Gli estimatori del libero mercato ritengono che i consumatori meritano il prezzo più basso, e se i Neozelandesi ne possono offrire uno migliore, buon per loro.
Spingere all'estremo certe battaglie sta provocando un ripensamento sul nucleare, che proprio gli ambientalisti negli anni '70 avevano eletto a nemico numero uno
Il debito ecologico è un debito dei paesi del Nord verso i paesi del Sud, prima colonizzati, oggi abilmente defraudati di qualsiasi cosa attraverso lo sfruttamento delle loro risorse naturali, l'esportazione dell'impatto ambientale, o l'utilizzo indiscriminato dello spazio planetario per lo scarico dei rifiuti.
Destre e sinistre politiche, industriali e sindacalisti, docenti universitari e semi-analfabeti di ritorno, libri, giornali e televisioni: non c’è più nessuno che non aspetti con ansia l’alba della nuova era.
C’è qualche esagerazione nelle grida di dolore di questi giorni per il prezzo del petrolio alle stelle, e c’è al tempo stesso parecchia sottovalutazione
La domanda retorica è sempre la stessa: perché non vengono investiti soldi nelle ricerche, quelle serie, per trovare nuove energie che non siano dannose e inquinanti come il petrolio e pericolosamente radioattive come il nucleare?
Fa ridere sentire parlare di «sviluppo sostenibile» quando si dipende in modo determinante dallo sfruttamento spudorato di una risorsa che appartiene ad altri paesi, estorto in base a rapporti di forza: se anche se vi fosse petrolio per mille anni, questo deve essere rifiutato, e superato.
L´incidente in Giappone frenerà la tendenza a far rientrare il nucleare nel grande gioco dell´energia del ventunesimo secolo? Oppure la corsa verso l´alto del prezzo del barile avrà la meglio e le centrali atomiche risulteranno convenienti?
15 agosto 2004
Il nucleare non è economico, non è sicuro e non è pulito
Aumentano gli assetati e la corsa all’oro blu diventa sempre più vertiginosa. Per tamponare l’emergenza non servono misure spettacolari e avveniristiche. Basterebbe...
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