Dal meeting critiche ai paesi del G8 e una proposta: politiche locali anti-inquinamento

Bocciati i governi dei paesi del G8, in primis il governo Bush ma anche quelli Blair e Berlusconi, mentre l'alternativa passa attraverso quelle regioni che, contro le proprie politiche nazionali, scelgono di autoridurre le immissioni di gas serra nell'atmosfera. La quarta edizione del meeting di San Rossore si chiude così, tra un attacco ai paesi del G8 e una proposta concreta che già a settembre vedrà l'avvio di un piano operativo, e dà appuntamento al prossimo anno, quando oggetto di discussione potrebbe essere la salute. Ad andare all'attacco dei governi occidentali ci ha pensato ieri mattina Simon Retallack, condirettore del Climate initiative fund e consulente dell'Institute for public policy research di Londra. «I paesi industrializzati hanno sia la responsabilità storica che quella attuale dell'immissione di gas serra nell'atmosfera, ma invece di prendere atto dell'urgenza di provvedimenti di riduzione delle emissioni, continuano ad aumentarle», ha detto Retallack, che ha poi snocciolato un po' di cifre: «Negli ultimi cinque anni negli Usa c'è stato un incremento dell'8%, in Giappone e in Francia del 4, in Italia più del 4, e il governo Berlusconi ha persino proposto una deroga che consenta alle industrie italiane, invece di ridurre le emissioni, di aumentarle fino all'11%». I paesi del G8 producono da soli il 44,5% delle emissioni ritenute responsabili dell'effetto serra sul pianeta. Di questi, gli Stati uniti da soli superano il 19%, più di tutti i paesi in via di sviluppo, Cina, India, Brasile e Sudafrica messi insieme. Cifre impressionanti, che da sole spiegano l'opposizione dell'amministrazione Bush alla ratifica del trattato di Kyoto. Ma per fortuna, secondo Retallack, «oggi sono i governi locali che, senza aspettare le decisioni degli organismi centrali, si stanno muovendo con iniziative autonome». Ne sono un esempio proprio la Toscana e questo meeting, dal quale è stata lanciata un'iniziativa pilota regionale per la riduzione dei gas serra. Alla proposta, avanzata dalla stessa regione Toscana e fortemente osteggiata dal ministero dell'Ambiente che si è visto scavalcato, hanno aderito i governi regionali della Catalogna e Paesi Baschi, le Fiandre, la Great London e la regione svedese di Goteborg, ma anche la presidenza della Commissione europea.
«Per il momento abbiamo deciso di mettere in rete il know how di ogni regione», spiega il presidente della Toscana Claudio Martini. Ad esempio, le Fiandre hanno portato l'esperienza di un progetto di riduzione del traffico urbano, Londra il progetto di tassare le auto che entrano in città, e così via. Modelli che potrebbero ora essere esportati a Firenze come a Barcellona, dove il 60 per cento delle emissioni proviene dal settore dei trasporti. «A settembre entreremo nella fase operativa», dice ancora Martini. In concreto, verrà avviato un monitoraggio delle emissioni e un progetto di «finanza verde». In parole povere, le regioni verranno invitate a contribuire a seconda delle loro possibilità economiche. «Quelle industrializzate forniranno soldi e servizi, mentre a quelle dei paesi poveri, se e quando vorranno partecipare, chiederemo solo servizi», spiega Martini. La Toscana stanzierà 500 mila euro per l'avvio del progetto, ma saranno chieste risorse anche alla società civile, cioè imprese, finanza e cooperative.

Angelo Mastrandrea
www.ilmanifesto.it
17.07.04