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I cambiamenti climatici il vero "terrore globale"?

Temperature aumentate vertiginosamente, le linee costiere si ritirano, le precipitazioni violente sono all'ordine del giorno..."Tuttavia ancora voliamo, guidiamo, consumiamo ed inquiniamo come non mai", afferma Mark Townsend (in uno speciale del Guardian, pubblicato di recente) valutando le conseguenze complessive del mutamento climatico, verificabili in Gran Bretagna come in qualsiasi altro luogo del pianeta.
28 dicembre 2004
Liliana Adamo (redazione@reporterassociati.org)

 
Temperature aumentate vertiginosamente, le linee costiere si ritirano, le precipitazioni violente sono all'ordine del giorno ed anche se gli speaker seguitano a cianciare che "dovremo farci l'abitudine" si sa che il cambiamento del clima è la vera minaccia del terrore globale. "Tuttavia ancora voliamo, guidiamo, consumiamo ed inquiniamo come non mai", afferma Mark Townsend (in uno speciale del Guardian, pubblicato di recente) valutando le conseguenze complessive del mutamento climatico, verificabili in Gran Bretagna come in qualsiasi altro luogo del pianeta.

E' dalla terra, dal letto dei fiumi, dai ghiacci e dal mare, dall'intero regno della natura che si registrerebbe la catastrofe imminente. C'è un angolo dello Yorkshire del sud, dove ammassi di scorie e scarti ferrosi s'annidano nel suolo, coabitando con le distese boscose, contaminando l'humus salmastro di un canale navigabile divenuto in breve tempo, il più inquinante della Gran Bretagna.

Alcune miglia più a sud, il centro dell'Inghilterra contraddistingue il punto esatto dove il sogno della verde Bretagna è sicuramente scomparso: a Conisborough, il parco ambientale chiamato enfaticamente The Earth Centre non è sopravissuto alle difficoltà. Grazie ad una cospicua largizione di denaro pubblico era stato concepito come esempio di lifestyle anglosassone: rispetto ambientale, comportamenti eco-compatibili.

Una creazione nata non sull'idea che lo sviluppo sostenibile si renderebbe garante delle future generazioni, ma per assecondare un progetto che attutiva l'impatto di un depauperamento ormai giunto al suo limite; eppure, secondo Townsend, il progetto di per sé appariva troppo "esoterico per una società usa e getta, del qui ed ora". Per affermare quel concetto reso "esoterico" da chi continua a propinarci frottole ed idiosincrasie sull'esistenza del global warming - un'accensione catastrofica con reazioni a catena - e sulla sua reale pericolosità, sarà sufficiente serbare la memoria dei dinosauri, estinti 65 milioni d'anni fa.

La scomparsa di molte specie continua a qualificare pessimamente gli ultimi decenni della vita sul pianeta. Dopo il ripetuto allarme (cui non si è dato soluzioni) e i referti, le grandi foreste stanno morendo. Gli oceani più profondi subiscono un'emorragia vitale ad un tasso che, nelle statistiche, parrebbe quasi inimmaginabile. Nell'ultima decade lo strato gelato dei picchi più alti si è rapidamente assottigliato in modo tale che, nonostante i violenti uragani imperversino ad intervalli ravvicinati, la nostra potrebbe essere l'ultima era del ghiaccio.

Ogni giorno la lascivia sintetica abbandonata nel suolo, nell'acqua e nei corpi non pone vie d'uscita. In realtà nessuna scienza sa ricominciare punto e a capo e l'isola di Mark Townsend cambierà faccia prima che qualcuno metterà in atto una radicale inversione di marcia. Al medesimo livello la trasfigurazione avverrà sulla nostra penisola, sulle coste delle Canarie, sui deserti del continente africano, molto più velocemente di quanto la storia potrà presagire.

Il problema si nasconde anche alla coscienza collettiva, il cambiamento climatico rimarrà ancora per molto un concetto troppo astratto affinché la maggior parte della gente comprenda, questo vale anche per gli inglesi. Townsend nell'articolo del Guardian, racconta di come molti ambientalisti tedeschi hanno viaggiato per miglia e miglia in una sorta di "pellegrinaggio" fino all'Earth Centre, all'esoterico centro di salute ecologista, per trovarlo chiuso; brutalizzata dai complessi equilibri della competitività economica ed indifferente agli equilibri della natura, oggi, la regione dello Yorkshire del sud è fra le zone più inquinate della Gran Bretagna.

Desideri frustati dopo la rivoluzione industriale.

Due terzi dei prodotti chimici che provocherebbero varie forme di cancro, sono stati rilevati nei cieli spenti della verde Inghilterra, sprigionati da alcune fabbriche (oggi privatizzate) in 10 città campione. Nell'agosto scorso, mentre The Earth Centre è venuto a mancare, beffardamente distrutto da una violenta reazione del global warming (una pioggia torrenziale che ha invaso interamente lo Yorkshire), Jonathon Porrit, l'uomo che Tony Blair ha scelto per riuscire dove altri hanno fallito, si è installato nella sede di Gloucestershire nella veste di Presidente per la commissione governativa di sviluppo sostenibile.

