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Salvare il ramino salverà l'orango

«La protezione internazionale del ramino dal taglio illegale è un grande passo avanti per salvare quel che resta delle foreste indonesiane, habitat di tante specie animali e vegetali minacciate di estinzione»
13 ottobre 2004
Marinella Correggia
Fonte: www.ilmanifesto.it
12.10.04

battiscopa di ramino «La protezione internazionale del ramino dal taglio illegale è un grande passo avanti per salvare quel che resta delle foreste indonesiane, habitat di tante specie animali e vegetali minacciate di estinzione»: così Sam Lawson, campaigner dell' Environment Investigation Agency (Eia), organizzazione no-profit di «detective dell'ambiente», ha salutato la decisione dei 166 paesi membri della Cites, Convenzione sul commercio internazionale di specie di flora e fauna minacciate di estinzione, presa durante l'annuale conferenza delle parti ora in corso a Bangkok: aumentare la protezione dell'albero ramino (Gonystylus spp.), sottoponendo a controlli precisi il commercio internazionale del suo prezioso legno. Il ramino, che dà un legno chiaro e molto resistente, pregiatissimo (può essere venduto a oltre 1.000 dollari al metro cubo), nasce e cresce a Borneo, Sumatra e nella penisola malaysiana. Non solo diventa sempre più raro, ma il suo taglio, dovuto all'elevata domanda mondiale e agli intrecci d'affari fra compagnie senza scrupoli e governi deboli o corrotti, potrebbe condannare a morte gli ultimi esemplari di oranghi, scimmie antropomorfe, fra le specie più vicine a quella umana. Circa l'80% delle foreste che gli oranghi abitavano sono già state distrutte, e di questo passo gli ultimi individui della specie potrebbero scomparire fra un lustro o poco più. Il parco nazionale indonesiano Tanjung Puting a Kalimantan nel Borneo, habitat degli ultimi oranghi, è assediato proprio dai cacciatori di ramino in combutta con mediatori e amministratori locali. Di fronte a una simile minaccia, nel 2001 l'Indonesia - le cui foreste perdono ogni anno 10-13 milioni di metri cubi di legno, illegalmente tagliato: oltre il 70% del business forestale del paese - aveva inserito nell'appendice III della Cites la specie che ora all'unanimità è passata all'appendice II.
Come meglio spiega il sito della Convenzione (www.cites.org) l'Appendice I comprende specie minacciate di estinzione e ne vieta il commercio; l'Appendice II si riferisce a specie non necessariamente minacciate di estinzione ma il cui commercio deve essere controllato; l'Appendice III si occupa delle specie protette in almeno un paese, il quale chiede agli altri membri della Cites l'assistenza nel controllare i traffici.

La Cites, che fa capo al Programma delle Nazioni unite per l'ambiente (Unep), è per ora l'unico strumento globale che può in qualche modo controllare il commercio illegale del legname. La «promozione» del ramino all'Appendice II può essere importante, se tutti i paesi che l'hanno decisa si impegneranno sul serio nella pratica. Il bando solo indonesiano sul ramino veniva neutralizzato con il contrabbando attraverso Malaysia e Singapore. Perfino secondo una fonte non ambientalista, ovvero Hardwood Markets, la più autorevole rivista dell'industria del legno, buona parte del ramino «malese» proviene in realtà dall'Indonesia. Indagini condotte con molta bravura da Eia e Telapak (organizzazione ambientalista indonesiana) avevano rivelato il «racket del ramino», tagliato illegalmente in Indonesia, «legalizzato» attraverso la Malaysia e Singapore per poi arrivare negli Usa, in Europa e in Giappone. Gli investigatori verdi, fingendosi commercianti di legname, erano riusciti a infiltrarsi smascherando una sofisticata rete di contrabbando che operava attraverso un porto malese.

Di fronte a questa prova, alcuni paesi «consumatori» (come il Giappone) e alcune catene di vendita (negli Usa e in Gran Bretagna) hanno collaborato al bando, ma non è bastato. E, come denunciano Greenpeace e Wwf, la responsabilità dell'Italia è grande. Buona parte delle esportazioni illegali di ramino indonesiano finiscono qua; siamo fra i più grandi importatori di ramino e finora finora abbiamo fatto poco per contribuire alla creazione di un sistema di gestione e certificazione di questo commercio.

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