Il picco della crescita dell'acciaio è già stato raggiunto e i margini di guadagno stanno scendendo
I sindacati parlano di "fortissima ripresa dell'acciaio". E respingono la cassa integrazione.
A leggere i titoli di certi articoli di giornale sembrerebbe che l'acciaio sia improvvisamente diventato un nuovo Eldorado, una miniera di oro e pietre preziose. Ma la prospettiva del mercato internazionale sta cambiando e la corsa sta rallentando. "I prezzi dell'acciaio sono diminuiti drasticamente rispetto ai massimi record di maggio", ha affermato Robert Rennie, capo della strategia dei mercati finanziari di Westpac. Che aggiunge: "Con il carbone da coke ai massimi da due anni e il minerale di ferro vicino al record, la redditività delle acciaierie è crollata".
I sindacati e Confindustria, ma anche Acciaierie d'Italia (il nuovo nome che indica la vecchia ILVA), tutti stanno esultando per la galoppata del settore siderurgico. Risorto dopo un lungo periodo di crisi, l'acciaio sembra aver imboccato la via della crescita indefinita. Il primo risveglio è avvenuto nell'ultimo trimestre del 2020. Ma gli analisti più attenti sapevano che era un rimbalzo congiunturale dopo la recessione del covid; non c'era un'inversione strutturale del mercato, gravato dal peso dell'eccesso di capacità produttiva. Ora l'ILVA avrà recuperato qualcosa, dopo le rovinose perdite del passato (865 milioni di euro nel 2019), ma non è stata inaugurata una nuova stagione di stabile ripresa per la produzione. I problemi che affliggono lo stabilimento di Taranto hanno fatto arrivare tardi l'azienda all'appuntamento con l'onda più alta del mercato. Le prossime onde saranno più modeste. E' saggio non farsi troppe illusioni. Le previsioni di mercato sono al ribasso. La crisi occupazionale che preoccupa i sindacati non sarà cancellata da una robusta crescita del mercato. E' veramente poco probabile che a Taranto si possa arrivare alla produzione di 8 milioni di tonnellate/anno di acciaio, come auspicato da azienda e sindacati. Attualmente la produzione non riesce ad arrivare a 5. E l'abbrivio si è già smorzato. Già a maggio la Cina ha infatti frenato e nuovamente l'acciaio conosce un trend deludente. Il "sentiment" si sta deteriorando, dicono gli analisti. E il "sentiment" è importante, perché indica quel misto di aspettative, istinto e analisi che è alla base delle scelte degli operatori del settore.
Il picco della crescita del settore siderurgico è già stato raggiunto e i margini di guadagno stanno scendendo. "Gli ordini, la produzione e i prezzi dell'acciaio cinese dovrebbero diminuire questo mese". Queste le previsioni del mercato dell'acciaio cinese di S&P Global Platts Analytics per luglio.
Nuovi ordini, produzione e prezzi hanno ricevuto un punteggio di due su cinque per luglio. I punteggi vanno da uno (inferiore) a cinque (superiore) per determinare le probabili tendenze del mercato nel prossimo mese. Luglio può essere uno dei mesi più deboli dell'anno per la domanda di acciaio in Cina, anche perché il clima caldo e piovoso stagionale frena le attività a valle, come le costruzioni. E contemporaneamente si parla, come si è detto, di un peggioramento del "sentiment" degli operatori del settore. I grafici indicano una diminuizione del "margine". In ambito economico e aziendale con il termine "margine" si intende la differenza tra prezzo e costo. Quando è riferito ad un insieme di prodotti si parla di differenza tra ricavi e costi. E questo spiega perché la cassa integrazione resta: è la spia che il semestre futuro non sarà come il semestre appena concluso. E così si spiega anche la schizofrenia strategica dell'AD di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, che da un lato canta vittoria per una ritorno ai profitti, di cui non fornisce però i numeri, e dall'altro mantiene una pesante cassa integrazione che fra spazientire i sindacati. La Morselli sa infatti che a maggio il mercato ha conosciuto un rallentamento.
"Profits squeezed", segnalano i siti specizzati. Ossia "profitti compressi", il limone è già spremuto. "La produzione di acciaio cinese rallenta a causa della compressione dei profitti", si legge sul sito web Argusmedia.
Traduciamo il passaggio chiave: "Le acciaierie della China Iron and Steel Association (Cisa) hanno ridotto la produzione di acciaio grezzo a metà maggio a un ritmo record, poiché il forte calo dei prezzi ha colpito il sentiment e tagliato i margini di profitto".
Rallenta così il mercato dell'acciaio. Questa notizia è recentissima: "La produzione interna di Tata Steel Ltd e il volume delle vendite di acciaio sono diminuiti in modo sequenziale durante il trimestre di giugno, come previsto. I volumi di vendita provvisori a 4,15 milioni di tonnellate (MT) sono diminuiti dell'11% in modo sequenziale poiché la domanda si è indebolita nella maggior parte dei settori".
Ecco allora spiegato ai lavoratori il mistero: il limone è stato spremuto. Non sembra arrivarne un altro così succoso. Torna l'incertezza del futuro. E mentre i profitti vengono distribuiti nelle caraffe d'argento, i lavoratori protestano. Rimangono le prospettive incerte e anche la cassa integrazione. E i padroni dell'acciaio sembrano ispirarsi all'adagio di Lorenzo de' Medici:
«Chi vuol esser lieto, sia:/ di doman non c'è certezza».
Quello della siderurgia è un settore su cui grava un futuro di incertezze. Quanto peserà la tassazione sulle emissioni di C02? Quanto peseranno le restrizioni dovute ai nuovi obiettivi di sostenibilità ambientale?
Il PNRR sarà decisivo nello sciogliere molti dubbi e nell'orientare in modo sostenibile o meno la siderurgia.
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