Sfamare le macchine, non le persone
7.12.04
Quanti stanno promuovendo l'adozione di biocarburanti di origine vegetale sono ben intenzionati, ma sbagliano. Sbagliano perchè il mondo è limitato. Se i biocarburanti decollano (decolleranno o decolassero), saranno (o diverrebbero) la causa di un disastro umanitario e ambientale. Abbiamo bisogno di una soluzione per il surriscaldamento del pianeta causato dalle auto, ma di certo questa non è quella giusta.
Anche se gli esseri umani fossero senza peccato, continueremmo a vivere in un mondo imperfetto. L’idea di Adam Smith - secondo cui promuovendo il suo proprio interesse un uomo "spesso promuove la società più di quanto voglia veramente fare"- e il quadro di Karl Marx - di una società nella quale “lo sviluppo individuale libero è la condizione per lo sviluppo libero di tutti” - sono entrambi ridicolizzati da un ovvio limite. Il mondo è circoscritto. Ciò significa che quando un gruppo di persone persegue il proprio interesse, automaticamente danneggia l’interesse di altri.
L’esempio migliore che viene in mente è l’odierno entusiasmo per i biocarburanti. I biocarburanti derivano da oli di piante, da scarti di raccolti o da legno e possono essere usati per far andare auto, bus e camion. Bruciando ritornano nell’atmosfera sotto forma di carbone, lo stesso carbone che le piante hanno estratto durante la loro crescita. In tal senso, modificandosi da fossile a biodiesel o bioalcool, vengono proposti come la soluzione al cambiamento climatico.
Il prossimo mese il governo britannico dovrà stabilire un budget per il carburante che deriverà dai raccolti, destinato ai mezzi di trasporto. L’Unione Europea vuole che il 2% del petrolio che useremo come biodiesel entro la fine del prossimo anno salga al 6% entro il 2010 e al 20% entro il 2020. Per cercare di raggiungere tali obiettivi il governo ha ridotto le tasse sul biocarburante di 20 pence a litro, mentre l’Unione Europea paga ai contadini un extra di 45 euro a ettaro per i loro prodotti.
Sembrano tutti contenti. I contadini e le industrie chimiche possono sviluppare nuovi mercati, il governo può prestare fede ai suoi impegni nel tagliare le emissioni di carbone e gli ambientalisti possono festeggiare il fatto che il carburante derivante da piante riduca l’inquinamento locale tanto quanto riduce il surriscaldamento globale. Diversamente dalle cellule di idrogeno, il biocarburante può essere distribuito immediatamente. Questo era il modo in cui Rudolg Diesel si aspettava venisse usata la sua invenzione. Quando mostrò il suo motore al World Show nel 1900, lo fece andare con olio di arachidi. Predisse che “l’uso di oli vegetali come carburante per motori può sembrare insignificante al giorno d’oggi ma, nel corso degli anni, questo tipo di combustibile potrebbe diventare importante quanto il petrolio ”(2). Alcune persone favorevoli al progetto sostengono che se il prezzo del combustibile fossile continua a salire, questo proverà che la scelta del biocombustibile era quella giusta.
Spero di no. Quanti stanno promuovendo tale biocombustibile sono ben intenzionati, ma sbagliano. Sbagliano perchè il mondo è limitato. Se i biocarburanti decollano, saranno la causa di un disastro umanitario globale.
Usati come vengono usati ora, in scala molto ridotta, non danneggiano. Poche migliaia di agricoltori nel Regno Unito fanno andare le loro auto con il grasso per le patatine fritte. Ma riciclare oli da cucina in questo paese potrebbe rifornire solo 100.000 tonnellate di diesel all’anno, (3) l’equivalente di 1/380 del nostro carburante per trasporto su strada.
Sarebbe anche possibile utilizzare gli scarti dei raccolti, come le stoppie del grano che possono essere convertite in alcool per l’uso delle auto – The Observer ha pubblicato sabato un articolo a riguardo (4). Mi piacerebbe vedere questi dati, ma trovo difficile credere che saremmo in grado di estrarre più energia di quanta ne usiamo per trasportare e trattare le stoppie. I piani dell’Unione Europea, come quelli di tutti i sostenitori del biomovimento, dipendono dall’andamento del raccolto destinato all’uso di carburante. Non appena si esaminano le implicazioni si scopre che la cura è cattiva tanto quanto la malattia.
I consumi di petrolio per anno per i trasporti su strada in Gran Bretagna sono di 37.6 milioni di tonnellate. L’olio vegetale più produttivo, che può essere coltivato in questo paese, è quello della pianta di colza. La media del rendimento è tra 3 e 3,5 tonnellate per ettaro (6). Una tonnellata di semi di colza produce 415 kg di biodiesel.(7). In tal caso ogni ettaro di terra arata può fornire 1.45 tonnellate di carburante per il trasporto.
Per far andare auto, bus e camion con il biodiesel verrebbero richiesti, in altre parole, 25.900 ettari di terra per la coltivazione. In Gran Bretagna ce ne sono 5.700(8). Dando via libera al carburante verde si richiederebbe un volume di campi arati pari a 4 volte e mezzo quello attuale. Il target europeo del 20% entro il 2020 consumerebbe quasi tutta la nostra campagna.
Se la stessa cosa accadesse in tutta l’Europa, l’impatto sulla produzione globale di cibo sarebbe catastrofico: a tal punto da inclinare la bilancia globale da un netto surplus a un netto deficit. Se, come alcuni ambientalisti richiedono, questa coltivazione “pro-carburante” si verificasse in tutto il mondo, la maggior parte delle aree coltivabili del pianeta verrebbe utilizzata per produrre cibo per auto e non per noi esseri umani!
