Ogm, il seme della discordia
12.10.04
Il mite Francesco Storace, presidente di una regione orgogliosamente «ogm-free», ha pienamente ragione quando dice «non credo che su questa questione si possano fare passi indietro». Ecco perché Silvio Berlusconi, uomo di solito molto abile a fiutare l'aria che tira, questa volta rischia di restare tutto solo a difendere la libertà di inquinamento genetico delle industrie del biotech. La linea del governo, che venerdì scorso ha respinto il rigido decreto del ministro Alemanno sulla coesistenza tra agricoltura trazionale e agricoltura ogm, per il momento non ha fatto altro che radicalizzare il livello dello scontro. E il ministro Alemanno, mai stato così popolare in vita sua, potrebbe anche tentare di forzare la mano pur di difendere il suo decreto che verrà riproposto venerdì prossimo; un insieme di norme che a detta degli ambientalisti potrebbe liberare l'agricoltura italiana dagli ogm.
Molto dipenderà dall'orientamento politico della conferenza stato-regioni in programma giovedì proprio per dare una limatura al decreto, ma è improbabile che i presidenti delle 12 regioni «ogm free» si facciano intimidire dalla lobby di Forza Italia pro biotech. Il presidente forzista del Piemonte, Enzo Ghigo, capofila dei governatori anti-ogm, lo ha spiegato a chiare lettere rivolgendosi proprio a Berlusconi. «L'interpretazione del governo non mi trova d'accordo - ha replicato Ghigo - perché noi riteniamo che l'esercizio della libertà sia quello che deve permettere ai produttori e ai consumatori di determinare quello che vogliono coltivare e mangiare. Mentre invece il presidente del consiglio ha espresso un concetto di libertà esteso in un'ottica più a favore degli ogm». Sulla stessa linea di Ghigo si sono già espressi molti presidenti di regioni (Lazio, Emilia Romagna e Toscana in testa), ma è tutta la geografia delle rivolta contro gli ogm a dimostrare che nessuno, tranne rare e timide eccezioni - il friulano Illy e il lombardo Formigoni - ha intenzione di avventurarsi su una strada che in Italia non ha mercato.
Dei 1112 comuni che hanno adottato delibere ogm-free, il 40% si trova al nord, il 30% al centro e il 30% al sud. In Piemonte ci sono 167 comuni ogm-free, e in Campania 157 (questa mattina, alla Camera di commercio di Napoli, verranno consegnate le prime targhe «ogm-free» da posizionare sotto il nome dei comuni); a Trapani, addirittura il 100% dei comuni ha già detto no agli ogm, e proprio ieri la Flai Cgil siciliana ha chiesto al presidente Cuffaro di stringere i tempi per una legge anti ogm. Il governo è trasversalmente circondato.
Quanto alle opposizioni, quelle che hanno sempre battagliato annunciano barricate: «Si tratta di una questione di interesse nazionale, non accetteremo stravolgimenti del decreto», ha minacciato la senatrice verde De Petris. Il centrosinistra, invece, dopo aver passato gli ultimi anni a balbettare (anche) sugli ogm, adesso rischia di vedersi servita su un piatto d'argento una delle mobilitazioni più consistenti contro il governo Berlusconi. Le armi le affileranno già questa sera, a Roma, le decine di associazioni della coalizione Liberi da ogm riunite a Palazzo Rospigliosi (sede della Coldiretti), per la prima volta con la partecipazione ufficiale della Confederazione agricoltura italiana (Cia). Poi, venerdì, a due passi dal consiglio dei ministri, i portavoce della coalizione comunicheranno tempi e modi di una mobilitazione che, se necessaria, si annuncia clamorosa. Per Alemanno, a sei mesi dalle elezioni regionali, questo forse è l'argomento migliore per convincere i suoi amici del governo Berlusconi.
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