di terreno superficiale ogni anno. Gli esperti della Fao sostengono addirittura che la crisi ecologica di Haiti è ormai in uno stadio irreversibile («a un punto di non ritorno»), e ogni alluvione rischia di essere un disastro. Appena alla fine di maggio, le violente piogge avevano fatto circa duemila vittime, con interi villaggi spazzati via e vallate trasformate in laghi.
 

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