"State of Fear"
14.12.04
L’ultimo giallo di Michael Crichton, l’autore di best seller come Jurassic Park , ha suscitato le ire di Michiko Kakutani del New York Times , il critico più potente d’America. Il giallo, State of Fear («Stato di paura»), pubblicato dalla Harper Collins, è politically incorrect , ossia provocatorio. Come nota il critico, i cattivi non sono quelli della giallistica ortodossa, i fanatici del jihad, i Goldfinger alla James Bond, la mafia. Sono invece i verdi e i loro seguaci, da Hollywood ai liberal . Nel libro, gente che nel nome della causa uccide con animali esotici o veleni naturali («noblesse oblige»).
Se si trattasse di uno sketch comico per la tv, scrive il New York Times , l’idea sarebbe brillante. Ma Crichton, un uomo di destra e un antiambientalista, è molto serio. Lo è al punto tale che in un’appendice intitolata «Messaggio dell’autore» smentisce che esista un effetto serra. E traccia un’analogia tra gli odierni fautori della difesa della natura e i fautori dell’eugenetica all’inizio dello scorso secolo (negli Usa l’eugenetica condusse a crimini come la castrazione e l’imprigionamento di minorati veri e presunti). «Non dico che siano la stessa cosa - sostiene - ma le somiglianze non sono superficiali».
State of Fear racconta di un gruppo di verdi che, per procurarsi fondi e appoggi, scatenano una serie di catastrofi naturali. Uno dei loro capi ricorda Ralph Nader, l’avvocato dei consumatori, un altro Martin Sheen, l’attore e attivista sociale. L’eroe del libro è un guru dell’hi-tech, un professore del prestigioso Mit (la tesi dell’amministrazione Bush è che bastano le tecnologie, non servono politiche di protezione per salvare l’ambiente). Spiega Crichton: «Sospetto che nel 2100 la popolazione globale sarà meno numerosa di oggi, consumerà più energia e godrà di una natura più rigogliosa della nostra».
Il New York Times è sarcastico: «Le persone che amano gli alberi sarebbero il male», commenta. Definisce il giallo «assurdo» e lo paragona a un film caro alla sinistra, «The Day after Tomorrow», in cui le catastrofi naturali sono causate dall’incuria di un vicepresidente che sembra il ritratto di Richard Cheney. E conclude: Crichton poteva risparmiarci una simile risposta.
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