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La privatizzazione dell’acqua: tutto quello che la Commissione Europea non vuole farvi sapere

Alcuni documenti che sono stati fatti trapelare insieme ad uno scambio di e-mail rivelano che l’Unione Europea ha chiesto a 72 paesi di aprire i loro mercati ad aziende dell’acqua private.
10 febbraio 2005
Daniel Politi

bicchiere d'acqua Alcuni documenti che sono stati fatti trapelare insieme ad uno scambio di e-mail rivelano che l’Unione Europea ha chiesto a 72 paesi di aprire i loro mercati ad aziende dell’acqua private.
Le richieste sono arrivate dopo un periodo di intensa cooperazione e consultazione tra aziende dell’acqua e rappresentanti di commercio della Commissione Europea, organo esecutivo dell’UE, che nel 2001 hanno portato all’ultimo round di negoziazioni dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO).

Gli incontri erano stati fissati per discutere uno dei trattati principali del WTO: l’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi (GATS) – una serie di regole che coprono aree di commercio internazionale in materie come energia, telecomunicazioni, educazione, turismo, trasporti e acqua.

Il nuovo incontro avrebbe esteso lo spettro dell’accordo originale e avrebbe esplorato nuove vie per liberalizzare il commercio dei servizi in tutto il mondo. L’idea era chiara e semplice: membri del WTO avrebbero negoziato tra loro per facilitare gli spostamenti tra un paese e l’altro dei servizi e delle compagnie che li forniscono. I membri del WTO potevano elencare i servizi per i quali garantivano accesso a fornitori stranieri e poi richiedere che un membro aprisse mercati per i quali non si era impegnato; le aziende straniere si sarebbero poi offerte di provvedere ai servizi. I termini del trattato sono stati negoziati dai governi degli stati membri del WTO.

Secondo le negoziazioni, la Commissione Europea ha inviato richieste di liberalizzazione dei servizi a 109 paesi e 72 di queste chiedevano di aprire il mercato dell’acqua. Le richieste, che dovevano restare segrete, sono state fatte arrivare al Polaris Institute, un gruppo di sostegno non profit, che prontamente le ha pubblicate in rete. Fino a quel momento erano noti soltanto agli addetti ai lavori.

Comunicazione e Cooperazione

Il Consorzio Internazionale del Giornalismo Investigativo del Centro per l’Integrità Pubblica ha ottenuto un’attenta analisi da parte di un gruppo di controllo con sede ad Amsterdam – il Corporate Europe Observatory-, il quale rivela che alcuni funzionari della Commissione Europea tenevano regolarmente incontri e ed erano in contatto costante con rappresentanti di numerose grosse aziende dell’acqua e che gli interessi di queste ultime erano largamente riflessi nelle richieste avanzate dall’UE, con scarsa attenzione alle esigenze della comunità in generale.

“Ciò che questi documenti mostrano è che la [CE] si identifica nettamente con gli interessi delle aziende quando definisce gli obiettivi delle negoziazioni del GATS”, dice Olivier Hoedeman del Corporate Europe Observatory. “[La Commissione] non sta facendo altro che usare il GATS per portare avanti gli interessi di espansione del mercato delle grandi aziende dell’acqua con base in Europa”.

Le comunicazioni via e-mail evidenziano anche il valore attribuito all’opinione delle aziende.
Una e-mail, spedita nel giugno 2002 da Ulrike Hauer della divisione commercio della Commissione Europea ad alcuni funzionari della Thames Water e della RWE, diceva: “Vorremmo ribadire quanto sia importante per noi ricevere informazioni dalla vostra società a proposito dell’argomento trattato. Allo scopo di integrare ogni proposta nella nostra negoziazione, sarebbe meglio se potessimo ricevere tutte le informazioni che sarete in grado di fornirci entro la fine del mese”.

Le aziende dell’acqua Suez, Vivendi, Aqua Mundo e Thames Water, che è una sussidiaria della RWE, il 17 maggio 2002 hanno preso parte a una riunione a Bruxelles con la Commissione Europea e numerosi rappresentatnti di altre compagnie europee, per discutere sui servizi relativi all’acqua nel GATS.

