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Effetto serra e scelte politiche

Inquinamento da ignoranza

16 gennaio 2005
Giovanni Sartori
Fonte: www.corriere.it
16.01.05

Global Warming

Il fumo di sigaretta fa male ai polmoni? Certo che fa male. Ma è proprio sicuro che faccia male? Novanta specialisti di malattie polmonari su cento risponderanno di sì (mia stima), ma dieci risponderanno che la scienza deve sempre dubitare e quindi che loro non sono sicuri. D’altronde c’è anche chi sostiene che il fumo fa bene. Prenda e porti a casa, ministro Sirchia. Del pari, è proprio sicuro che le nostre città siano sempre più avvelenate da polveri sottili e quindi da uno smog urbano che ci fa respirare male? I soliti novanta risponderanno di sì; ma i soliti dieci risponderanno che proprio non si sa, visto che le misurazioni sono lacunose e insufficienti. Il che è vero; ma non toglie che quando annuso l’aria di Città del Messico o di Pechino o di Calcutta, io annuso un’aria che puzza, che puzza senza ombra di dubbio, che puzza anche se sono infreddato. L’ambientalista scettico (un certo Lomborg) ci fa sapere che però l’aria di Londra è migliorata. Sì, certo; proibito il carbone, a Londra si respira molto meglio. Ma Lomborg sorvola sul fatto che in mille e mille città di tutto il mondo (in Italia primeggiano Roma, Milano e Napoli) la «gassificazione» è sempre più frequente.

Come che sia, dal fumo ci possiamo salvare smettendo di fumare e dall’avvelenamento urbano scappando in campagna. Resta però il problema dello sfascio ecologico del pianeta terra. E dalla terra, se butta male, non possiamo scappare. Ma è vero che butta male? E cioè è vero che l’inquinamento crescente dell’atmosfera da anidride carbonica e altri svariati gas produce un effetto serra che riscalda la terra e che di conseguenza modifica il clima, le piogge, le siccità e quant’altro? Oppure questo scenario è soltanto uno spauracchio agitato da allarmisti pagati da sinistri interessi? Secondo quasi tutti i competenti è molto verosimile. E questa volta la stima non è mia; è di Donald Kennedy, direttore dell’autorevole rivista Science , che scrive così: «Il 90 per cento della comunità scientifica è convinta della gravità della situazione ambientale».
La scienza è raramente unanime; ed è bene che non lo sia. Però è unanime nel sostenere che la terra non è quadrata ed è sicuro che l’acqua è un composto di idrogeno e di ossigeno. E in ogni caso la scienza è governata dal consensus scholarum , che varia nel tempo e che può anche essere sbagliato. Ma la scienza che sbaglia può soltanto essere corretta e modificata dal processo e dal metodo scientifico. In un mondo serio di persone responsabili dovrebbe essere così. E dovrebbe essere così soprattutto quando è in gioco il destino della terra e, con esso, il nostro destino. Ma il nostro è diventato un mondo nel quale imperversano i fattucchieri, i ciarlatani e i furbacchioni. Secondo Martin Rees, una autorità internazionale di cosmologia, il nostro secolo potrebbe essere «finale» nel senso che esiste una probabilità su due che tra cento anni la razza umana faccia la fine dei dinosauri. Colpa del sole? No.

Secondo la National Academy of Sciences degli Stati Uniti l’ipotesi che il riscaldamento degli ultimi vent’anni dipenda da cause naturali «è semplicemente insostenibile». Dunque colpa dell’uomo. Ma secondo Rocco Buttiglione (l’altro giorno in tv) queste sono tutte «bugie della tribù ecologista». Come lo sa? Lo sa perché Buttiglione ha già letto Crichton. E chi è Crichton? È un romanziere di thriller, di fantascienza pseudo documentata. Negli Usa non c’è gruppo di scienziati di rilievo che non lo abbia già duramente condannato. Ma lui vende decine di milioni di copie, e poi lo sostiene Murdoch e da noi il filosofo del Papa. Grazie per l’aiuto a farci finire tutti male.

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