Uomo e natura: tra loro l’amore sembra finito da un pezzo. Con lui (l’uomo) che a lei (la natura) ne combina di tutti i colori. La inquina, la sfrutta fino allo sfinimento, la impoverisce provocando l’estinzione di molte specie animali. La riconciliazione è possibile? Ne parlano il 15 e il 16 luglio scienziati, politici e ambientalisti riuniti al Meeting di San Rossore, importante appuntamento organizzato dalla Regione Toscana e quest’anno dedicato ai cambiamenti climatici e alle conseguenze su ambiente ed economia. Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, si dice ottimista.
* Possibile
"Sì, sono ottimista. Anche perché, per trovare delle soluzioni, bisogna essere convinti di farcela. I problemi sono enormi, è vero. I cambiamenti del clima stanno portando sconvolgimenti globali. Basti pensare che l’aridità minaccia seriamente le nostre isole e le coste del Sud Italia. Al punto che il 19 per cento della Puglia, soprattutto il Gargano, il 10 della Sardegna e il 7 della Sicilia rischiano di trasformarsi in un deserto. Eppure non possiamo permetterci di non essere ottimisti. Sento tra la gente la convinzione forte che l’uomo deve difendere la natura, in quanto ne fa parte. E, soprattutto, vedo la volontà di farlo. Alcuni risultati sono incoraggianti.
Il boom dell’agricoltura biologica, per esempio, che in Italia si pratica ormai sul 10 per cento della terra. O la diffusione della raccolta differenziata dei rifiuti: 15 anni fa da noi era al 5 per cento, oggi ricicliamo il 20 per cento della spazzatura che produciamo. Piccole cose, certo, ma ce ne sono anche di grandi. Pensiamo alla questione del boom demografico. Fino a pochi anni fa si diceva che presto saremmo stati in 10 miliardi su questa Terra che non avrebbe potuto accoglierci tutti. Oggi, le stime dicono che arriveremo a 7 miliardi e poi ci stabilizzeremo.
Come è potuto succedere? I nostri comportamenti sono cambiati più in fretta di come avessero previsto gli studiosi. Insomma, se ci impegniamo a invertire rotta, possiamo farcela. E la scienza ci aiuterà. Pensiamo al problema delle risorse energetiche molto inquinanti come il petrolio e il carbone. Le alternative ci sono. Le cosiddette fonti rinnovabili (vento, sole, piccole dighe con un ridotto impatto ambientale) ormai sono mature per essere utilizzate su larga scala e produrre energia elettrica e termica per il riscaldamento. C’è chi dice che non si tratta di soluzioni reali. Non ci credo. In Danimarca, per esempio, un quinto di tutta l’elettricità nasce sfruttando la forza del vento. In Italia, potremmo usare quella del sole. Basta volerlo".
* Impossibile
La riconciliazione fra uomo e natura è una chimera. Con buona pace di chi continua a discuterne. Ne è convinto Guido Visconti, fisico dell’atmosfera, docente all’Università dell’Aquila. "Ormai siamo allo scontro finale. Ma non ce ne rendiamo conto. Continuiamo a non capire che certi comportamenti sconsiderati ci porteranno alla distruzione. Soccomberemo senza lasciare traccia di noi. E succederà entro questo secolo. Che cosa mi fa essere così pessimista? Il pericolo maggiore è il riscaldamento globale.
Di cui l’uomo sembra essere il principale responsabile a causa dei gas serra, come l’anidride carbonica, che immette nell’atmosfera e che trattengono il calore. In un secolo la temperatura media del pianeta è aumentata di un grado. Un’enormità se pensiamo che durante le ere glaciali, che hanno sconvolto il clima e portato i ghiacci alle nostre latitudini, era scesa di tre gradi. Tre gradi in 20 mila anni però. I sistemi naturali non sono assolutamente preparati per un riscaldamento così rapido, che fra l’altro continuerà. I ghiacciai stanno già scomparendo. Presto, a causa dello scioglimento dei ghiacci dell’Antartide, gli oceani si innalzeranno, da mezzo metro a un metro. Possiamo immaginare cosa succederà alle città costruite sulle coste.
Negli Stati Uniti alcune amministrazioni stanno già riprogettando il sistema fognario per ridurre i danni. Ma non è finita. Poiché le perturbazioni si spostano sempre più a nord, alle nostre latitudini pioverà sempre meno e arriverà il deserto. Assieme a molte malattie finora confinate nelle zone più calde, come la malaria. Cosa possiamo fare? C’è un’unica soluzione: ridurre, ma ridurre davvero, l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. Di almeno il 70 per cento. Ma questo significherebbe ridurre di un 70 per cento il consumo di energia, insomma tornare alla vita di cento anni fa. Non ne siamo consapevoli e anche se lo fossimo non lo accetteremmo mai. Ma penso che prima ancora delle catastrofi ambientali saranno le guerre a distruggerci. Quelle combattute per il possesso delle fonti di energia. Continuando a questi ritmi folli di sfruttamento, fra 40 o 50 anni carbone e petrolio si esauriranno e alternative vere non ce ne sono. Nonostante quello che dicono gli ambientalisti. Neppure il ritorno al nucleare sarebbe una soluzione. L’unica soluzione è il risparmio".
Sabrina Barbieri
Fonte: http://www.donnamoderna.com/attualita/a021001005813_3.jsp
13/7/2004