Dopo questo incontro ognuna delle aziende ha ricevuto un questionario a proposito delle attuali regolamentazioni straniere e dell’accesso al mercato per le aziende dell’acqua. “Uno dei principali obiettivi dell’UE nel nuovo turno di negoziazioni è realizzare ingressi al mercato concreti e significativi per i fornitori di servizi europei, a favore delle esportazioni di servizi ambientali”, ha scritto Hauer nel questionario. Il documento si informava anche sugli ostacoli che le compagnie incontravano quando provavano ad entrare in nuovi mercati.
Non solo le aziende dell’acqua sono state consultate durante questa operazione. Anche lo European Services Forum, una grande associazione di industrie che protegge gli interessi dei fornitori di servizi, ha avuto parte integrante nella preparazione delle richieste per il GATS della Commissione Europea.
Nell’Ottobre del 2001, João Aguiar Machado, capo dell’unità servizi ed e-commerce della divisione commercio della Commissione Europea, ha mandato una lettera a Pascal

Kerneis, managing director dell’ESF, chiedendogli aiuto per preparare le richieste del GATS.
“Saremo lieti di accogliere proposte dall’industria”, scriveva Machado, “per quanto riguarda sia l’individuazione dei problemi attuali, sia le richieste specifiche. Senza l’intervento dell’ESF l’esercizio rischia di diventare puramente intellettuale e di lasciarsi sfuggire questioni imporatanti”.
Nonostante non si connesso esclusivamente all’acqua, il coinvolgimento dell’ESF è citato spesso come un altro esmpio dello stretto legame che esiste tra l’industria e la Commissione Europea.

L’ESF ha collaborato molto con la Commissione per creare le linee direttive del GATS e ha costituito un fattore chiave, secondo ciò che dice Clare Joy del Movimento di Sviluppo Mondiale di Londra.
Secondo i funzionarii della Commissione Europea, queste relazioni con il settore degli affari sono ordinaria amministrazione.
“In tutte le negoziazioni che la Commissione conduce è pratica normale consultare le parti in causa”, dice Arancha Gonzalez, portavoce commerciale. “Non lo facciamo solo con le industrie ma anche con la società civile”.

Risorse e distribuzione dell’acqua

Quanto la “società civile” sia stata interpellata sulle negoziazioni fino ad ora non è chiaro; ma un largo numero di gruppi civici, dalle organizzazioni di controllo ai sindacati, hanno espresso preoccupazioni a proposito del GATS, poiché si teme che questo contibuirà a smantellare i servizi pubblici nei paesi poveri in tutto il mondo in cambio di profitti per le nazioni più sviluppate. Per dissipare le critiche, la Commissione ha pubblicato un documento nel febbraio 2003 in cui dichiarando che “la CE ha modulato le richieste in modo da tener conto dello sviluppo dei singoli paesi. …L’UE richede di non trattare l’argomento dell’accesso alle risorse [dell’acqua]”.
La stessa cosa diceva l’Unione Europea ai critici dell’accordo: “Ci hanno detto che non fanno richieste di acqua ai paesi meno sviluppati”, ha riferito Erik Wesselius del Corporate Europe Observatory, nell’ottobre del 2002, pochi mesi prima della fuga di notizie.
In ogni caso i documenti trapelati danno una versione diversa. L’elenco dei paesi che hanno ricevuto una richiesta di accesso all’acqua è molto vario, con ogni tipo di grandezza e livello di sviluppo, dagli Stati Uniti al’'Australia, al Bangladesh e alla Tanzania.
Quando vengono interrogati sulla discrepanza, i funzionari dell’UE dicono che non c’è una reale contraddizione. “La CE non chiede accesso alle risorse idriche”, dice Gonzalez.
È per questo che l’UE fa una chiara distinzione tra “risorse” e “distribuzione”. Anche se è vero che la CE non chiede accesso alle riserve d’acqua di un paese, fa però delle richieste di liberalizzazione nel settore della distribuzione come in quello dei liquami, spesso gestito dalle stesse società.
“Il settore dell’acqua è quello in cui l’Europa ha da offrire qualcosa” che potrebbe essere utile a diversi paesi, ha detto Gonzalez.
Non solo l’UE beneficerà di questo commercio di servizi, dicono i sostenitori, ma questo aiuterà anche lo sviluppo economico delle nazioni. Secondo la Commissione Europea, la liberalizzazione dei servizi nei paesi in via di sviluppo porterà loro 6.000 miliardi di dollari di entrate in più entro il 2015.

