Quella notte a Bhopal non si dimentica
Venti anni fa, la notte del 3 dicembre ( " Quella notte ": così la chiamano in India ), nella cittadina di Bhopal, una delle capitali della cultura indiana, avvenne il più grande disastro ecologico della storia industriale, l' Hiroshima dell' industria chimica, come fu in seguito definito. "Quella notte " nella fabbrica della multinazionale statunitense Union Carbide che produceva pesticidi esplose un deposito di isocianato di metile liquido .Il vento "quella notte" soffiava verso sud, nella direzione dei quartieri poveri. La vasta nube li avvolse rapidamente : morirono forse 5.000, forse 7.000 persone. Molte altre nei giorni successivi. Non si seppe mai la cifra. Centinaia di migliaia rimasero invalidi , spesso ridotti all' accattonaggio. Molti di loro necessitano tutt' oggi di cure regolari. Indra Sinha scrittore anglo- indiano, autore del romanzo " La morte di Mr Love", edito in Italia da Neri Pozza, è uno degli esponenti più in vista del movimento di opinione mondiale creatosi intorno alle conseguenze della tragedia. Bhopal è per Sinha una ossessione. Lottare per i diritti dei superstiti una necessità esistenziale.
" Bisogna provare ad immaginare quei momenti- ci dice-. E' passata da poco la mezzanotte. Tu stai dormendo. A svegliarti è qualcosa che sembra una mano stretta sulla tua gola. Apri gli occhi e ti si riempiono di un fuoco che invade anche il naso e la gola. L' aria è densa di un odore acre, come quello del peperoncino bruciato. Tossisci, cerchi di prendere aria e questo gesto ti riempie i polmoni di veleno. Non puoi sapere cosa è successo alla fabbrica, ti precipiti fuori di casa, come tutti. Ma le strade di Bhopal sono strette come i marciapiedi di una città occidentale . Una folla atterrita le ha invase. Corrono tutti , uomini e animali domestici , urtandosi , calpestandosi. Tengono gli occhi stretti, quasi chiusi perché il gas li brucia . Corrono e si immergono nella nube avvelenata. Il gas riempie i polmoni delle persone, molte delle quali muoiono in strada , soffocate. Entra nelle viscere , provoca vomito e diarrea incontenibili. Donne incinte abortiscono in strada. La luce dei lampioni assume il colore scuro del tabacco. Le foglie sugli alberi diventano nere. Questo è il racconto dei sopravvissuti."
-E' stato comunque possibile accertare qualche responsabilità della Union Carbide ?
" Tutti sapevano che la fabbrica era a rischio. Innanzitutto era folle la scelta di stipare tanto gas in un solo sito . E l' impianto non era curato a dovere . Il gas doveva mantenere una temperatura fra gli 0 e ì 5 gradi ( quando si sparse in aria la temperatura era di 20°), ma non c' era un sistema efficiente di refrigerazione . Un giornalista indiano, Raksuman Kijuani, aveva denunciato la situazione ."
Che sviluppi legali ebbe la vicenda ?
" Penso che quello che è successo dopo sia addirittura più scandaloso della stessa fuga di gas. Per due motivi . Il primo è il rifiuto dei responsabili della multinazionale di voler accettare un processo per quanto accaduto. Il presidente della U. C indiana Warren Anderson risulta latitante per la legge indiana. Come dice il mio amico Dominique Lapierre , che ha dedicato libri, denaro ed energie alle vittime di Bhopal, Anderson è in fuga , come Bin Laden. In realtà conduce una serena vita da pensionato in una villa di Palm Spring. Il governo indiano, su pressione di quello USA, ha manovrato in maniera da derubricare le accuse contro di lui da omicidio colposo a negligenza grave. Contro queste manovre migliaia di indiani hanno fatto lo sciopero della fame e della sete lo scorso anno, risvegliando l' attenzione della pubblica opinione in tutto il mondo . Una iniziativa dura e rischiosa, dato il clima caldo e pesante dell' estate indiana. Per fortuna posso dire che in India c' è una magistratura indipendente e nonostante gli intrighi del governo il giudice incaricato ha sostenuto che Anderson deve rispondere ad un tribunale indiano e deve quindi essere estradato.
"La seconda pietra dello scandalo sono i risarcimenti erogati alle vittime dalla Compagnia, d' accordo col governo di Delhi. Per ogni persona deceduta è stata stanziata una somma una tantum di 1250 dollari. Agli invalidi sono andati 500 dollari: una cifra che, ripartita per questi anni di sofferenza, equivale al costo di una tazza di tè al giorno. "
Com' è oggi la situazione a Bhopal ?
"L' area non è stata bonificata ed è tuttora a rischio. Oggi la fabbrica è chiusa ed è quasi nascosta dalla giungla che l' ha circondata ed invasa. A presidiare quello che sembra il tempio di una religione fallita sono i cobra. A migliaia fanno la guardia a migliaia di tonnellate di pesticidi abbandonati in cumuli scuri come il catrame. Le piogge monsoniche, che durano tre mesi, li sciolgono lentamente e li infiltrano nelle falde acquifere. Analisi del 1989 , confermate da indagini di Green Peace effettuate dieci anni dopo hanno confermato la pericolosità di quelle scorie chimiche . Ufficialmente , è ovvio ,si nega tutto .. "
Che prospettive ci sono per gli abitanti di Bhopal e per la vicenda giudiziaria ?
"Il governo centrale indiano scarica il compito delle necessarie bonifiche sulle autorità locali di Bhopal e, ovviamente, viceversa. Entrambi indicano le colpe della Union Carbide ma questa nemmeno esiste più. E' stata acquistata dalla Dow Chemical ( produttrice della diossina di Seveso, ndr) la quale si rifiuta, ovviamente, di accollarsi responsabilità che non ritiene sue. Il cinismo di una certa classe dirigente indiana ha fatto sì che addirittura qualche deputato di Bhopal abbia cercato di stornare i fondi destinati ai colpiti per interventi nei quartieri non coinvolti.. La verità è che tutti hanno fallito e che la giustizia è apparsa purtroppo manipolabile da interessi politici ed economici. La nostra speranza è nel movimento di opinione che sta crescendo in India e sta avendo sempre più appoggi a livello mondiale. Qualsiasi tipo di aiuto, economico e-o morale che può arrivare alla nostra causa è bene accetto. Anche un semplice messaggio "
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