Si è appena concluso il maxi-processo Ambiente Svenduto, di tale rilevanza storica che prima o poi verrà riconosciuta al pari dei maxi-processi palermitani contro la mafia. Incontro così una Taranto ferita, aqquartierata tra i suoi due mari, fra la polvere color ruggine del rione Tamburi.
E' crollato definitivamente il sistema di potere che veniva benedetto e celebrato a Pasqua e Natale in fabbrica, con generose donazioni dai Riva all'ex arcivescovo di Taranto monsignor Benigno Papa.
11 giugno 2021 - Alessandro Marescotti
Un ampio articolo su Taranto e l'inquinamento dello stabilimento siderurgico
Così l'ILVA di Taranto ha divorato una città, il suo ecosistema e ha compromesso il futuro dell'acciaio italiano. E' più volta citata PeaceLink nella storia che viene raccontata su Repubblica.
Lettera di un gruppo di scienziati ed esperti impegnati nel campo dell'epidemiologia e della ricerca ambinetale: "Siamo convinti che persevererà con la determinazione che lo caratterizza nell’affermare la propria innocenza negli ulteriori gradi di giudizio".
Sono stata portavoce di Nichi nel 2005 la prima volta che si è candidato alla presidenza della Puglia. Il problema vero è che Nichi ha cercato di avere come interlocutori, e di più, come alleati, i Riva. All’epoca già sotto inchiesta. Parlava di stima reciproca.
Non posso entrare nel merito né del reato contestatoLe, non avendo alcun riferimento, né della successiva richiesta del PM, anche in questo caso non avendo seguito la vicenda. Lei tuttavia è stato il primo DG ARPA Puglia a voler effettuare delle analisi indipendenti di diossina al camino ILVA E312.
Oggi l'avvocato dell'ex presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha chiesto l'assoluzione del suo assistito rivendicandone i meriti ambientali, fra cui quello di aver voluto la legge regionale sulla diossina e di aver richiesto un'autorizzazione ambientale più rigorosa. E' vero o no?
9 marzo 2021 - Alessandro Marescotti
Venne aperta un'inchiesta e PeaceLink fu alla base delle denunce
Era il 13 agosto 2010 e il governo di allora sospese il limite di un potente cancerogeno, il benzo(a)pirene nelle città. Perché? Per via del fatto che a Taranto il limite era stato superato e l'Arpa aveva indicato nelle batterie della cokeria la sorgente preponderante del benzo(a)pirene.
L'articolo 107 del TFUE (Trattato di Funzionamento dell'Unione Europea) che, come è noto, vieta a livello europeo l'uso del denaro pubblico per aziende in crisi. Tali operazioni si configurerebbero come "aiuto di stato" e sono vietate dall'articolo 107 del TFUE. L'Italia è già sotto procedura di infrazione dopo che PeaceLink aveva segnalato l'uso di fondi pubblici per le attività produttive dell'ILVA. Ma dopo le dichiarazioni emerse nell'audizione parlamentare, PeaceLink si è nuovamente rivolta alla Commissione Europea per segnalare con preoccupazione l'annuncio che una quota di questa notevole somma derivante dal patteggiamento servirà al rilancio produttivo dell'ILVA. In altri termini lo Stato restituisce la somma sequestrata alla stessa fabbrica che ha inquinato senza alcuna sicurezza che l'eccesso di malattie e morti non prosegua in futuro e senza definire un programma chiaro e condiviso che indichi i tempi e le modalità per la decontaminazione del terreno e della falda, cosa che invece era stata richiesta dalla Commissione Europea al governo italiano.
21 gennaio 2017 - Associazione PeaceLink
Comunicato di PeaceLink sul nuovo rinvio del processo all'ILVA
Chiediamo invece che il "tesoretto" dei Riva venga usato per la decontaminazione dei suoli e della falda e ci opporremo in tutte le sedi al suo trasfermento verso usi finalizzati alle attività produttive dell'acciaieria, perché se ciò avvenisse ci troveremmo di fronte ad un aiuto di Stato sanzionabile dalla Commissione Europea.
Il 23 gennaio 2010 Legambiente varcava i cancelli dell'ILVA di Taranto senza riscontrare alcun ecoreato, come invece riscontreranno i periti del Tribunale di Taranto. Oggi tiene a Taranto un convegno sugli ecoreati.
1 aprile 2016 - Alessandro Marescotti
ILVA, Ambiente Svenduto nuova udienza il primo dicembre 2015
Sono passati sette anni e otto mesi da quando andammo in tribunale a depositare le analisi che attestavano un eccesso di diossina in un pezzo di pecorino locale
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