 

GATS – Cosa potrebbe significare

L’Organizzazione Mondiale per il Commercio ha difeso spesso il GATS affermando che nessuno dei paesi era obbligato ad accettare le richieste; questo significa quindi che tutti e 72 potevano rifiutarsi di aprire i mercati dell’acqua.
I critici temono, comunque, che ci sia un collegamento tra la privatizzazione dell’acqua a seguito delle richieste del GATS e il modo in cui spesso i paesi in via di sviluppo sono costretti, da istituzioni finanziarie internazionali, a intodurre il settore privato.
“Il GATS funziona nell’ambito di un determinato contesto, cioè quello del Fondo Monetario Internazionale, tattiche della Banca Mondiale che costringono i vari paesi a privatizzare i loro servizi pubblici”, ha detto Wesselius. “Il GATS fissa tali misure per lunghi periodi … rendendo molto difficile tornare sui propri passi”.
Nonostante il WTO abbia enfatizzato rapidamente la possibilità, mantenuta, di fare restrizioni sulla liberalizzazione dei servizi, gli attivisti contrari ai trattati del GATS dicono che questa circostanza è pressocché impossibile si verifichi nelle nazioni in via di sviluppo, nei quali la mancanza di risorse rende difficile analizzare i mercati attuali. Per di più l’UE ha ricevuto solo 25 richieste di accesso al proprio mercato da altre nazioni e questo dimostra che i paesi in via di sviluppo non hanno molto da chiedere per quanto riguarda la liberalizzazione dei servizi. Inoltre i critici dicono che le domande dell’Unione Europea non tengono conto di come le comunità locali potrebbero percepire la privatizzazione dell’acqua e reagire ad essa, né della profondità dell’opposizione politica.

Ad esempio, l’UE richiede l’apertura del mercato dell’acqua in Bolivia, dove all’inizio del 2000 gli abitanti della città di Cochabamba hanno organizzato massicce proteste contro l’arrivo di Aguas del Tunari, dell’International Water, che ha innalzato il prezzo dell’acqua. Le proteste hanno preso una piega violenta e lo scontro con la polizia è finito con la morte di almeno una persona. Dopo alcuni mesi di mobilitazione della popolazione contro la privatizzazione e di avvenimenti simili la compagnia ha lasciato Cochabamba.
Il Movimento di Sviluppo Mondiale contesta anche il fatto che numerosi dei paesi scelti come obiettivi della liberalizzazione dell’acqua, come Honduras e Tunisia, hanno già sistemi di distribuzione dell’acqua funzionanti.

Fare marcia indietro sulla liberalizzazione potrebbe costare molto, dal momento che esiste nei trattati del GATS una clausola che blocca il paese sottoscrittore per tre anni e permette alle compagnie di chiedere risarcimenti se ritenessero di essere state tattate ingiustamente da un governo locale, ha dichiarato Ruth Caplan, dell’organizzazione non profit Alliance for Democracy.

Molti osservatori ipotizzano che un’altra spiegazione per la segretezza che avvolge queste negoziazioni possa essere il fatto che questo tipo di trattative commerciali sui servizi potrebbe essere usato come elemento di contrattazione nelle prossime trattative. L’UE potrebbe, ad esempio, offrirsi di facilitare l’ingresso nel proprio mercato alle agricolture dei paesi in via di sviluppo, se questi fossero d’accordo ad aprire il settore dei servizi, come ha suggerito Wesselius.
Lo stesso tipo di contrattazione potrebbe essere portato avanti con le nazioni sviluppate. Negli Stati Uniti le compagnie assicurative sanitarie vogliono espandersi all’estero, in particolare in Europa. Pertanto, come ha supposto Caplan, si potrebbe fare uno scambio tra liberalizzazione del settore della salute in Europa e apertura del mercato dell’acqua negli Stati Uniti.

La Commissione Europea non ha reagito ufficialmente all’episodio dei documenti trapelati e, secondo i funzionari, continuerà a non farlo.
“Quei documenti erano già stati pubblicati sul nostro sito”, ha detto Arancha Gonzalez, portavoce commerciale per la Commissione Europea. Non tutta la documentazione al completo, ma comunque in una “forma riassuntiva estesa”.
“Finora la CE ha messo a disposizione solo un breve riassunto delle richieste ai 109 paesi”, ha scritto Joy in un’e-mail. “il testo reso pubblico è di appena dieci pagine. I documenti trapelati ne riempiono migliaia”.
Ogni richiesta riporta in apertura questa frase: “Gli stati membri sono pregati di assicurarsi che questo testo non venga reso disponibile e sia trattato come un documento riservato”.
Il termine ultimo per rispondere alle richieste del GATS era il 31 marzo 2003. Molti stati non lo hanno rispettato, anche se questo è comune nelle negoziazioni commerciali. Due paesi che hanno risposto e fatto offerte pubbliche sono gli Stati Uniti e l’Australia. Per ora entrambe hanno accettato di offrire accesso al settore dei liquami, ma non a quello dell’acqua potabile.

 

Note: Fonte: http://www.icij.org/dtaweb/report.asp?ReportID=518&L1=10&L2=10&L3=0&L4=0&L5=0

Traduzione di Federica Alessandri per Nuovi Mondi Media
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