La rivoluzione di Emilio Riva: dà soldi alla squadra del Taranto e compra la pace con le istituzioni
Non saranno stati i sette giorni che sconvolsero il mondo (quelli della rivoluzione russa del '17), ma sicuramente una settimana di quelle che capitano raramente nella vita.
Dopo aver marciato per quattro anni su fusi orari diversi, a volte opposti, come il giorno e la notte, il sindaco di Taranto ed il presidente dell'Ilva, hanno sincronizzato gli orologi. L'ora X è scattata a Bari, nella presidenza della Regione Puglia, al cospetto di Raffaele Fitto, nei panni dell'orologiaio. E' suo il merito di aver regolato i bilancieri. Un lavoro certosino. Di precisione. Ma che, alla fine, ha prodotto i risultati auspicati.
Era il 15 dicembre e tra un'intervista al tg delle 14 ed una stretta di mano, Rossana Di Bello e Gianni Florido hanno annunciato: è scoppiata la pace.
Sia chiaro, insieme a Comune e Provincia, hanno firmato tutti: Cgil, Cisl, Uil e Associazione degli industriali. Nero su bianco, Riva ha ribadito quanto ripetutamente affermato in questi anni e Fitto, in parallelo, ha elargito 60 milioni di euro per la riqualificazione di Tamburi e Statte. Tutto come da copione: se ne parlava da due anni di questi soldi e, finalmente, qualcosa ha cominciato a materializzarsi.
Ma a cambiare il corso della storia, come spesso accade, è sempre l'ultima postilla. Quella piccola, scritta a fondo pagina, con la quale Palazzo di Città e Palazzo del Governo, rinunciavano alle costituzioni di parte civile nei processi ambientali a carico dell'Ilva. Un gesto di coerenza molto apprezzato dall'ingegner Emilio Riva.
Perfetto! Così, Fitto è riuscito a sincronizzare le lancette delle ore. Per quelle dei minuti, non c'è stato bisogno del suo intervento. Riva e Di Bello, hanno fatto tutto da soli (o quasi) ed in quattro e quattr'otto, dal cilindro del patron sono sbucati 600mila euro per il Comune di Taranto che il sindaco Di Bello ha, prontamente, dirottato sulle casse rossoblu del Taranto Sport di Blasi. Un'autentica strenna natalizia! Tutto è bene quel che finisce bene. Un lieto fine degno del miglior Frank Capra che riscatta anche il burbero ingegner Riva.
Ma cosa accadrà ora che i titoli di coda sono scivolati via insieme al rullo ed alla colonna sonora?
La cokeria ed i parchi minerali, oltre ad essere due tra i reparti più inquinanti del centro siderurgico, erano due simboli della lotta all'inquinamento che si identificava in due atti altrettanto forti: la chiusura delle batterie 3/6 ad agosto del 2002 e la confisca dei parchi minerali confermata in appello appena qualche mese fa. A disinnescare la prima "bomba", quella delle cokerie, ci ha pensato il governatore Fitto, autorizzando, pur in assenza delle Bat, il rifacimento delle batterie spente. A staccare la seconda miccia, mano nella mano, sono stati Florido e Di Bello, rinunciando al maxi risarcimento al processo sui parchi minerali e mettendo la Cassazione, nelle condizioni di soprassedere sulla confisca, visto che persino le parti lese (ci perdoni l'imprecisione giudice Sebastio), si ritireranno dal procedimento penale.
Già, Sebastio. Tra l'indifferenza generale, il procuratore aggiunto, ha annunciato al "Corriere" (in un'intervista pubblicata lunedì scorso), di voler cambiare aria. Come dargli torto: dopo essersi occupato per tanti anni d'ambiente, forse, è stanco di tutti questi... veleni.
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