Global Warming? «Colpa dell'uomo»
Ecco la pistola fumante, la prova inconfutabile che esiste un nesso tra l'effetto serra e il surriscaldamento degli oceani. Un gruppo di scienziati - molti dei quali finazianti dal governo Usa - ha scoperto per la prima volta un «inequivocabile» nesso tra l'inquinamento e il riscaldamento atmosferico. I ricercatori hanno definito la scoperta «sbalorditiva». Lo studio, pubblicato ieri in prima pagina dal quotidiano inglese The Independent, smantella una delle principali argomentazioni degli scettici - molti quelli presenti all'interno della Casa Bianca - i quali sostengono che il cambiamento climatico potrebbe attribuirsi ad un fenomeno naturale.
A meno di una settimana dall'entrata in vigore del Trattato di Kyoto, la sorprendente rivelazione potrebbe rappresentare una convinciente argomentazione contro le riserve dell'attuale amministrazione americana nel sottoscrivere l'accordo internazionale per la riduzione dell'emissione dei gas inquinanti nell'atmosfera terrestre. Il documento è stato presentato proprio a Washington, nell'ambito di una prestigiosa conferenza scientifica. Il relatore, il Dottor Tim Barnett dello Scripps Institution of Oceanography sostiene che i modelli di studio climatici basati sulla temperatura dell'aria, ad oggi la fonte primaria per le rilevazioni del cambiamento climatico, non sempre sono attendibili.
Il posto ideale per scovare gli indizi sul global warming (ovvero l'aumento della temperatura e il diminuire del livello dei ghiacciai), dice il Dr. Barnett, «è il mare». Dopo aver analizzato milioni di misurazioni della temperatura marina, nell'arco di 40 anni, effettuate dal US National Oceanic and Atmospheric Administration, il Dr. Barnett è giunto alla conclusione che «l'aumento costante della temperatura oceanica non può essere attribuito a fenomeni naturali quali l'attività solare, le eruzioni vulcaniche o i cicli a lungo termine delle variazioni climatiche». L'unica spiegazione per l'incremento è invece, guarda un po', «l'enorme aumento dei gas dispersi nell'atmosfera dall'attività dell'uomo». Le conclusioni della ricerca, insiste Barnett, non lasciano dubbi: «Il dibattito se esista o meno il global warming è ormai chiuso, almeno per le persone razionali».
Tuttavia i risultati della ricerca difficilmente convinceranno dell'allarme il presidente americano George W. Bush, che ha fatto tabù delle grandi questioni ambientali, il global warming come il cambiamento climatico, che secondo il quotidiano inglese la Casa Bianca «sacrifica nella marcia verso la terra promessa del libero mercato perfetto». Nel suo libro It's My Party Too Christine Whitman, ex direttrice dell'Agenzia per l'Ambiente Usa nel 2003, descrive «l'ossessione» della maggior parte dell'industria energetica statunitense e del partito repubblicano «per affrancarsi dalle leggi sull'ambiente».
Anche in America però ci sono segnali che il clima in materia potrebbe cambiare. Parlando nell'ambito della stessa conferenza, a Washington, Ruth Curry del Woods Hole Oceanographic Institution ha ricordato che i ghiacciai si stanno sciogliendo con «conseguenze disastrose per gli uomini e gli animali». Curry e Barnett hanno quindi polemizzato con chi, parecchi anche nella comunità scientifica, «è convinto che il surriscaldamento del pianeta sia una sorta di fiction» e che i tentativi a livello internazionale di ridurre l'emissione dei gas inquinanti nell'atmosfera «un sabotaggio mirato a distruggere l'economia americana». Una conspiracy theory, un'ipotesi di complotto che si sposa perfettamente con gli interessi commerciali delle multinazionali. «A noi il clima interessa» ha detto Bush alla vigilia del suo viaggio in Europa. Il tempo ci dirà se il presidente americano accetterà le ultime prove scientifiche. Prima che sia troppo tardi.
Sociale.network