Che fare? Intanto si è subito preoccupato di lanciare un messaggio non facile però di rigore: "Dobbiamo vivere in senso meno offensivo, avendo la consapevolezza che il cammino può essere un processo lento e doloroso." Ma il diluvio che si è scatenato in tutta la regione, che ha fatto tracimare fiumi e torrenti, causato danni economici superiori alla media, mettendo in ginocchio quella parte dell'Inghilterra centrale molto meglio dei paventati attacchi terroristici, è soltanto una scheggia degli errori e dei progetti, affondati insieme all'attrattiva turistica dell'eco-parco.

Il cambiamento del clima inquieta non poco il fisico cinquantaquattrenne John Schellnhuber, direttore per il Centro di ricerca di Tyndall, dove gran parte dell'eminenza grigia scientifica sviscera l'ultimo episodio meteorologico del 16 agosto scorso. "E' l'ultima torsione della natura." spiega con ansia. "Questo è soltanto l'inizio, dobbiamo fare previsioni che ci mettono in pericolo.Le cose possono mettersi male per tutti noi". Nel momento stesso in cui la nazione ha chiesto spiegazioni sull'eccezionalità dell'evento, Tony Blair ha ricevuto successive istruzioni dal consiglio tecnico, ma per un primo ministro così risoluto la priorità spetta alla necessità di trovare le armi di distruzione di massa, possibilmente di là dai propri confini, ha annunciato quindi che favorirà un'attività industriale "rispettosa e sostenibile".

La volontà di mettere in pratica le "buone intenzioni" per una "buon'economia", sarebbe stata premiata se il suo governo avesse reso operativo il programma destinato al riciclaggio, come per esempio della carta, prima ancora che se ne cominciasse a parlare. Secondo i calcoli di Schellnhuber per il prossimo futuro, il surriscaldamento globale e i cambiamenti climatici potrebbero essere appellati come "Bankrupt Britain".

Le compagnie assicurative prevedono risarcimenti alle stelle e corrono ai ripari, anzi sono certi che entro il 2060 il costo della vita nell'economia globale, il valore dei prodotti e dei servizi, saranno soggetti ad una considerevole impennata. I documenti redatti dai funzionari delle Nazioni Unite, completati in ottobre, rivelano che, causa i disastri naturali, moltissime persone e società hanno subito danni economici raddoppiati rispetto alla passata decade, per non parlare dell'alto numero di perdite umane.

Budget causa ed effetto

In Inghilterra i costi per i disastri prodotti dal clima, sono quasi triplicati. Al punto che nessuno ha concesso una sterlina quando la natura ha sprigionato la sequenza di calamità e The Earth Centre è stato sacrificato. Nessuno pare interessato a rimetterlo in piedi. Quattro violenti uragani hanno fatto il giro del pianeta: dalla Florida ai Carabi, mentre il Bangladesh è crollato per l'inondazione più feroce degli ultimi quarant'anni, persino i grandi ghiacciai del plateau tibetano, che misurano un quarto delle sconfinate pianure cinesi, si sono trovati a liquefarsi con una rapidità che rende stupefacente la loro sopravvivenza in questo secolo.

L'aumento medio della temperatura s'attesta intorno a 5.8 C. Questo s' evidenzierebbe come un dato modesto, invece basta l'aumento per metà del valore, per minacciare i ghiacci della Groenlandia che si scioglierebbero più velocemente di quanto possano essere sostituiti, secondo i meccanismi originari. S'avrebbe così un tangibile aumento dei livelli oceanici che inonderebbe le coste meridionali ed orientali dell'Inghilterra.

Sir David King, un autorevole scienziato dello staff governativo, è convinto che il surriscaldamento globale è la vera minaccia per un terrorismo più diffuso e capillare, l'ostacolo più grande che le civiltà occidentali si troveranno a fronteggiare nel prossimo futuro.

Al contrario delle più disfattistiche previsioni, uno studioso di statistica, il danese Bjorn Lomborg, pone invece molti dubbi. Autore di un libro piuttosto critico sulle valutazioni finora fatte circa il global warming, "The Skeptical Environmentalist" (L'ecologo scettico), porta avanti la filosofia del determinismo teorico. Una minaccia è coerentemente effettiva e di lunga durata, ma il sistema energetico della biosfera e l'equilibrio terrestre, in condizioni di stress cronico, possono rivelare inusitati sviluppi d'auto-protezione, modificando gli assetti e dunque le conseguenze.

La salvaguardia del pianeta può essere attuata soltanto all'interno di una società globalizzata ed intensamente tecnologica. Le sue previsioni sul rischio del surriscaldamento globale, ritenute credibili e rassicuranti, sono in programma sui libri scolastici e lo stesso Lomborg ha una carica governativa, in veste di consulente scientifico, eppure l'ex attivista di Greenpeace, tutto è tranne che un vero e proprio specialista e la comunità scientifica internazionale lo ha accusato di palese disonestà intellettuale, poiché nel suo testo, le fonti sono alterate o "interpretate"per sostenere le sue tesi.

