La beffa atomica: incidenti, guai e pasticci nucleari
10.12.04
Polemiche fra Trieste e Lubiana: Evidenziare i rischi della centrale nucleare slovena di Krsko, situata a 140 km dal confine italiano, e sensibilizzare l'opinione pubblica al problema della sicurezza ambientale: questi gli scopi di una manifestazione organizzata dai Verdi, a Trieste, alla quale ha partecipato anche la deputata Luana Zanella. Gli Amici della Terra Trieste ed i Verdi hanno organizzato due presidi davanti alla prefettura di Trieste e davanti al consolato Sloveno, richiedendo l'incontro con i rappresentanti dei due governi.
Nonostante l'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea sarebbero ancora irrisolti molti dei problemi sulla sicurezza della centrale elettronucleare, a partire dalla realizzazione di un sito definitivo per lo stoccaggio delle scorie per arrivare al rischio sismico dell'area in cui è ubicato l'impianto.
La manifestazione è anche servita per richiedere al Governo italiano l'attuazione delle leggi comunitarie per l'informazione dei cittadini nei confronti del rischio radiologico e sulle misure di prevenzione da adottare (a partire dal piano di emergenza esterno). Un'altra richiesta riguardava inoltre il piano di emergenza esterna del porto di Trieste (uno dei porti italiani in cui possono transitare e sostare unità militari a propulsione nucleare).
Una delegazione degli Amici della Terra e dei Verdi è stata ricevuta dal vice Prefetto di Trieste che ha parzialmente accolto le richieste degli ambientalisti spiegando che a breve sarà disponibile il piano di emergenza del porto di Trieste; è questo un primo importante risultato che vale anche per gli altri porti italiani. La delegazione è stata quindi ricevuta anche dal console sloveno di Trieste, Josef Susmel. Il console ha consegnato il piano di emergenza sloveno relativo alla centrale di Krsko e anche il programma del governo Sloveno relativo alla dismissione dell'impianto (comunque dopo il 2024).
Il taglio alle tasse pagato dai fondi per la sicurezza atomica versati dai cittadini?
Per finanziare il taglio alle tasse, il governo ha deciso di utilizzare anche i fondi per la sicurezza nucleare pagati dai cittadini nella bolletta elettrica. I soldi (100 milioni di euro) destinati alla Sogin, la società responsabile dello smantellamento, della messa in sicurezza e della gestione delle centrali italiane, sono quindi rientrati nel calderone della revisione delle imposte. La norma, che è contenuta nell'emendamento approvato dal governo, ora all'esame della commissione bilancio del Senato, desta la preoccupazione e la condanna dell'opposizione.
"Il taglio ai fondi per la sicurezza nucleare deciso dal Governo Berlusconi è un ulteriore esempio di scarsa attenzione per l'interesse del Paese e per il futuro dei cittadini", dicono Ermete Realacci, responsabile territorio della Margherita, e Fabrizio Vigni, capogruppo Ds in commissione Ambiente. "Saranno contenti - considerano i deputati - quanti vivono in zone dove vi sono impianti nucleari da mettere in sicurezza e nei pressi di siti di scorie radioattive. In tutti i casi si è trattato di un vero e proprio imbroglio ai danni di tutti gli italiani che avevano contribuito a creare questi fondi tramite il pagamento del prezzo del chilowattora".
British Energy perde energia da due centrali
British Energy ha comunicato che nei giorni scorsi alcuni problemi alle due centrali atomiche di Heysham e Hartlepool hanno provocato la perdita di energia pari a 6,4 miliardi di chilowattora negli ultimi sei mesi. La compagnia ha anche comunicato di avere deciso di aumentare gli investimenti in sicurezza e manutenzione delle sue centrali atomiche di 120 milioni di sterline l’anno, portandoli a 200-250 milioni.
La giapponese Tepco deve chiudere il reattore di Fukushima
La Tokyo Electric Power Co. (Tepco) ha programmato di chiudere il reattore numero 3 alla centrale di Fukushima Dai-Ni (Giappone settentrionale) per condurre ispezioni e completare alcune manutenzioni. L’impianto resterà fuori servizio per 209 giorni e ripartirà nel giugno prossimo.
Fuori servizio per microfratture reattore californiano
Un generatore atomico da 1.100 Megawatt è stato fermato nella centrale californiana di San Onofre dopo la scoperta di piccole fratture nelle caldaie del pressurizzatore dell’unità 3. L’impianto con le piccole fratturazioni deve reggere alla pressione di 2.200 libbre per pollice quadrato. L’unità 3 era già stata fermata il 26 settembre per una ricarica di combustibile durata 55 giorni ed era rientrata in linea il 21 novembre.
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