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Intervista a Jean Pierre Berlan, direttore di ricerca presso Institut National de la Recherche Agronomique di Montpellier

"Ma il vero problema dell'agricoltura è l'erosione del suolo"

13 novembre 2004
Cristiana Pulcinelli

Jean Pierre Berlan Jean Pierre Berlan, direttore di ricerca presso Institut National de la Recherche Agronomique di Montpellier in Francia, ha una posizione radicale sugli Ogm: non serviranno a risolvere i problemi fondamentali dell’agricoltura che sono altri e si potranno affrontare solo uscendo dalla logica dell’industrializzazione del vivente. In un libro uscito nel 2001 (La guerra al vivente, Bollati Boringhieri editore) Berlan si spinge ancora più in là e accusa le biotecnologie di essere assoggettate al profitto: “La biologia moderna e le sue biotecnologie rientrano più nella speculazione finanziaria caratteristica della nostra epoca che in una scienza completamente dimentica di essersi un tempo schierata sotto la bandiera della verità, dell’obiettività, del disinteresse e dell’emancipazione”.
Berlan è stato recentemente in Italia per partecipare a un convegno e lo abbiamo intervistato.

Berlan, la rivoluzione degli Ogm che fino a qualche anno fa sembrava dovesse cambiare completamente l’agricoltura in poco tempo, finora non c’è stata. Perché?

Ci sono molti motivi. Il primo è che L’Europa ha conosciuto una serie di crisi alimentari. Il secondo è che la ricerca sugli organismi geneticamente modificati non ha portato a niente di veramente interessante. Il terzo è che queste tecniche comportano dei rischi: la gente è pronta ad accettare dei rischi, ma non è disposta a farlo per non ottenere niente di buono. Il quarto motivo è che le persone si sono accorte che cosa voleva dire brevettare gli Ogm, hanno capito cioè che si è riusciti a separare la produzione dalla riproduzione che nell’agricoltura erano sempre state unite. Con la brevettabilità del vivente, il contadino non può seminare il grano biotech raccolto, ma deve comprare le sementi dalle grandi imprese: la produzione rimane nelle mani degli agricoltori, ma la riproduzione diventa il monopolio dei fabbricanti di agrochimici. Per tutti questi motivi la gente ha cominciato a diffidare degli Ogm. Ma c’è anche un quinto motivo, forse il più importante: l’agricoltura industriale, di cui gli Ogm sono figli, ha prodotto un mare di disastri. Un disastro sul piano ambientale, sul piano umano (in Francia un quarto degli agricoltori vive al disotto della soglia di povertà), un disastro alimentare (obesità, malattie cardiovascolari sono in aumento nel mondo occidentale), un disastro sul piano della sanità pubblica (i pesticidi alterano il funzionamento dei sistemi viventi e in particolare degli esseri umani).

Gli Ogm, dicono i loro sostenitori, possono però far migliorare la produzione agricola. Non è d’accordo?

Bisogna tener conto del fatto che le industrie implicate nel biotech nell’ottobre del 2000 hanno deciso di investire 50 milioni di dollari per superare le reticenze che c’erano in Europa contro queste tecniche. Dunque, bisogna tener conto della propaganda.

Qual è allora il problema principale oggi dell’agricoltura?

Il problema numero uno dell’agricoltura mondiale, sia per quanto riguarda la quantità che la qualità della produzione, è la distruzione del suolo e della biodiversità dovuta all’agricoltura intensiva. Nell’ultimo secolo si è perso un quarto delle terre fertili a causa dell’erosione, della salinizzazione, dello sfruttamento eccessivo del suolo. In Francia in molte regioni si produce frumento su frumento, mais su mais utilizzando dei terreni ormai morti, senza più vita.

Se non si pone rimedio a questi problemi cosa accadrà?

Si è calcolato che se a partire dal 1994 tutta l’umanità si fosse nutrita secondo il modello nordamericano, che è anche quello europeo, utilizzando le tecniche di produzione di noi occidentali, in soli due anni tutte le risorse petrolifere del pianeta sarebbero andate esaurite. Questa è la follia di un sistema che utilizza tra 8 e 10 calorie fossili per produrre una sola caloria alimentare. Se continuiamo nella stessa strada – e gli ogm sono il proseguimento di un movimento di industrializzazione del vivente lungo due secoli – le cose andranno sempre peggio. Pensiamo al problema delle eccedenze: oggi noi produciamo delle eccedenze che esportiamo e distruggiamo l’agricoltura del terzo mondo. Bisogna uscire da questa ideologia che è un’ideologia di controllo sociale.

Cosa dobbiamo fare?

Nei primi trenta centimetri di suolo si concentra quasi tutta la vita del pianeta. Su questa pellicola di vita la bisogna concentrare gli sforzi. Per mantenere ciò che c’è e migliorarlo. Non dimentichiamo che gli storici sostengono che l’Impero romano è caduto perché il suolo aveva perso la sua fertilità e l’impero spagnolo è affondato per lo stesso motivo. Purtroppo siamo in una società che bada solo ai profitti immediati e che non prende in considerazione la distruzione completa della possibilità di sopravvivenza nel futuro

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