Alemanno leggermente modificato
12.1.04
L'Italia è quasi libera da ogm. Dopo due mesi di continui rinvii, il ministro per le politiche agricole Gianni Alemanno ieri è riuscito a far approvare il suo decreto sulla coesistenza tra colture geneticamente modificate e colture tradizionali o biologiche. «Finalmente ce l'abbiamo fatta», ha detto Alemanno ringraziando tutte le associazioni del mondo agricolo e ambientaliste che lo hanno sostenuto. Si tratta solo di un primo passo, ma molto importante, che va nella direzione giusta; lo sapevano bene Monsanto, Assobiotec, e le forze interne alla maggioranza (con Forza Italia e Berlusconi in testa) che hanno fatto di tutto per impedire che venisse approvato il decreto. «E' una giornata grigia per chi fa ricerca e innovazione in Italia - piange Roberto Gradnik, presidente di Assobiotec - nel complesso questo decreto fa fare al nostro paese un passo indietro, penalizzando concretamente la nostra agricoltura».
La lobby pro biotec in effetti ha più di una ragione per ammettere che si tratta di una sconfitta pesante per chi avrebbe voluto imporre la libertà di inquinare. D'ora in poi, invece, è sancito il principio che la coesistenza è possibile solo laddove vengano stabiliti criteri che garantiscano la non contaminazione dei diversi generi. Le due filiere (ogm e ogm free) devono essere rigorosamente separate e vige il principio per cui l'esistenza dell'una non può compromettere l'altra. In parole povere, ma ricche di conseguenze, non è consentito inquinare e quindi è possibile coltivare ogm solo a precise condizioni.
Quali saranno queste condizioni dovrà deciderlo un comitato ad hoc di cui faranno parte alcuni esperti, due nominati da Alemanno, due dal ministro dell'ambiente e quattro designati dalla Conferenza stato regioni. E' questo il comitato che dovrà fornire alle regioni le linee guida per elaborare provvedimenti specifici per regolare la coesistenza entro il 31 dicembre 2005: e come è noto ben 13 regioni hanno già espresso la volontà di non volere gli ogm. Fino a quel giorno, gli ogm saranno vietati su tutto il territorio nazionale. La partita quindi non è affatto chiusa, e vista la posta in gioco è lecito aspettarsi imboscate.
Come era prevedibile, il ministro Alemanno però ha dovuto inserire nel suo decreto il principio stabilito dall'Unione europea secondo cui nessuna regione potrà vietare la possibilità di coltivare ogm, ma solo normarla. Significa che una regione non potrà dichiararsi ogm free, poco male però: per raggiungere lo stesso obiettivo basta avere il potere di introdurre norme molto rigide, per esempio sulle distanze tra un campo e l'altro (anche sulla base di studi recenti che negli Usa hanno certificato inquinamento a un distanza di 21 chilometri). Per gli inquinatori, il decreto Alemanno prevede sanzioni sia amministrative che penali, anche se quelle penali non vengono chiaramente esplicitate perché si riferiscono a un precedente decreto del 2001, fatto questo che insospettisce alcuni ambientalisti. Non è d'accordo Alemanno. Quel decreto - all'articolo 1 comma 5 - dice: «Chi rimette in coltura prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate senza l'autorizzazione è punito con la pena dell'arresto da sei mesi a tre anni e dell'ammenda fino a 100 milioni di lire. La stessa sanzione si applica in caso di revoca o sospensione dell'autorizzazione».
Quasi tutto il variegato mondo ambientalista, anche se con toni diversi, esprime soddisfazione per l'emanazione del decreto. C'è chi esulta, come Ivan Verga, vice presidente di Verdi Ambiente e Società (Vas). «L'Italia - dice - è il primo paese libero da ogm. Finalmente il paese è tutelato dalla contaminazione indesiderata delle coltivazioni geneticamente modificate, ora tocca al Parlamento respingere i prevedibili tentativi della lobby biotech di snaturare il decreto e le attese del paese». Ermete Realacci, responsabile ambiente della Margherita, dice «avremo modo di migliorare il decreto in aula se ce ne sarà bisogno, quel che conta è che oggi è stato fatto un passo decisivo». C'è chi invece ha dei dubbi e sostiene che il decreto Alemanno avrebbe potuto essere ben più rigido con le colture geneticamente modificate. E' di questo avviso Federica Ferrario, responsabile della campagna ogm di Greenpeace. «Finalmente il decreto è andato in porto, e questo è positivo. Sinceramente, per la tutela dell'agricoltura e dell'ambiente e per andare incontro alle richieste dei consumatori, avremmo preferito un decreto più restrittivo: per esempio, il termine della moratoria è troppo ravvicinato, è positivo che siano previste sanzioni amministrative, ma non c'è chiarezza sul versante penale in caso di contaminazione una volta scaduta la moratoria». Da qui al 31 dicembre 2005, la battaglia continua.
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