In Parlamento, l'ecomostro giuridico
La maggioranza di governo ha un bel dire che finalmente saranno cancellati gli «ecomostri», perché quello più grosso di tutti è proprio il delegone ambientale su cui è stata posta la fiducia in senato. Un provvedimento-mostro che da un lato sequestra l'intero corpo della legislazione ambientale per appaltarne il riordino a un «service» di esperti esterni, mentre dall'altro fa piovere sul già devastato e inquinato paese norme «immediatamente efficaci» come quella che sana gli abusi edilizi nelle aree vincolate (incluso l'anfiteatro sardo del cavalier Silvio). La delega demanda al governo la redazione di decreti in materia di rifiuti e siti contaminati, tutela delle acque e gestione delle risorse idriche, difesa del suolo e lotta alla desertificazione, tutela dell'aria e riduzione delle emissioni, gestione e conservazione delle aree protette, risarcimenti ambientali. Un bel malloppo, la cui gestione sarà affidata a una commissione di 24 esperti «particolarmente qualificati» che presumibilmente dovrebbero lasciare al parlamento più o meno solo il compito di timbrare le leggi. Sempre che le camere decidano in fretta, perché i tempi saranno contingentati: in grosso modo tre anni e mezzo, prevede la delega, avremo una legislazione ambientale nuova di zecca, eliminando lacci e lacciuoli e semplificando le regole nell'interesse dei cittadini. Le associazioni ambientaliste, all'opposto, prevedono un «effetto attesa» (magari di nuovi condoni) che favorirà abusi di ogni genere e lamentano che nel calderone della delega siano finite anche leggi funzionanti.
Saranno state certo troppo restrittive per la larghezza di vedute del governo Berlusconi, che per dare un saggio del nuovo che avanza ha inserito anche un mazzetto di provvedimenti che entrano in vigore subito. A cominciare dal «riordino» del settore abusi edilizi. La torta in ballo è grossa: un 47% del territorio sottoposto a vincoli paesaggistici di vario tipo che si era salvato dai condoni precedenti. Per prima cosa, quindi, la delega decreta una sanatoria per gli abusi commessi prima del 30 settembre 2004. Non pone limiti di volumi o superfici e chiede in cambio solo il pagamento di una multa tra 3 e 50 mila euro e una dichiarazione di «accertamento di compatibilità paesaggistica» che comuni o regioni dovranno rilasciare entro il 31 gennaio 2005. Per il futuro, però, si annuncia un pizzico di severità in più (tanto poi c'è sempre il condono): saranno depenalizzati solo gli abusi nelle zone vincolate senza aumenti di superfici e volumetrie. Vale a dire che trasformando un monastero in una discoteca o una catacomba in un beauty center si rischierà una multa. Gli abusi che comportano nuove volumetrie o nuove costruzioni saranno invece puniti con il carcere fino a 4 anni. E gli ecomostri più spaventosi saranno abbattuti. Primo fra tutti lo scempio di Punta Perotti, a Bari, espressamente condannato a morte nella delega dopo che a ordinarne l'abbattimento era già stata la magistratura. Hanno ucciso, insomma, un mostro morto.
Fortuna che la legge non doveva riguardare i beni culturali e paesaggistici, esclusi dall'elenco delle materie oggetto di delega, come notano ambientalisti e opposizione. Ma non è del resto questa la sola incongruenza governativa. Un'altra piccola sbavatura è prevedere un generale riordino delle normative sui rifiuti e contemporaneamente emanare una nuova disciplina del trattamento dei rottami e degli scarti della lavorazione del ferro. Che secondo le associazioni ambientaliste elimina i controlli sulla filiera dei rifiuti metallici pericolosi, facendo crescere i rischi derivanti dal traffico di materiali contaminati da sorgenti radioattive.
Gianni Rossi Barilli