Occorrono piani sociali e di diversificazione economica per riassorbire i lavoratori in esubero

La decarbonizzazione taglia del 70 per cento i posti di lavoro

La decarbonizzazione dell'industria siderurgica è essenziale per ridurre le emissioni di CO2 e affrontare la crisi climatica. Ma il caso dello stabilimento di Port Talbot nel Galles evidenzia come la decarbonizzazione riduca l'occupazione. All'ILVA di Taranto i tagli sarebbero ancora più elevati.
22 gennaio 2024

Stabilimento siderurgico di Port Talbot

La Tata Steel, uno dei principali attori dell'industria siderurgica globale, ha annunciato la chiusura degli ultimi due altoforni presso il più grande stabilimento siderurgico del Regno Unito a Port Talbot entro la fine di quest'anno. Questa decisione, parte di un'ampia ristrutturazione, comporterà la perdita di fino a 2.800 posti di lavoro, riducendo significativamente la forza lavoro da 4.000 a soli 1.200 lavoratori.

La mossa fa parte di una strategia di decarbonizzazione dell'industria siderurgica, volta a ridurre le emissioni di CO2, ma al contempo introduce tecnologie e cicli produttivi "labour-saving", a bassa intensità di mano d'opera. La decarbonizzazione, pur essendo un obiettivo cruciale per affrontare la crisi climatica, ha conseguenze sociali significative, con la perdita di posti di lavoro e la trasformazione dei settori tradizionali.

L'impatto sulla forza lavoro Port Talbot, sede dell'acciaieria della Tata Steel (segnalino rosso)

La decisione della Tata Steel avrà un impatto significativo sulla comunità di Port Talbot, con la forza lavoro dello stabilimento siderurgico che subirà una riduzione del 70%. Questa notizia è stata accolta con dure critiche da parte dei sindacati e degli uomini politici dell'opposizione. I piani alternativi presentati dai sindacati, che avrebbero mantenuto aperto almeno un altoforno fino al 2032, sono stati respinti.

L'industria siderurgica britannica, che una volta guidava il mondo, sta attraversando una fase di declino che si è protratta per decenni. La produzione di acciaio nel Regno Unito è diminuita da 24 milioni di tonnellate nel 1971 a circa 6 milioni di tonnellate oggi. L'industria siderurgica britannica ha dato fino a ora lavoro a circa 40.000 persone.

Decarbonizzazione: chiudono gli altoforni

La decarbonizzazione dell'industria siderurgica è essenziale per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 e affrontare la crisi climatica. I nuovi processi, come i forni ad arco elettrico che fondono rottami d'acciaio, emettono meno CO2 rispetto agli altoforni tradizionali (circa la metà). Tuttavia, questi nuovi processi impiegano meno manodopera, provocando una crisi sociale per le comunità dipendenti dall'industria siderurgica.

Un Piano B per la riconversione ecologica

Affrontare la crisi climatica e tutelare i posti di lavoro richiede un'approccio nuovo. È necessaria un'alleanza tra ambientalisti e lavoratori per sviluppare un piano B di riconversione ecologica basato sui principi dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile. Questo piano dovrebbe mirare a garantire la sostenibilità ambientale creando nuovi sbocci lavorativi nelle comunità colpite dai tagli occupazionali.

La crisi dell'ILVA di Taranto

Un esempio di questo approccio potrebbe essere adottato anche per il caso dell'ILVA di Taranto in Italia che sta marciano con due altoforni, come lo stabilimento di Port Talbot. L'ILVA è nella morsa di una crisi gravissima (si veda il documentario di Vincenzo Miglino). Anche in questo stabilimento siderurgico - oggetto di critiche per gli elevati impatti ambientali e sanitari - è stata avanzata la proposta di investire in tecnologie più pulite che eliminino il ricorso al carbone. Tuttavia anche a Taranto non è stato formulato un piano B di riassorbimento della forza lavoro in esubero. L'occupazione nello stabilimento ILVA con la decarbonizzazione totale passerebbe da 8000 unità a 1200 unità se si adottassero le stesse tecnologie di Port Talbot e se i livelli produttivi di acciaio prodotto rimanessero quelli del 2022 (3,5 milioni di t/a) e del 2023 (3 milioni di t/a). Il taglio di manodopera sarebbe dell'85%. Questo è il motivo per cui a Taranto, pur parlando di "decarbonizzazione", viene considerato necessario una produzione "mista" che preveda l'affiancamento del ciclo integrale basato su altoforni più il forno elettrico.  

Conclusioni

La decarbonizzazione dell'industria siderurgica è una svolta necessaria per affrontare la crisi climatica, ma non si devono trascurare le implicazioni sociali che il Guardian definisce "devastanti" senza mezzi termini. È essenziale sviluppare strategie proattive che programmino la transizione ecologica e prevengano i contraccolpi sociali della decarbonizzazione. Fino a ora questo non è avvenuto con il necessario rigore nell'illusione che la decarbonizzazione avrebbe presentato solo benefici e non anche contraccolpi occupazionali e sociali. Ritorna quini al centro la necessità - avanzata dal fronte ambientalista - di un piano B basato dui fondi europei per la transizione ecologica. Un approccio collaborativo e innovativo che metta assieme lavoratori e cittadini sensibili alle questioni ambientali potrebbe essere la chiave per creare un futuro in cui la transizione ecologica sia giusta ed equa per tutti.

Note: Fonti informative

Financial Times - Tata Steel to close last two blast furnaces in Port Talbot
https://www.ft.com/content/421f4cf7-9174-4623-a822-77344e561b61

The Guardian - ‘Devastating’: Port Talbot steelworks to shut blast furnaces and shed up to 2,800 jobs
https://www.theguardian.com/business/2024/jan/19/port-talbot-steelworks-blast-furnaces-to-close-costing-almost-3000-jobs-tata

Tata Steel to cut 3,000 jobs in Wales
https://timesofindia.indiatimes.com/business/india-business/tata-steel-to-cut-3000-jobs-in-wales-source/articleshow/106966242.cms

Port Talbot Steelworks
https://en.wikipedia.org/wiki/Port_Talbot_Steelworks

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