Questo prospetto suona, di primo acchito, ridicolo. Ma siamo sicuri che se ci fosse una richiesta di cibo mai vista prima, il mercato garantirebbe l’utilizzo dei raccolti per sfamare la gente piuttosto che le macchine? Non c’è nessuna garanzia per questa ipotesi. Il mercato risponde al denaro e non alle necessità. La gente che possiede delle auto ha più soldi di coloro che sono a rischio di fame. In una gara tra la richiesta di “cibo per auto” e “cibo per persone povere”, i proprietari di auto vincerebbero sempre. Qualcosa del genere è già successo. Sebbene 800 milioni di persone siano permanentemente malnutrite, l’aumento globale nella produzione dei raccolti foraggieri viene usata per alimentare gli animali: il numero di capi di bestiame sulla terra è quintuplicato dal 1950.(9) La ragione risiede nel fatto che coloro che acquistano carne e latticini hanno più potere d’acquisto di coloro che comprano solo foraggi di sussistenza.
Il carburante verde non è solo un disastro umano ma anche ambientale. Quanti sono preoccupati circa la scala e il volume dell’attuale attività agricola, dovrebbero considerare ciò che accadrà quando verrà utilizzata dall’industria per estrapolarne combustibile. Inoltre, se cerchiamo di sviluppare un mercato per i semi di colza da destinare ai biocombustili in Europa, si svilupperà immediatamente un mercato per la produzione di olio di palma e di soia. L’olio di palma può produrre 4 volte tanto l’olio di colza per il biodiesel e, inoltre, viene coltivato in luoghi dove la manovalanza è più economica. Le piantagioni sono già una delle principali cause mondiali della deforestazione tropicale. La soia ha un minor rendimento rispetto alla colza, ma l’olio è un sottoprodotto della lavorazione di alimenti per animali. Un nuovo mercato stimolerebbe un’industria che ha già distrutto la maggior parte del cerrado brasiliano (uno degli ambienti 'biodiversi' più conosciuti al mondo) e la maggior parte delle sue foreste tropicali.
È scioccante vedere come l’attenzione di alcuni ambientalisti possa essere tanto ristretta. Lo scorso mese al meeting di Parigi, un gruppo di scienziati e di verdi, studiando il repentino cambiamento climatico, decise che le idee di Tony Blair (ossia affrontare il surriscaldamento del pianeta e gli aiuti all’Africa) potevano entrambe essere risolte trasformando l’Africa in una zona di produzione del biocarburante. Questa strategia, secondo il suo ideatore, fornisce uno sviluppo sostenibile per molti paesi africani che potrebbero produrre biocarburante a prezzi competitivi.(10) So benissimo che la definizione di sviluppo sostenibile si è modificata, ma non sono al corrente del fatto che ora includa anche affamare il mondo e sradicare le foreste tropicali. Lo scorso anno la Commissione Parlamentare britannica sull’ambiente, sull’agricoltura e sull’alimentazione, che si suppone sia specializzata nell’esaminare ogni proposta, esaminò ogni possibile conseguenza della produzione del bio-carburante (dal rendimento agricolo ai numeri delle allodole) ma non si preoccupò di analizzare l’impatto sul rifornimento alimentare. (11)
Abbiamo bisogno di una soluzione per il surriscaldamento del pianeta causato dalle auto, ma di certo questa non è quella giusta. Se la produzione di bio-carburante sarà sufficiente a modificare il cambiamento climatico, allora sarà anche tale da affamare il mondo.
2. Eg Monsanto, senza data. The Biodiesel Revolution. http://www.monsanto.co.uk/biofuels/071202.html.
3. British Association for Biofuels and Oils, senza data. Memorandum delRoyal Commission on Environmental Pollution. http://www.biodiesel.co.uk/press_release/royal_commission_on_environmenta.htm
4. Robin McKie, 21 novembre 2004. Forget the tiger. Put some mushrooms in your tank . The Observer.
5. Dipartimento dei trasporti , 2004. Petroleum Consumption: by Transport Mode and Fuel Type. http://www.dft.gov.uk/stellent/groups/dft_transstats/documents/page/dft_transstats_031767.pdf
6. Dipartimento dell'ambiente, cibo e politiche agricole, Crops for Energy Branch, 17 novembre 2004.
7. ibid.
8. Dipartimento dell'ambiente, cibo e politiche agricole, 2004. Agriculture in the UK 2003. http://statistics.defra.gov.uk/esg/publications/auk/2003/chapter3.pdf
9. Lester R. Brown, 1997. The Agricultural Link: How Environmental Deterioration Could Disrupt Economic Progress. Worldwatch Paper 136. The Worldwatch Institute, Washington DC.
10. Dr Peter Read, 20 ottobre 2004. Good news on climate change. Abrupt Climate Change Strategy Workshop. Press Release. http://www.accstrategy.org/goodnews.html
11. House of Commons Committee on Environment, Food and Rural Affairs, 29 ottobre 2003. Seventeenth Report. http://www.publications.parliament.uk/ pa/cm200203/cmselect/cmenvfru/929/92902.htm
Fonte: http://www.monbiot.com/archives/2004/11/23/feeding-cars-not-people/
Traduzione di Marta Cerpelloni per Nuovi Mondi Media
Sociale.network