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La scorie nucleari andranno all'estero

Un anno dopo Scanzano il governo rinuncia al sito unico nazionale per i rifiuti radioattivi. Le critiche degli ambientalisti
21 dicembre 2004
Antonio Massari


Il biglietto non è di sola andata: 250 tonnellate di scorie nucleari partiranno dall'Italia per raggiungere, si presume, Francia e l'Inghilterra, gli unici due stati che hanno a disposizione la tecnologia adatta per vetrificarle. Poi torneranno, ma non si sa quando, perché la condizione per il rientro è la costruzione di un deposito unico nazionale. Comunque, due anni al massimo, e i rifiuti nucleari avranno varcato la frontiera: parola di Antonio Marzano, ministro delle attività produttive, che a tredici mesi dalla rivolta di Scanzano con un decreto mette mano all'emergenza nucleare. Costo dell'operazione: 300 milioni di euro. Il decreto è stato firmato il 2 dicembre da Marzano e dal Commissario straordinario Carlo Jean, delegato dal governo alla sicurezza delle installazioni militari, nonché presidente della Sogin. Il trasporto riguarderebbe il 99% della radioattività presente in Italia, cioè il combustibile irraggiato: si tratta, per lo più, di barre lunghe 4 metri rimaste nelle centrali di Caorso, Trino Vercellese e Saluggia. «E' una data storica», commenta il vicesindaco di Caorso, Angelo Grilli, «la ricorderemo con una grande festa». Esulta il deputato leghista Massimo Poliedri: «E' una soluzione attesa da 20 anni». Nessuna soddisfazione a Scanzano Ionico: «E' evidente che si tratta di una scelta provvisoria», dice Antonello Bonfantino, del comitato Scanziamo le scorie, «il problema delle scorie si riproporrà: dove le seppelliranno? Saremo soddisfatti solo quando cadrà l'idea di un sito unico».

La decisione del Governo non riguarda il centro Itrek di Rotondella, in provincia di Matera, dove sono conservate 64 barre di combustibile irraggiato provenienti dalla centrale Usa di Elk River. Dovrebbero essere trasferite negli Stati uniti ma la procedura s'è notevolmente rallentata. Scettiche sul decreto Marzano gli ambientalisti: «Un atto dovuto», dice Andrea Fasullo, responsabile energia e clima per il Wwf Italia, ««si tratta di una decisione scontata, vista la pericolosità delle scorie: possiamo solo restare tranquilli per una ventina d'anni, ma temiamo il loro rientro in Italia per lo stoccaggio definitivo, abbiamo già corso un rischio con la sciagurata scelta di Scanzano Ionico». Ermete Realacci, deputato dei Verdi e presidente onorario di Legambiente, invece pensa che con questo decreto «il fumo sia di gran lungo superiore all'arrosto». E' una critica dura: «A un anno da Scanzano», continua Realacci, «non è cambiato nulla, il Governo non ha fatto alcun passo concreto. Per le nazioni con bassa quantità di scorie ad alta intensità, come la nostra, l'Unione europea aveva previsto la possibilità di stoccare i rifiuti nei siti regionali. Un'occasione sprecata. Il bello è che continuano a toglierci 100 milioni euro all'anno dalla bolletta Enel, una cifra che in origine andava destinata alla Sogin e ai Comuni che ospitano le scorie. Adesso, visto che non è più utilizzata per questo motivo, con la bolletta paghiamo una tassa. I soldi che servivano per risolvere un grave problema di sicurezza, come quello delle scorie, di fatto è entrato nella finanziaria per ben altri motivi. E vorrei aggiungere un ultimo particolare: giovedì scorso durante un'audizione in commissione ambiente alla Camera, la Sogin, ha smentito che ci fossero accordi con paesi stranieri per lo stoccaggio definitivo delle scorie più pericolose. Come si accordano queste affermazioni con il decreto, che è stato firmato due settimane prima? Quali sono i veri contorni della vicenda?».

Intanto, non appena il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, toccherà proprio alla Sogin avviare le procedure per scegliere il fornitore: due i nomi, la francese Cogema e l'inglese Bnfl. La scelta avverrà attraverso una gara, per organizzare la quale serviranno due mesi, mentre per portare a termine l'operazione occorreranno un paio di anni.

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