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Licenza di inquinare: Governo: una bara di cemento per l'ambiente

Attraverso una normativa riscritta da una commissione di 24 superesperti lautamente pagati, il governo cerca di dare uno scossone ai residui baluardi normativi della difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini già duramente provati dalle scelte del governo di centro sinistra. 
24 ottobre 2004
Maurizio Zicanu
Fonte: http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2004/un33/art3421.html
Umanità Nova, numero 33 del 24 ottobre 2004, Anno 84

L'opposizione parlamentare – specie i verdi – ne ha approfittato per fare un po' di teatrino con tanto di cartelli, magliette, urlacci e la rituale espulsione dei parlamentari più caciaroli. I media ci si sono buttati a tuffo enfatizzando l'ennesimo condono varato dal governo Berlusconi. Ma, come sempre in questi casi, la realtà è diversa.

L' approvazione da parte del Senato della "Delega al Governo per il riordino, il coordinamento e l'integrazione della legislazione in materia ambientale" non è che l'ennesima tappa di un decreto presentato nell'ottobre 2001 dal ministro dell'ambiente Matteoli. Nella primavera scorsa sembrava fatta (vedi UN del 25 maggio 2003) ma poi la Camera ha di nuovo cambiato il testo approvato dal Senato e il giro fra i due rami del parlamento è ripreso. Trattandosi di una schifezza non c'è da lamentarsi troppo di questo andirivieni. Anzi.
Approfittiamo comunque dell'attenzione mediatica per fare il punto su questo decreto.

La questione sollevata da verdi e compagnia, quella della sanatoria paesaggistica - in realtà un vero e proprio condono - è solo uno "specchietto per le allodole" che ha il pregio di essere facilmente spendibile in termini propagandistici a causa dell'ormai rituale tentativo di difendere fra l'altro i personalissimi interessi del presidente del consiglio ma che allontana l'attenzione dalla vera minaccia: la Delega permette al governo di riscrivere le leggi ambientali su argomenti fondamentali quali la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati, la tutela e gestione delle acque, la difesa del suolo contro la desertificazione, la questione dei parchi e delle specie protette di flora e fauna, il danno ambientale, la valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica. Attraverso una normativa riscritta da una commissione di 24 superesperti lautamente pagati, il governo cerca di dare uno scossone ai residui baluardi normativi della difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini già duramente provati dalle scelte del governo di centro sinistra. 

I rischi maggiori sembrano riguardare i rifiuti, consentendo semplificazioni nello smaltimento e intendendo ai fini del riciclaggio anche il recupero energetico che deriverebbe dalla termocombustione; libertà, quindi, di bruciare tutto e dovunque per produrre energia. Aumentare il sistema di privatizzazione nella gestione e nella distribuzione delle acque. Differenziare il sistema di aree protette per diversa tipologia e, conseguentemente, per diversi ambiti di tutela in cui sarebbe possibile ammettere l'attività venatoria e ripristinare la priorità dei Comuni nella programmazione territoriale e, quindi, la possibilità di nuovi interventi urbanistici. Infine si teme la volontà di indebolire l'impostazione comunitaria in tema di valutazione di impatto ambientale e di valutazione ambientale strategica. Accanto alle norme oggetto di delega, il Parlamento ha introdotto ulteriori norme definite "immediatamente attuabili". In particolare, questo è il caso dei rifiuti, e specificatamente dei rifiuti ferrosi e non ferrosi. Questi, anche se provenienti dall'estero, non costituirebbero più rifiuto industriale ma "materia prima seconda", conseguentemente ci sarebbe una diminuzione del livello di controllo. Va ricordato che l'Italia è già in procedura di infrazione per aver autonomamente interpretato la definizione di rifiuto in contrasto con quanto stabilito dalle Direttive Comunitarie.

In questo contesto si inserisce il condono approvato dal Senato. In pratica il Governo, con la scusa già sentita mille volte di chiudere con il passato, sana tutti gli abusi realizzati sino al 30 settembre di quest'anno in aree vincolate. Considerando che i vincoli paesaggistici sono posti sul 47% del territorio del nostro Paese, è facile comprendere che non si tratta di una manovra senza importanza: si cerca di far cassa a spese dell'ambiente!

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