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Scorie nucleari verso l'Inghilterra

L'Inghilterra intavola trattative per l'importazione delle scorie nucleari da paesi stranieri per coprire il deficit e gli alti costi di gestione del proprio settore nucleare
1 febbraio 2005

manifestazione antinucleare

L'Inghilterra intavola trattative per l'importazione delle scorie radioattive da paesi stranieri e sorprende gli ambienti nuclearisti e antinuclearisti dell'intera Europa. Una decisione in netta controtendenza rispetto alle politiche attuate nel passato dal governo britannico contro l'ipotesi di importazione delle scorie dall'estero.

"The government has decided to bury Japanese, German, Italian, Spanish, Swiss and Swedish nuclear waste in Britain as a money-making venture to help pay for the UK's own unresolved nuclear waste problems." Inizia in questo modo l'articolo pubblicato il 15 dicembre 2004 sul "The Guardian".

La Gran Bretagna non possiede ancora un deposito per le scorie. Il materiale radioattivo proveniente dall'estero finora era avviato al riprocessamento negli impianti di Sellafield e vincolato alla "riconsegna" al paese d'origine al termine del trattamento.

Il riprocessamento è di per sé sufficientemente profittevole per le casse inglesi. Perché quindi cambiare radicalmente politica? La risposta arriva direttamente dal segretario per il commercio Patricia Hewitt: un'entrata addizionale di 680 milioni di sterline da utilizzare per lo stoccaggio di lungo periodo anche dei rifiuti radioattivi "made in UK" senza necessità di realizzare una nuova tassa sui contribuenti inglesi. La nuova politica inglese mira anche a incentivare la domanda dei processi di riprocessamento, soprattutto da paesi come il Giappone. Il mancato ritorno delle scorie potrebbe favorire la nascita di nuovi contratti con i paesi esteri.

Come gestirà le scorie l'Inghiliterra? Nulla è stato ancora deciso ma, molto probabilmente, la decisione finale si indirizza verso uno stoccaggio tradizionale in depositi ingegneristici o di profondità. La grande quantità di scorie prodotte dai reattori inglesi non sembra cambiare molto la grandezza del problema aggiungendo anche le minime quantità provenienti dall'estero. Tramite l'importazione delle scorie l'Inghilterra prevede di coprire il grande deficit di spesa del deposito di scorie nazionale. I paesi interessati all'esportazione delle scorie sono diversi: Giappone, Germania, Svizzera, Spagna e Svezia.

L'Italia approva l'esportazione delle scorie. Forse, non a caso, l'Italia nel corso di dicembre 2004 ha decretato il bando di gara per l'esportazione delle scorie all'estero per i prossimi vent'anni, lasciando di stucco i movimenti antinuclearisti italiani. Dopo aver tentato invano la strada del deposito unico geologico a Scanzano Jonico, il governo italiano intraprende pertanto quella dell'esportazione temporanea. Una scelta indispensabile per predisporre il decommissioning delle vecchie centrali nucleari italiane e riaprire il tavolo sul rientro del nucleare in Italia senza eccessivi disordini sociali per la scelta del deposito unico.

Cambiano gli scenari internazionali. Il mercato internazionale delle "scorie" è stato finora concentrato in Russia. Con la decisione del governo inglese si apre verso nuovi scenari politici ed economici. Il mutamento arriva proprio da quell'Inghilterra in cui pochi mesi fa furono rilasciate dichiarazioni sugli eccessivi deficit economici delle centrali nucleari inglesi. Un dato su cui far riflettere chi oggi propone il ritorno del nucleare in Italia.

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