La più dettagliata mappa dell’inquinamento globale di biossido di azoto (NO2) realizzata finora è frutto di Envisat, il più grande e sofisticato satellite di monitoraggio ambientale lanciato nel 2002 dall’Agenzia spaziale europea (Esa). Lungo 25 metri e pesante duemila chili, Envisat segue un’orbita polare attorno alla Terra a 800 chilometri di altezza, compiendo un giro completo ogni 101 minuti. A bordo Envisat reca dieci strumenti, fra telescopi ottici e radar puntati verso la Terra. Uno di questi, chiamato «Sciamachy», è quello impiegato dai ricercatori dell’Università di Heidelberg per disegnare la mappa della distribuzione di azoto nell’atmosfera. E’, come dicono gli specialisti, uno «spettrometro», cioè uno strumento che ha la capacità di analizzare la luce solare riflessa dalle particelle dell’atmosfera, rivelando l’impronta tipica di questo composto inquinante.
Per evidenziare le varie concentrazioni di NO2 in sospensione nelle varie zone della Terra gli scienziati hanno usato una scala cromatica che assegna il colore blu ai livelli più bassi, il giallo a quelli intermedi e il rosso ai più elevati. Ma si tratta di una scala arbitraria, in «falsi colori», che non riflette l’effettiva visione dallo spazio, dal momento che l’azoto risulterebbe invisibile ai nostri occhi. Per arrivare a disegnare la mappa dell’NO2 sono stati necessari 18 mesi consecutivi di raccolta dati. In precedenza Envisat aveva effettuato una analoga mappa globale della distribuzione di metano, un gas che assieme all’anidride carbonica, è fra quelli che fanno aumentare le temperature del pianeta.
Franco Foresta Martin