Traffico Polemiche, chi ha paura di rinunciare ad andare a quattro ruote
19.01.05
La coerenza e l'identità politica dovrebbero misurarsi anche su problemi come quello del traffico, in cui si collegano e si incrociano le grandi scelte di governo, le più immediate decisioni dei comuni e i nostri stili di vita quotidiani. Le tanto evocate trasversalità non dovrebbero arrivare fino al punto da annegare in un calderone qualunquista un dibattito strategico quale a ben vedere è quello sullo smog. Anche perché dietro lo smog ci sono le altre emissioni, quelle climalteranti di CO2, quelle del Protocollo di Kyoto inviso a Bush e sorbito malvolentieri da Berlusconi. Quindi, attenti a quello che succede tra targhe alterne e provvedimenti antismog. Le critiche spesso sacrosante alla episodicità degli attuali blocchi del traffico, alle troppe deroghe e alle molte incertezze con cui sono gestiti, sono insidiose e talvolta malintenzionate.
Il vero conflitto di fondo infatti è o dovrebbe essere quello tra chi è favorevole e chi è contrario a limitare il traffico privato motorizzato nelle città, che sia per un giorno, per trenta o per sempre. Dove vanno a parare le critiche ai blocchi di questi giorni? Vanno nella direzione di esigere provvedimenti più coerenti e decisi? Temo che talvolta o spesso siano invece l'armamentario dialettico di chi non vuole che si colpiscano veri o presunti interessi corporativi, di chi non vuole che si cambi il sistema di mobilità, o più banalmente di chi difende le proprie abitudini.
Da cinque anni seguo le vicende dei blocchi del traffico, prima come assessore a Torino poi come giornalista specializzato (su www.ecodallecitta.it) e so che sempre ci sono state parecchie deroghe ai blocchi. Le ho sempre trovate quasi tutte poco giustificate, come quelle per i giornalisti o per gli invitati ai matrimoni. Purtroppo non è neanche la prima volta che si fanno deroghe per gli spettatori delle partite di calcio (in genere richieste da prefetti e questori per motivi di ordine pubblico, come se la pedonalità favorisse le risse.) Penso anche che un dibattito pubblico preciso sulle deroghe e i permessi direbbe molte cose sulla nostra società e sui suoi valori. Trovo però un po' strano che tutto d'un botto dopo cinque anni alcuni mezzi di informazione scoprano adesso che ci sono le deroghe o che molti automobilisti comunque non rispettano il divieto (e vengono multati). Ripeto: ben vengano queste osservazioni ma solo se servono a pretendere più incisività. Ma è a questo che mirano? Troppe volte si sente dire: una giornata di blocco non serve a niente. Ma anche chi da sinistra giustamente invoca provvedimenti strutturali e non congiunturali non può eludere opportunisticamente il nodo del cambiamento delle abitudini e quindi delle limitazioni al traffico privato.
Ci battiamo per potenziare il trasporto pubblico locale (e per rovesciare le priorità degli investimenti, contro le grandi opere stile ponte sullo Stretto) ma non accreditiamo l'idea che l'attuale abuso di automobili e motorini sia tutto necessitato, tutto dovuto alle carenze del trasporto pubblico. E' forse più vero il contrario: l'abuso di auto e di moto ostacola i mezzi pubblici depotenziandoli, e scoraggia l'uso della bici. Le singole giornate di blocco del traffico parziale o totale ovviamente non risolvono il problema al di là dell'orario in cui sono in vigore, ma dimostrano una cosa fondamentale: che un altro modo di muoversi è possibile, che si riesce fare quasi tutto anche senza i mezzi motorizzati privati. Ed è a partire da queste esperienze e anche, diciamolo, da questi sentimenti, che si possono progettare i cosiddetti interventi strutturali. I quali dovrebbero consistere innanzitutto in regole, cioè in riforme senza spesa: come le pedonalizzazioni, le corsie riservate, le zone a traffico limitato, le domeniche a piedi permanenti sul modello dei Fori imperiali a Roma. Non stiamo parlando solo di desideri o di gusti, ma dell'interesse di massa a una migliore qualità della vita. Nonché del rispetto di una direttiva europea che impone alcuni limiti, che purtroppo le città italiane oggi superano abbondantemente. E' particolarmente sfacciato l'atteggiamento degli esponenti della Cdl, che fanno a gara a protestare contro le targhe alterne quando non sono i loro assessori a imporle, e che sostengono un governo che ha tagliato lo sviluppo del trasporto pubblico locale. Ma non è facile scorgere nell'insieme degli atteggiamenti del centro sinistra - là dove è al governo e dove è all'opposizione - una coerenza alternativa al predominio delle marmitte.
E' giusto dunque dire che i provvedimenti di questi giorni non bastano, o non sono gestiti con sufficiente coerenza. Ma attenti a chi dice che non servono: volontariamente o no, è un conservatore dell'automobilismo.
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