Ambiente, al senato la fiducia fa scempio
Parchi finalmente «al riparo da speculazioni». Aree protette che grazie al governo Berlusconi «restano tali». Il ministro dell'ambiente Altero Matteoli, già noto come Attila, magnifica il provvedimento che ieri ha scaldato palazzo Madama. In aula, tirati fuori all'improvviso da centinaia di senatori dell'opposizione, spuntano cartelli e striscioni: «Viva villa Certosa». «Per villa Certosa state spogliando l'Italia». «Villa Certosa casa abusiva delle libertà»... Subito dopo alcuni senatori e senatrici si sfilano la giacca, si sbottonano la camicia per mostrare magliette stampate con gli stessi slogan. Riguarderà forse anche la dimora sarda del premier quella che Matteoli, ancora lui, chiama «mini-mini sanatoria»? Figurarsi: «Continuando di questo passo, l'opposizione ci accuserà di qualsiasi cosa. Comprese le condizioni meteorologiche», replica alle proteste il vicepremier Gianfanco Fini. Insomma, solo «contumelie, insulti, catastrofismi». Eppure il governo, dopo aver messo a punto il maxi-emendamento al disegno di legge di delega ambientale che contiene la sanatoria di reati paesaggistici, ha ritenuto anche di dover porre l'ennesima (la numero 23) fiducia sul testo. E così dai banchi del centrosinistra si è levata una sonora protesta. Risultato: registrazione della seduta da parte della Rai sospesa, così come la seduta stessa, e cinque senatori verdi, Sauro Turroni, Loredana De Petris, Fiorello Cortiana, Anna Donati e Stefano Boco (rei di aver inscenato lo «spogliarello» mentre parlava il presidente della commissione ambiente, il forzista Emidio Novi), censurati e espulsi dall'aula da uno scosso Marcello Pera, presidente dell'assemblea.
Fatti sgomberare i senatori «scostumati» (che in realtà hanno lasciato l'aula autonomamente, senza bisogno dell'intervento dei commessi), il governo ha ottenuto rapidamente la fiducia e il via libera al provvedimento (che ora torna all'esame di Montecitorio): 158 sì, 2 no e un'astensione. Alla votazione l'opposizione non ha partecipato, ancora in segno di protesta contro il provvedimento «incostituzionale» (Gavino Angius, capogruppo dei Ds). Contro «la nuova legge vergogna - protesta il verde Turroni - firmata dai deputati Previti e Ghedini» (quest'ultimo, forzista avvocato del premier, smentisce, e Turroni ribatte: «E' vero, forse Ghedini non ha scritto il maxiemendamento, deve averlo dettato»). Il senatore della Margherita Nando Dalla Chiesa annuncia per martedì la presentazione di una proposta di legge: «Norme per la valorizzazione della canzone napoletana», con un vitalizio per Mariano Apicella. Ma la perla della giornata la riserva il relatore del provvedimento, il senatore nazional-alleato Giuseppe Specchia. Che per difendere in tutti i modi il testo e il premier, decide di immolarsi, sebbene nei giorni scorsi avesse dichiarato che lui dal maxiemendamento il condono lo avrebbe escluso. In aula propone invece un'indagine conoscitiva su tutti i parlamentari «per verificare quanti di noi, a cominciare da me, hanno fatto costruzioni abusive».
L'opposizione trasecola. La Casa berlusconiana cerca di tenere il punto ma a tenerla insieme ancora una volta è solo la fiducia. La Lega accantona le sue «perplessità» - dice il senatore Umberto Chincarini - ma «con rammarico» e, appunto, solo «per il voto di fiducia».
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