I primi in classifica

Antecedente alla ratifica del protocollo di Kyoto, la Russia di Vladimir Putin non era conosciuta al mondo per richiedere il parere degli ecologisti, neanche ad un ecologista alla Lomborg, per dirla tutta. Per la completa mancanza di politiche ambientali, il suo paese ha meritato davvero una pessima fama; non c'è un portavoce di tale passività con la stessa essenza di Putin, un ultra conservatore, avversario dell'ambiente. Alla fine che Putin riconosce il protocollo non assolve la Russia dal suo passato e dalla leggerezza con cui ha avvelenato gran parte dell'Asia ed Europa.

Tuttavia il grande inquinatore del pianeta resta l'America. Esistono documenti redatti da Schellnhuber e dalla sua equipe che invitano il governo americano a non sottovalutare i cambiamenti climatici in atto. Rivelano, tra l'altro, che, in meno di cinquant'anni, un pezzo dello Yorkshire, il litorale che va da Norwich a Colchester, si ritroverà sott'acqua; che le obsolete infrastrutture di Londra non riusciranno a far fronte agli acquazzoni monsonici, che il canale navigabile più famoso di Londra, il Tamigi, si è trasformato in una cloaca con lo scarto di 600.000 tonnellate d'escrementi, tutto l'eccedente che il sistema fognario non riesce a smaltire.

I documenti, mai pubblicati, accennano all'emergenza per le sostanze tossiche sprigionate dagli anticrittogamici e deplorano la distruzione degli habitat fluviali, quei terreni saturi d'umidità una volta considerati ecosistemi per la fauna selvatica; nonostante gli sforzi del volontariato e dell'associazioni ambientaliste, non esiste un programma serio, per serbare le aree verdi dei "wetlands".

Dal carbone al plutonio

Per la prima volta il movimento ambientalista inglese si trova ad affrontare un impensabile rompicapo, se il cambiamento del clima è un automatismo artificiale, indotto dall'uomo e dal profitto, allora ridurre le emissioni del biossido di carbonio nell'atmosfera diventa d'importanza vitale; ma invertire la corsa resta una chimera e un'utopia, esoteriche quanto The Earth Centre.

Oltre le risorse energetiche alternative di cui si discute da anni (la sfida non è mai stata raccolta con giusto pragmatismo), l'unica fonte d'elettricità che non esacerba il cambiamento climatico è il nemico numero uno dell'ideale verde: l'energia nucleare. In realtà "la rivoluzione verde" pontificata da Blair (più o meno il tre per cento dell'elettricità in territorio inglese proviene dal vento, dal sole, dal mare e via dicendo) è una strategia pubblicitaria campata in aria.

La fonte principale d'elettricità è ancora in quelle riserve del nord, ricche di gas e carbone che si esauriranno nell'arco dei prossimi dieci anni. Blair, come Bush e il resto dell'occidente, ha bisogno dei giacimenti petroliferi del Medio Oriente, o, viceversa si userà massicciamente il plutonio; d'altro canto, le vecchie, sporche centrali elettriche, alimentate dal carbone, che hanno guidato la rivoluzione industriale, non sembrano essere più difendibili da nessuna parte in causa.

Per molti ecologisti parlare di scelta nucleare come ultimo compendio ed incrementarne l'utilizzo, è semplicemente un anatema e per quanto mi riguarda se dovessi scrivere sull'incognita delle scorie e dei pericoli delle centrali, mi servirebbe un altro articolo.

Towsend allora si chiede: qualora i membri d'Al-Qaeda attaccassero una qualsiasi centrale atomica, per esempio quella di Cumbrian, gli avvenimenti di Chernobyl sarebbero come "una nota a piè pagina". ma anche senza l'appoggio di un attacco terroristico, il plutonio di Sellafield è riuscito a contaminare perfino i denti dei bambini. Non stanno meglio quelli di Retford e Doncaster che vivono presso le sommità fumanti di carbone, propulsore delle centrali elettriche. Bambini che tossiscono per l'asma e le malattie respiratorie, alcuni si ammalano di cancro.

In conclusione l'opinione diffusa sulle politiche energetiche resta ancorata agl' elementi fondamentali di vita e per gran parte del movimento ecologista il governo inglese deve espandere il suo programma (definito "pietoso") circa le risorse rinnovabili e farne un altro per il risparmio energetico. Il primo ministro inglese si tesse le lodi da solo, invocando ai suoi l'esigenza di "pensare ambientale", ma si rifiuta, ad esempio, d'imporre tasse di combustione agli aerei super-veloci del nuovo aeroporto internazionale. Un volo di tre ore sbatterà in atmosfera gas di scarico pari a quello che un singolo automobilista distribuisce in un anno.

C'è un'evidente incongruenza tra le parole e i fatti, un conflitto tra i discorsi e gli obiettivi reali, ma siamo tutti noi che non ancora possediamo quel cambiamento di cultura, presumibilmente perché abbiamo smarrito il senso del cambiamento e ci accontentiamo di dissimulare l'escalation del global warming, di chiudere gli occhi per non vedere.

L'umanità è invecchiata, compresa quella in età giovanile e l'ironia vuole che anche domani sia un altro giorno.

 

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