Il Brasile di Lula cede alla Monsanto
A voler essere generosi con il presidente del Brasile Luis Inacio Lula Da Silva, si potrebbe dire che alla fine nulla ha potuto contro lo strapotere di Monsanto e le sue «sorelle» che da dieci anni stanno facendo di tutto per imporre gli organismi geneticamente modificati (ogm) in Brasile (Codetec, Embrapa e Pioneer). E' di ieri notte, infatti, la notizia che il congresso di Brasilia ha approvato la legge sulla biosicurezza che di fatto spalanca le porte agli ogm (352 voti a favore e 60 contrari). Potranno essere coltivati, venduti, stoccati, consumati (con etichetta), importati e esportati. Il presidente Lula non ha ancora firmato la legge, e solo per questo Monsanto non ha ancora voluto commentare quella che sarebbe una delle sue più grandi conquiste: il Brasile è il secondo esportatore mondiale di soia. Una cosa è certa: appena è cominciata a circolare la notizia le azioni della Monsanto hanno cominciato a salire. Si tratta di una sconfitta durissima - destinata a ripercuotersi su tutto il mercato agricolo mondiale - per l'ala ambientalista e di sinistra del governo Lula, la stessa che aveva fatto della battaglia contro gli ogm uno dei tratti costitutivi della «novità Lula» che aveva suscitato tante speranze non solo tra i contadini - e non solo in Brasile. La nuova legge è una mazzata tremenda per il ministro dell'ambiente Marina Silva e per il ministro dello sviluppo agrario Miguel Rossetto, i due rappresentanti del governo che già in passato avevano duramente criticato Lula per il voltafaccia in materia di ogm. Trionfano invece gli interessi economici e «scientifici» rappresentati dal ministro dell'agricoltura Roberto Rodriguez e del ministro della ricerca scientifica Humberto Campos. Per riuscire a ottenere la maggioranza in un Congresso che più volte si era dimostrato contrario agli ogm, grazie a un potente lavoro di lobby, il provvedimento è stato inserito in un unico testo di legge sulla biosicurezza. Un testo che mescola gli ogm e la ricerca sugli embrioni, tema molto sentito e sui cui infatti era prevedibile un vasto consenso.
Nonostante l'opposizione di buona parte della comunità agricola brasiliana, i semi geneticamente modificati da tempo entravano illegalmente negli stati del sud passando dalla vicina Argentina. E, non senza la complicità dei diretti interessati - Monsanto & Co. - venivano mescolati per abbattere i costi. Trattandosi di veri e propri semi di contrabbando, Monsanto si spingeva fino a chiedere sanzioni al governo brasiliano. Un conto salato che ieri è stato abbondantemente pagato con gli interessi, e con ripercussioni disastrose non solo per l'agricoltura brasiliana ma per il mondo intero. In Brasile si semina a ottobre, e dal prossimo raccolto anche per gli europei sarà più difficile acquistare sementi ogm-free.
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