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Conto alla rovescia per una catastrofe mondiale

Mutamento climatico: un rapporto mette in guardia sul pericolo per il mondo di raggiungere il punto di non ritorno in 10 anni, con conseguenze catastrofiche quali siccità, crisi dell’agricoltura e scarsità d’acqua!
28 gennaio 2005
Michael McCarthy
Fonte: www.disinformazione.it
28.01.05

Tempesta Un rapporto internazionale pubblicato il 25 gennaio mette in luce chiaramente per la prima volta il punto di non ritorno del riscaldamento globale, e la cattiva notizia è che il mondo ha quasi già raggiunto questa soglia di pericolo.
Una task force internazionale di politici, business leaders e ricercatori spiega molto dettagliatamente che il conto alla rovescia prima di arrivare ad una catastrofe mondiale dovuta al cambiamento climatico è notevolmente breve. La loro relazione indica che il punto di non ritorno del riscaldamento globale potrà essere raggiunto in soli 10 anni, o persino meno.

Il rapporto, dal titolo Meeting The Climate Challenge (“Affrontare la sfida del clima”, NdT), è rivolto a policymakers di tutti i paesi, a cominciare dai leaders nazionali, ed è stato calcolato in modo da coincidere con le promesse del primo ministro britannico Tony Blair, il quale, in qualità di presidente di turno del G8 e dell’Unione Europea, dovrà impegnarsi ad avviare, nel corso del 2005, azioni efficaci per far fronte al problema del cambiamento climatico.
È la prima volta che in un documento di così alto livello vengono analizzate importanti scoperte sul pericolo di questo punto di non ritorno del riscaldamento globale, ossia l’aumento della temperatura oltre la quale i danni per il mondo sarebbero irreparabilmente disastrosi. Questi potrebbero comprendere: danni di vaste proporzioni all’agricoltura, scarsità d’acqua e gravi siccità, aumento di malattie, innalzamento del livello del mare e scomparsa delle foreste, con l’ulteriore possibilità di bruschi eventi catastrofici, come per esempio, riscaldamento globale “incontrollato”, scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia, o blocco della corrente del Golfo.

Il rapporto afferma che questo punto di non ritorno si trova a 2°C sopra la temperatura media prevalente nel 1750, prima della Rivoluzione Industriale, quando, cioè, le attività umane per prime cominciarono ad avere effetti sul clima, in particolar modo la produzione di gas a effetto serra, come il biossido di carbonio (CO2), il quale trattiene il calore del sole nell’atmosfera. Tuttavia, lo studio mette in evidenza che da allora la temperatura globale media è già aumentata di 0.8 gradi, con aumenti maggiori in corso: quindi, il pianeta ha poco più che un singolo grado di temperatura prima di raggiungere il punto cruciale.
La relazione, inoltre, stima che la concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera, oltrepassata la quale l’aumento di 2°C diventerebbe inevitabile, è di 400 ppm (parti per milione) di volume. 
Il livello attuale di CO2 nell’atmosfera è di 379 ppm, ma tale valore aumenta al ritmo di più di 2 ppm all’anno, quindi, è probabile che la soglia di 400 ppm venga oltrepassata in soli 10 anni, o persino meno (sebbene l’aumento di 2°C della temperatura possa richiedere più tempo).
“Per l’ecologia si tratta di una bomba ad orologeria che sta per scoppiare”, ha detto Stephen Byers, l’ex ministro dei trasporti britannico, il quale è stato co-direttore della task force che ha elaborato il rapporto assieme al senatore repubblicano degli Stati Uniti Olympia Snowe. Lo studio è stato condotto dall’Institute for Public Policy Research britannico, dal Centre for American Progress americano e dal The Australian Institute.
Consulente scientifico del gruppo di lavoro è il Dr. Rajendra K. Pachauri, presidente dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) delle Nazioni Unite.

Il rapporto invita tutti i paesi facenti parte del G8 affinché acconsentano a generare un quarto della loro elettricità da fonti rinnovabili entro il 2025 e a raddoppiare gli investimenti per la ricerca su tecnologie a bassa emissione di CO2 entro il 2010. Incoraggia anche il G8 a formare un gruppo che si occupi di problemi climatici con a capo nazioni leader in via di sviluppo, come per esempio, l’India e la Cina, paesi con alte e crescenti percentuali di emissioni di CO2 nell’aria.
“Quello che si è voluto sottolineare è che si potrà raggiungere un clima stabile solo grazie a ciò in cui investiamo oggi e nei prossimi 20 anni, non con ciò che facciamo a metà del secolo o dopo”, ha affermato Tom Burke, un ex consigliere del governo che si occupa di questioni ambientali, ora consulente ambientale in ambito aziendale.
Il rapporto mostra chiaramente le potenziali conseguenze catastrofiche del superamento della soglia. Riporta: “Se si oltrepassa il livello di 2°C, i rischi per le società umane e gli ecosistemi aumentano significativamente”.
“E’ probabile, per esempio, che incrementi anche maggiori della temperatura media comportino considerevoli perdite per l’agricoltura, un numero di gran lunga maggiore di popolazioni a rischio di mancanza d’acqua e impatti negativi sulla salute di vaste proporzioni. Aumenti della temperatura media potrebbero anche compromettere una proporzione molto elevata delle barriere coralline nel mondo e causare danni irreversibili ad importanti ecosistemi terrestri, inclusa la foresta pluviale amazzonica”.
Il rapporto continua: “Oltrepassare il livello di 2°C significa aumentare anche i rischi di un cambiamento climatico brusco, accelerato o incontrollato. Si potrebbero raggiungere punti critici climatici, portando, per esempio, alla perdita dell’Antartico e delle calotte glaciali della Groenlandia (con conseguente innalzamento del livello del mare di più di 10 metri nel giro di qualche secolo), il blocco della circolazione termica degli oceani (assieme alla corrente del Golfo) e la trasformazione delle foreste del pianeta e dei terreni da depositi di carbonio a vere e proprie fonti di carbonio.”

Note: Environment Editor - 24 gennaio 2005
http://news.independent.co.uk/world/environment/story.jsp?story=603975
Traduzione per disinformazione a cura di Arianna Ghetti
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