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Dopo lo tsunami

Allarme rosso per il corallo

5 gennaio 2005
Fonte: www.lastampa.it
28.12.04

La barriera corallina Il maremoto che ha ucciso migliaia di persone nell'Asia sud orientale potrebbe anche avere provocato gravissimi danni alla barriera corallina. Lo ha affermato un esperto oceanografo thailandese.

«L'impatto è irreversibile, ha detto Thon Thamrongnawasawasdi dell'università di Bangkok. «Non avremo mai indietro le ricchezze del passato». Il problema è che le enormi ondate provocate dal terremoto hanno sollevato una grande quantità di sabbia e questa fluttuando nel mare o ricadendo sul fondo ha tolto il vitale contatto con la luce al corallo. Senza la luce e l'attività conseguente di fotosintesi, il corallo muore. Se il corallo muore, poi tutta la vita marina ad esso connessa subisce inevitabilmente la stessa sorte, ha commentato l'esperto.

Per Silvio Greco, direttore di ricerca presso l'Icram (istituto di ricerche sul mare del ministero dell'ambiente), l' ennesimo colpo inferto al corallo «è una ferita nella ferita», mentre secondo il responsabile scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna siamo di fronte ad un«disastro innaturale» ed è ormai un «vero e proprio circolo vizioso» quello nel quale ci siamo infilati. I sistemi naturali, infatti - sottolineano entrambi gli esperti - hanno una buona capacità di tornare agli stati di equilibrio precedenti i grandi stress. Peccato che l'uomo ci abbia messo lo zampino».

«I due terzi dei sistemi coralligeni - ricorda Bologna - sono seriamente danneggiati« e questo non li mette in grado di reagire al meglio ad un evento così traumatico come quello del maremoto di sabato notte. Ad essere in pericolo sono »soprattutto le colonie più giovani, spiega Greco, sempre che la situazione si stabilizzi nel prossimo futuro». Il danno principale consisterebbe nella mancata fotosintesi, a causa dell'intorbidimento delle acque, da parte delle alghe che vivono in simbiosi con il corallo: «Che prima le espelle - spiega Bologna - e poi muore proprio perchè rimasto "orfano"». Per poter stilare un bilancio definitivo è però ancora presto. Due le variabili in gioco, secondo Greco: «Da un parte, non sappiamo se la situazione stia tendendo a stabilizzarsi o meno; dall'altra, non conosciamo nei dettagli la capacità di risposta delle aree bersaglio».

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