Smog, diecimila morti ogni anno
15.01.05
Va bene che bisogna morire, ma non può far piacere a nessuno sapere che il privilegio di vivere in città trafficate come Milano o Roma costa mediamente - e come minimo - due anni di vita. Ma questo è niente. E' ancora più impressionante un altro studio pubblicato dalla rivista Epidemiologia & prevenzione e anticipato dal settimanale L'Espresso: in Italia ogni anno muoiono 10 mila persone per inquinamento. Non si tratta di una proiezione statistica intravista in una palla di cristallo: lo studio in questione infatti non tratta le patologie che si cronicizzano nel tempo, come i tumori, ma riguarda gli effetti acuti che colpiscono la popolazione, specialmente bambini e anziani, nei giorni immediatamente successivi ai picchi inquinanti. Infarti, crisi respiratorie. Stando così le cose, il minimo che si possa fare è chiedere un incontro urgente con il presidente del consiglio, come ha fatto Leonardo Domenici, presidente dell'Anci e sindaco di Firenze: «Una strategia integrata di comuni, regioni e governo è l'unico strumento per fronteggiare questa emergenza che ormai da anni rende indispensabili misure adeguate per tutelare la salute». Lo scenario catastrofico imporrebbe una drastica revisione del modello di sviluppo delle aree urbane, ancora calibrato sul primato dell'automobile. Invece, periodicamente, come è successo ieri in alcune città, viene affrontato con provvedimenti tampone. Targhe alterne, o blocchi domenicali, come curare una polmonite acuta con un infuso di menta tiepida. A Roma, Bologna e Torino, per esempio, è partito ieri l'esperimento dei giovedì a targhe alterne che durerà fino a primavera. La cura palliativa del giovedì serve soprattutto a ridurre la concentrazione nell'aria delle polveri sottili che entrano in circolo nel sangue (Pm10). Nella capitale (oltre che 1600 multe in tre ore), il provvedimento ha fatto calare il traffico solo del 14%, e di poco le polveri. E anche a Torinonon sembrano calate granché. La soglia di allarme dei 50 microgrammi per metro cubo nei centri urbani viene quasi sempre superata: a Milano, dove il Pm10 si attesta mediamente attorno ai 100 mg/m3, nell'ultimo mese e mezzo ci sono stati solo sette giorni di aria respirabile (domenica nel capoluogo lombardo, e a Como, Brescia e Bergamo, infatti il blocco sarà totale).
Viene da domandarsi cosa succederà quando entrerà in vigore la direttiva Ue che entro il 2010 renderà obbligatorio non superare una soglia di 20 mg/m3 di Pm10. A piedi per sempre? La politica dei blocchi a singhiozzo e delle targhe alterne, sostengono alcuni non senza ragioni, del resto rimane l'unica possibile in casi di emergenza; e dunque ben venga, se non altro perché ogni tanto può tornare utile riflettere sulla non indispensabilità dell'auto come mezzo di trasporto. Quanto ai tanto auspicati «provvedimenti strutturali» per la mobilità sostenibile, da sempre rimangono lettera morta.
Eppure, come potrebbe ammettere anche il nostro medico di famiglia Girolamo Sirchia, di inquinamento si muore davvero. A ogni innalzamento della concentrazione dei veleni dell'aria, spiegano i curatori dello studio Misa 2, segue sempre l'innalzamento della mortalità e dei ricoveri nei dieci giorni successivi. Nel periodo preso in esame (1996-2002), in 15 città si sono registrati circa 2000 decessi all'anno; considerando la totalità della popolazione italiana, fanno circa 10 mila all'anno. Il primato di città più mortifere spetta a Roma e Milano, seguono Bologna, Genova, Palermo e Verona. Rischiando di ripetersi, Francesco Ferrante, presidente di Legambiente, ancora una volta chiama in causa il governo, il poco coraggio degli amministratori e la necessità di stanziare più fondi. «Ci vorrebbero atti coraggiosi - dice - e misure anche drastiche di limitazione del traffico da parte dei comuni. Quanto al governo, continua a tagliare i finanziamenti laddove dovrebbero essere incentivati e non permette investimenti per il potenziamento del trasporto». Per la serie da qualche parte bisognerà pur cominciare, Ermete Realacci (Margherita) prende di mira i fuoristrada che impazzano nelle città, «è assurdo pensare a strategie di vario genere per poi ritrovarsi assediati dai veicoli che in molti casi inquinano il triplo di una utilitaria».
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